Secondo quanto rivela Repubblica, in questo schema - più snello rispetto a una Bicamerale che richiederebbe l’approvazione di una legge - una delle due presidenze dovrebbe essere affidata a un esponente del centrodestra: secondo le indiscrezioni, il nome più papabile sarebbe quello del deputato di Forza Italia Renato Brunetta. Intanto non si placano le tensioni sull’utilizzo del Mes
Sì al coinvolgimento delle Camere, ma nel rispetto dei ruoli assegnati a governo e Parlamento. Giuseppe Conte non chiude alla Bicamerale sul Recovery Fund (COSA PREVEDE) e soprattutto ad un ruolo centrale di Camera e Senato sulla gestione dei fondi Ue. Gestione che, è la strategia del premier, spetta però in primo luogo al governo. Tra le nuove ipotesi in campo, rivela Repubblica, ci sarebbe anche il varo di due commissioni parlamentari monocamerali per indirizzare il lavoro dell’esecutivo. In questo schema, una delle due presidenze dovrebbe essere affidata a un esponente del centrodestra: secondo le indiscrezioni, il nome più papabile sarebbe quello del deputato di Forza Italia Renato Brunetta (GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA SUL CORONAVIRUS).
Tempi più snelli con le monocamerali
Il tempo stringe, e la soluzione delle due commissioni monocamerali permetterebbe di velocizzare le procedure, visto che basterebbe votare due mozioni in Aula. Mentre, per la Bicamerale, servirebbe una legge ad hoc. Nei prossimi giorni, forse martedì, Conte presiederà la prima riunione del Comitato interministeriale sugli affari europei sul Recovery Fund. Riunione sul tavolo della quale il rischio è che finisca anche il dossier Mes. Le ultime due settimane prima della (breve) pausa estiva vedranno il premier impegnato su un triplo binario: la proroga dello stato di emergenza al 31 ottobre, il varo del dl agosto e il lavoro su una prima bozza del Recovery Plan (tutti gli appuntamenti politici di questa settimana).
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Le tensioni nella maggioranza
Su tutti e tre i fronti la tensione in maggioranza fatica ad abbassarsi. Ieri è stato Matteo Renzi a tornare all'offensiva. "Non sarà Zingaretti o Iv a imporre il Mes, ma la realtà", ha spiegato l'ex premier a Repubblica chiedendo, come tutta Iv, che il Parlamento lavori anche ad agosto sui fondi europei, ma allo stesso tempo definendo "senza senso" l'ipotesi di una Bicamerale caldeggiata dal Pd e da FI. Renzi si guarda bene dall'assicurare che il governo durerà fino al 2023. "Lo farà la legislatura, il governo dura finché fa le cose. Mi auguro con più concretezza e competenza", ha puntalizzato l'ex premier, che sembra quasi evocare un rimpasto. Del resto, l'offensiva contro Lucia Azzolina, anche nella maggioranza, è ormai un dato di fatto e, nel mirino di Iv ci sono anche tutte quelle politiche - bollate come assitenzialiste - riferibili al ministero del Lavoro guidato da Nunzia Catalfo. L'ipotesi rimpasto, tuttavia, resta remota.
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Mes: Forza Italia a favore, M5S contro
Sul Mes Conte non ha ancora abbandonato l'idea del rinvio a settembre. Anche perché, finora, nessun Paese in Ue ha fatto richiesta del fondo, fattore non marginale nei ragionamenti del capo di governo. Intanto, il M5s fa sapere: "Il Mes oggi non serve. Renzi si è trasformato nel gufo che aveva tanto demonizzato, a quanto sento. Bisogna correre sul Recovery", ha attaccato il viceministro al Mise Stefano Buffagni. E Luigi Di Maio, sui fondi europei, ha avvertito: "Pensiamo al futuro dei nostri figli e non alle beghe di cortile". Sul Mes, invece, FI si dice pronta: "Lo voterei anche subito ma non sarebbe un voto di fiducia", ha affermato Silvio Berlusconi dalle pagine del Corsera. Il leader di FI nega qualsiasi aiuto al governo, non devia dall'idea del centro-destra unito e, anche sul voto sullo scostamento di bilancio atteso mercoledì, pone condizioni ben precise: dal semestre bianco fiscale all'azzeramento delle sanzioni per chi non ha pagato la rata di luglio, fino a un sostegno a fondo perduto a turismo, agricoltura e commercio. Proposte sulle quali, in realtà, un compromesso con il governo non è impossibile.