Morte Giulio Regeni, stasera Conte in Commissione d’inchiesta. Lega attacca su orario

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“Il governo chiede a gran voce cooperazione”, spiega il presidente del Consiglio. Ma la Lega critica l’appuntamento, previsto alle 22: “Si discuta alla luce del sole e non con il favore delle tenebre”, attacca, e fa sapere che diserterà la seduta. Conte replica: “È una settimana fitta ed avevo urgenza di andare”. Il primo luglio ci sarà invece un incontro tra i magistrati di Roma e i colleghi del Cairo

Il premier Giuseppe Conte sarà sentito stasera, giovedì 18, dalla Commissione d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. “Il governo chiede a gran voce cooperazione”, spiega il presidente del Consiglio. Ma la Lega critica l’appuntamento, previsto alle 22: “Si discuta alla luce del sole e non con il favore delle tenebre”, attacca, e fa sapere che diserterà la seduta. Conte replica: “È una settimana fitta ed avevo urgenza di andare”. Dal M5s, Tofalo chiede sia sentito anche Marco Minniti, all'epoca sottosegretario con delega all'intelligence. Il primo luglio ci sarà invece un incontro tra i magistrati di Roma e i colleghi del Cairo.

Le questioni sul tavolo

Tante le questioni sul tavolo della Commissione Parlamentare d’inchiesta: i dettagli dell'accordo per la cessione di due navi militari all'Egitto, i rapporti commerciali tra i due paesi e i contenuti della telefonata con Al Sisi. Ma soprattutto, le modalità con cui il governo italiano intende tornare a fare pressioni affinché, a quattro anni e mezzo dall’omicidio di Giulio Regeni, il Cairo consenta alla procura di Roma di processare i presunti responsabili delle torture e dell'omicidio del ricercatore friulano, i 5 membri dei servizi segreti individuati dagli investigatori italiani del Ros e dello Sco.

Paola (D) e Claudio (S) Regeni genitori di Giulio, il ricercatore universitario ucciso in Egitto, durante il convegno sui diritti degli italiani all'estero organizzato dall'Ordine degli Avvocati di Genova, 20 marzo 2018 a Genova. ANSA/LUCA ZENNARO

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Le polemiche sull’orario

L'audizione del premier in tarda serata ha già sollevato le proteste dei parlamentari leghisti in Commissione che hanno annunciato che domani non ci saranno: "Il dramma di Giulio Regeni merita una discussione alla luce del sole, invece la maggioranza accetta di audire il premier col favore delle tenebre - dicono -. Una mancanza di rispetto per la famiglia Regeni, per il Parlamento e per l'opinione pubblica". "È una settimana piena di impegni internazionali - risponde direttamente Conte - Per far prima sono stato costretto a ritagliare questo orario". A chiedere che il presidente del Consiglio riferisse "urgentemente" al Parlamento era stato l'intero ufficio di presidenza della Commissione all'indomani della telefonata tra lo stesso Conte e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi lo scorso 7 giugno e della notizia, due giorni dopo, del via libera alla vendita delle due fregate 'Fremm' all'Egitto, un affare da 1,2 miliardi per l'Italia che - stando a quanto dichiarato dal ministro degli Esteri Luigi di Maio in Parlamento - non è ancora chiuso.

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M5S chiede di sentire Minniti

"L'audizione è preliminare, sotto il profilo politico ed istituzionale, al proseguimento di ogni altra attività d'indagine", disse il presidente della Commissione Erasmo Palazzotto che oggi ringrazia Conte per aver dato una "risposta immediata in un momento così delicato". E a quella di Conte potrebbe seguire un'altra audizione eccellente, quella di Marco Minniti, all'epoca del sequestro sottosegretario con delega ai servizi. L'ha chiesta il sottosegretario grillino alla Difesa Angelo Tofalo sostenendo che la Commissione deve sentire "chi conosce senza dubbio la vicenda, le eventuali responsabilità sottese e tutti gli aspetti ancora poco chiari". In ogni caso molto presto si saprà se l'azione dell'esecutivo per esigere la collaborazione egiziana ha prodotto risultati.

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L’incontro tra procura italiana ed egiziana

Il 1 luglio ci sarà invece l'incontro in videoconferenza tra i pm italiani e quelli della procura generale de Il Cairo con al centro le richieste avanzate su alcuni tabulati telefonici e la rogatoria inviata ad aprile 2019 con la quale si chiede all'autorità giudiziaria del Cairo conferme sulla presenza a Nairobi, nell'agosto del 2017, di uno dei cinque indagati a Roma, il maggiore Sharif, che secondo un testimone avrebbe raccontato delle "modalità del sequestro di Giulio" nel corso di un pranzo. Ma soprattutto, la procura generale del Cairo dovrà dare una risposta alla richiesta inviata da Roma per l'elezione a domicilio dei 5 indagati: un passaggio tecnico che, a seconda della posizione che assumeranno i magistrati egiziani, dirà se finalmente dal Cairo c'è la volontà di collaborare o se, come già successo in questi anni, si continuerà ad alzare un muro a protezione dei presunti assassini di Giulio. In attesa dell'incontro, la tensione tra Italia ed Egitto resta alta anche per l'altro caso che riguarda i due paesi, quello di Patrick George Zaky, lo studente egiziano dell'università di Bologna in carcere da oltre 4 mesi in Egitto con l'accusa di propaganda sovversiva su Facebook. Nei suoi confronti le autorità hanno rinnovato di altre due settimane la custodia cautelare. "Purtroppo c'è stato il rinnovo della detenzione di altri 15 giorni", ha detto la sua legale, Hoda Nasrallah.

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