Caso Regeni, i genitori: "Navi a Egitto? Traditi da Stato italiano”. Maggioranza divisa

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La madre e il padre del ricercatore torturato e ucciso definiscono la vendita al Cairo di due fregate da parte del nostro Paese “la ciliegina sulla torta dell’ipocrisia” e chiedono che le “5 persone indagate possano essere consegnate all’Italia e processate”. Il Pd chiede un chiarimento a Conte, ma sia fra i dem che nel M5s emergono malumori sulla vicenda. Amnesty: "Azioni legali se la questione delle navi non passerà dal Parlamento"

"Lo Stato italiano ci ha tradito. Siamo stati traditi dal fuoco amico non dall'Egitto". I genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio, a Propaganda Live su La7, non usano mezzi termini per commentare la vendita di due navi italiane all’Egitto approvata dal governo. Un affare che la famiglia del ricercatore torturato e ucciso nel 2016 al Cairo definiscono “la ciliegina sulla torta dell’ipocrisia”. E la vicenda scuote anche la politica, col Pd che ha chiesto un chiarimento pubblico al premier Giuseppe Conte.

La famiglia Regeni: “L’Egitto smetta di prenderci in giro”

 

”Non intendiamo più farci prendere in giro dall'Egitto: non basterà inviarci quattro cianfrusaglie, indumenti vari e chiacchiere o carta inutile. Basta atti simbolici, il tempo è scaduto”, hanno aggiunto Paola e Claudio Regeni. "Chiediamo all'Egitto - hanno detto i Regeni - una risposta esaustiva a tutti i punti della rogatoria inviata dalla Procura di Roma nell'aprile del 2019, rimasta priva di risposta. La consegna delle cinque persone indagate dalla magistratura italiana, in modo che possano essere processate in Italia: sono tutti ufficiali degli apparati di sicurezza egiziana. Finché non avremmo ottenuto queste due cose ci sentiremmo traditi”. "Noi - hanno però precisato - abbiamo fiducia nella scorta mediatica, nelle migliaia di persone che ci seguono, nella Procura di Roma, negli investigatori", e "anche nel presidente della Camera, Roberto Fico, che oggi ci ha chiamati per dirci che sta con noi e per sapere come stiamo".

 

La richiesta di chiarimento del Pd

 

Fonti dem fanno sapere che bisogna separare il caso politico-diplomatico esploso dalla morte del ricercatore, dal dossier "solo commerciale" della vendita di queste navi. Una richiesta fatta in Cdm dal capo delegazione Dario Franceschini. In Consiglio dei ministri Conte - riferiscono le stesse fonti - avrebbe svolto un'informativa sulla vendita delle due fregate e i Dem non si sarebbero opposti ma, appunto, il ministro avrebbe fatto mettere agli atti la richiesta di una presa di posizione pubblica per chiedere la verità su Regeni.  Prima del Cdm c'è stata - a quanto viene riferito - una riunione del Pd su questo tema, cui hanno preso parte il segretario Nicola Zingaretti, il vicesegretario, i capigruppo e il capo delegazione.

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Le divisioni politiche

 

All'interno dei dem però non si placano i malumori sulla vicenda. A dar voce a questo malessere, l'ex presidente del partito, Matteo Orfini che su twitter annuncia che lunedì, insieme ad altri, presenterà alla direzione del Pd un ordine del giorno che chiede di interrompere la vendita di forniture militari all'Egitto. "Spero che molti lo sottoscrivano e che venga approvato senza tentennamenti", prosegue. Apertamente contrari a questa vendita anche Liberi e Uguali. Dubbi anche all'interno dei Cinque Stelle e in particolare in quell'area da sempre molto sensibile alla vicenda Regeni.

 

Salvini: “Al governo litigano su tutto”

Imbarazzi contro cui si butta a capofitto il segretario leghista, Matteo Salvini: "Vedo che il governo litiga pure sulle navi all'Egitto, non so che tipo di trattative e di business sia in corso. Noto che litigano su tutto", osserva dal suo tour giunto a Palermo. Il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, entra invece nel merito, chiedendo "una soluzione di equilibrio". "Il Governo deve pretendere la verità dall'Egitto sul caso Regeni, ma - aggiunge - non possiamo bloccare la nostra industria di qualità. Dobbiamo tutelare la nostra industria e Fincantieri, continuando comunque a lavorare per scoprire la verità".

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Amnesty: "Decisione del governo errata"

Sulla vicenda intervengono anche Amnesty International, Rete della Pace e Rete italiana per il disarmo che promettono "azioni legali" se la decisione della vendita di due fregate all'Egitto non passerà dal Parlamento. Le tre organizzazioni, si legge in una nota, "ritengono profondamente errata questa decisione". E spiegano: "Il passaggio in Consiglio dei ministri configura inoltre una vendita di armamenti del tutto eccezionale per caratteristiche e modalità visto che si tratta di navi già costruite e destinate alla nostra Marina per il suo ammodernamento, mentre ora, senza alcun piano d'investimento, con una alquanto dubbiosa procedura d'urgenza ed in violazione di una legge nazionale, il governo decide di venderle all'Egitto, Paese coinvolto in guerre e incapace di proteggere i diritti umani"

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