Coronavirus, fase 2 dal 4 maggio: da Nord a Sud diverse Regioni chiedono la riapertura

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Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli, Sicilia spingono per ripartire. Fontana ipotizza di scaglionare il lavoro su 7 giorni. Zaia: "Se ci sono i presupposti riaprire anche prima". Cirio: "Errore apettare a braccia conserte". Fedriga: "Riaprire sennò gente morirà di fame"

Ripartire il 4 maggio. In sicurezza, ma riaprire. È la posizione espressa dalla Lombardia, a cui si allineano oggi anche Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Sicilia. Queste Regioni chiedono all'unisono di ripartire il prima possibile a seguito dell'emergenza coronavirus (GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - “IO RESTO A CASA”). Il governatore lombardo Fontana ipotizza di “scaglionare il lavoro su 7 giorni anziché su 5, con orari di inizio diversi per evitare l'affollamento dei mezzi pubblici”. Zaia, “se ci sono i presupposti di natura sanitaria dal mondo scientifico”, immagina di “riaprire con tutto anche prima”. Cirio afferma che “aspettare a braccia conserte che il virus se ne vada è l'errore più grande che si possa fare”. Preoccupati invece i sindacati, che chiedono un incontro al governo: “È fondamentale che venga mantenuto un forte presidio e una regia nazionale sulla sicurezza e tutela massima della salute per tutti i lavoratori e le lavoratrici” (LE TAPPE DELL'EPIDEMIA - LE FOTO SIMBOLO - LE GRAFICHE CON I DATI).

Fedriga: "Riaprire, sennò gente morirà di fame"

Secondo Luca Zaia, "la valutazione del presidente Fontana è legittima alla luce di una serie di provvedimenti". "Il vero tema - dichiara il governatore del Veneto - è decidere se chiudere tutto e morire in attesa che il virus se ne vada o aprire e convivere, perché oltre a un certo limite non è più sostenibile". Per Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, "bisogna riaprire presto altrimenti la gente non morirà per il coronavirus ma morirà di fame". "Ad oggi la situazione in Friuli Venezia Giulia è in miglioramento, ma serve cautela. Cautela che ci è servita per tenere i numeri contenuti”, dice Fedriga. Che aggiunge: "Stiamo lavorando con il governo per poter riaprire in sicurezza. Abbiamo avuto diverse interlocuzioni in cui abbiamo ribadito la necessità di un piano di riapertura per dare certezza alle imprese e ai lavoratori, ora serve dare risposte. Dobbiamo mettere insieme tutte le esigenze per l’attenuazione del rischio sanitario e poter riaprire” (STARACE: "PER RIAPERTURA SI CONSIDERINO DIFFERENZE TRA REGIONI").

Cirio: "Ritorno a una nuova normalità"

Spinge per un "progressivo ritorno alla normalità. O meglio a quella che sarà una nuova ‘normalità'", anche il presidente del Piemonte Alberto Cirio, che conferma come la Regione “sta lavorando da settimane con il sistema produttivo e i rappresentanti degli enti locali" per questo obiettivo. "Il nostro Paese ha bisogno di ripartire - ribadisce Cirio - ne hanno bisogno le nostre aziende, le nostre famiglie, i nostri territori. Questa è una consapevolezza che tutti abbiamo, ma è anche necessario non abbassare la guardia nei confronti di questo virus e dei suoi rischi di propagazione. Rischi che purtroppo non si sono ancora esauriti. Abbiamo bisogno di ripartire e di poterlo fare in sicurezza”. E ripartire in sicurezza, evidenzia il governatore del Piemonte, "significa che dovremo imparare a convivere con il coronavirus e con le misure necessarie a contenerlo e a proteggere ognuno di noi. Una sfida complessa per tutti, ma anche l'unico modo per ricominciare".

Anche Sicilia per riapertura

Non solo il Nord. Anche al Sud alcune regioni sono per la ripartenza. "Il premier Conte ha chiesto alle Regioni di condividere con i ministeri competenti eventuali scelte di anticipare riaperture di attività. Valutiamo l'ipotesi che lo Stato propenda di andare oltre al 3 maggio, mentre la nostra posizione è che non si può andare oltre a quella data, perché in Sicilia ci troviamo in una condizione epidemiologica diversa da quella di altre regioni. Ecco perché il presidente Musumeci incontra il comitato tecnico-scientifico regionale", dice l'assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, all'Assemblea siciliana.

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