"Serve un cambio di passo". Il titolare della Farnesina ha incontrato i genitori di Giulio e ha assicurato loro il massimo impegno per scoprire la verità sull’uccisione avvenuta a Il Cairo nel 2016. Per ora, però, di ritiro dell'ambasciatore italiano non se ne parla
Sul caso di Giulio Regeni "è ora di cambiare passo": dopo quasi 4 anni di silenzi, depistaggi, vane rassicurazioni e deboli collaborazioni, lo stallo con l'Egitto sulle indagini "non è più tollerabile" (LE TAPPE). Così il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha voluto rassicurare i genitori del giovane ricercatore torturato e ucciso al Cairo nel febbraio del 2016 (LA STORIA DI GIULIO).
Pressing sull'Egitto
Il governo italiano, ha promesso il titolare della Farnesina durante l’incontro che si è tenuto al ministero, intende esercitare il massimo impegno sul Cairo per ottenere un chiarimento sull'omicidio del giovane ricercatore friulano, borsista ad Oxford. "E’ stato un incontro molto importante", ha detto Claudio Regeni che, con la moglie Paola Deffendi, spera a sua volta che si "cambi passo anche nei confronti della controparte egiziana".
Nessun ritiro dell’ambasciatore
Non è chiaro quali saranno a breve termine le prossime mosse del governo. I genitori di Giulio chiedono da tempo che venga di nuovo ritirato l'ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini, per esercitare una maggiore pressione sull'Egitto, come accadde nelle settimane successive all'omicidio, quando l'ambasciatore era Maurizio Massari. Ipotesi che però in molti trovano controproducente perché ritengono che restare al Cairo significhi mantenere il fiato sul collo degli egiziani.