Il fondatore del Carroccio, sulla sentenza della Cassazione che ha annullato senza rinvio - per prescrizione - la sua condanna in secondo grado nel procedimento per la truffa sui rimborsi: "Il mio partito oggi è di altri". Belsito: "Disposto a confronto con Salvini"
"Mi sento dignitosamente riabilitato come politico e come uomo, ma ormai sono stato defenestrato dal partito". Umberto Bossi commenta così, secondo quanto riferisce il suo legale Domenico Sammarco, la sentenza della Cassazione, che ha annullato senza rinvio - per prescrizione - la condanna in secondo grado nel procedimento per truffa sui rimborsi alla Lega (LE TAPPE DELLA VICENDA). "Non ho avuto conseguenze sul piano penale ma quei soldi li ho presi e lasciati nella cassa del partito - spiega il fondatore del Carroccio -. L'unico rammarico è che per questa vicenda, cavalcata da altri, sono stato defenestrato. Il partito, che era il mio partito, oggi è di altri”.
Belsito: "Sono disposto a confrontarmi con Salvini"
"Mi sento più che innocente. Sono disposto al confronto con l'attuale segretario Matteo Salvini per dimostrare la mia buona fede e il mio buon governo dei fondi della Lega", ha detto invece Francesco Belsito, commentando la sentenza con cui la Cassazione lo ha ritenuto responsabile dell'appropriazione indebita di 5.7 milioni investiti a Cipro e in Tanzania. "Con questi e altre 148 operazioni che allora avevo fatto fuori dell'area Euro - ha aggiunto- ho fatto guadagnare il partito".
La sentenza della Cassazione
La Suprema Corte ha deciso il 6 agosto, dopo 5 ore di camera di Consiglio: reati prescritti per Umberto Bossi e Francesco Belsito nel procedimento sulla truffa per i rimborsi elettorali della Lega. Ma la confisca dei 49 milioni è confermata e definitiva. Annullate senza rinvio le condanne e le confische personali per l'allora leader della Lega e l'ex tesoriere del partito. Belsito resta responsabile di appropriazione indebita: per lui ci sarà la rideterminazione della pena in Appello. Secondo l'accusa il partito aveva ottenuto rimborsi elettorali ai danni del Parlamento, tra il 2008 e il 2010, falsificando rendiconti e il bilancio.