Referendum, sì del M5s a emendamento Pd su quorum al 25%

Politica

Prevista una soglia di un quarto degli elettori perché sia valido. Il ministro per la Democrazia diretta Fraccaro: "Sulle riforme il Governo ha sempre inteso favorire il più ampio consenso possibile"

Il M5s apre al quorum al 25% per il referendum. Nel corso dell’esame del disegno di legge sull’introduzione del referendum propositivo (QUALI SONO QUELLI ATTUALI) in Commissione Affari costituzionali della Camera, la relatrice pentastellata Fabiana Dadone ha dato parere positivo a un emendamento del Pd che prevede un quorum al 25%. "Sulle riforme il Governo ha sempre inteso favorire il più ampio consenso possibile. Per questo valutiamo positivamente la decisione di cancellare il quorum strutturale e introdurre il quorum approvativo pari al 25% per i referendum propositivi e abrogativi. Con questa innovazione l'impianto degli istituti di democrazia diretta ne risulterà rafforzato", dichiara il ministro per i rapporti con il Parlamento e la Democrazia diretta, Riccardo Fraccaro. Per il ministro "è un ottimo risultato che dimostra ciò che abbiamo sempre detto, cioè che la centralità sul tema spetta al Parlamento. Il nostro obiettivo - aggiunge - è quello di coinvolgere direttamente i cittadini nella formazione delle decisioni pubbliche”.

Cosa prevede l’emendamento

Dadone ha dunque detto sì a un emendamento del deputato dem Stefano Ceccanti per il quale il referendum, sia propositivo che abrogativo, è valido se gli elettori che votano sono oltre il 25% degli aventi diritto. Parere positivo anche a un secondo emendamento di Ceccanti, per il quale la legge attuativa deve essere di rango costituzionale e dovrà quindi avere la maggioranza assoluta dei voti nelle Camere.

La proposta annunciata a luglio

Era stato Fraccaro, lo scorso luglio, ad annunciare la proposta di introdurre il referendum propositivo. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento e la Democrazia diretta aveva spiegato che "come governo l'obiettivo del cambiamento passerà attraverso la partecipazione e la democrazia diretta". All'inizio di ottobre scorso, poi, M5S e Lega avevano presentato il disegno di legge di riforma costituzionale per l'introduzione del nuovo istituto referendario. Il ddl modificherebbe l'articolo 71 della Costituzione, che al momento prevede solo il referendum abrogativo. Nel disegno di legge si prevede la possibilità di proporre una legge di iniziativa popolare: a chiederla devono essere 500mila elettori, il testo deve essere esaminato e approvato entro 18 mesi dal Parlamento. Se le Camere non l'approveranno nel testo proposto inizialmente, il Comitato promotore potrà decidere se chiedere un referendum per lasciare scegliere ai cittadini tra il testo originario e quello varato dal Parlamento.

Il quorum della discordia

A far discutere il governo gialloverde era la mancanza di previsione di un quorum, voluto dalla Lega. "Coinvolgere i cittadini è fondamentale, la Svizzera è un modello però un minimo di quorum bisogna metterlo. Altrimenti qui si alzano in dieci la mattina e decidono cosa fare”, aveva detto il vicepremier Matteo Salvini. Al leader leghista aveva replicato Fraccaro. "Sulle riforme costituzionali la centralità spetta al Parlamento e non al governo. Saranno le Camere, non il ministro Salvini né il ministro Fraccaro, a deliberare in merito al quorum, con la consapevolezza che le riforme richiedono quanto meno il tentativo di costruire il maggior consenso possibile e di ascoltare tutti, soprattutto le opposizioni", aveva dichiarato.

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