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Condono, Di Maio: al Colle testo manipolato. Quirinale: mai ricevuto

Politica

Il vicepremier: "Nel testo c'è sia lo scudo fiscale sia la non punibilità per chi evade". E accusa: è intervenuta una "manina politica o tecnica". La Lega: "Noi siamo seri". Fonti di Palazzo Chigi: "Conte ha bloccato l'invio del dl"

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Il condono fiscale si allarga, con tanto di scudo penale, anche per i casi di riciclaggio. E scatta la denuncia del vicepremier e leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, che fa sapere di essere pronto ad andare in Procura a denunciare. "E' accaduto un fatto gravissimo! Il testo sulla pace fiscale che è arrivato al Quirinale è stato manipolato; c'è sia lo scudo fiscale sia la non punibilità per chi evade", scrive in un post su Instagram. Il vicepremier non chiarisce con chi ce l'abbia, se con l'alleato leghista o con il Ministero dell'Economia, sostenendo di non sapere se la "manina" che ha riscritto il testo approvato in Consiglio dei ministri sia "politica o tecnica". 

Immediata la riposta del Colle, che precisa: "Il testo del decreto non è mai arrivato al Quirinale". E non si fa attendere la reazione della Lega che rivendica: "Noi siamo seri, non sappiamo di dl truccati". Poco dopo, fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che è stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a fermare il decreto.

Fonti di Palazzo Chigi: Conte ha bloccato l'invio

Il premier, dicono le fonti - aggiornato mentre era a Bruxelles circa le criticità emerse nel decreto legge sul tema della pace fiscale (COSA E' E COME FUNZIONA) - ha bloccato l'invio ufficiale del testo al Quirinale. Il decreto fiscale è stato anticipato al Quirinale in via meramente informale, come è consuetudine fare in questi casi. Prima dell'invio, spiegano le stesse fonti, il presidente del Consiglio intende rivedere personalmente il testo articolo per articolo. Poco prima, il Colle in una nota ufficiale aveva chiarito che il decreto non era mai arrivato. "Se è così -  aveva replicato di Maio - non ci sarà bisogno di riunire un nuovo Cdm. Basta stralciare quella parte dal testo". Il vicepremier, ribadendo la sua fiducia al governo aveva però aggiunto: "Se cominciamo così e ci facciamo passare sotto il naso testi così, allora inizieranno i problemi grossi, ovvero che qualcuno si mette in testa di poter fregare il governo". 

La Lega: non sappiamo nulla di dl truccati

Le parole del leader M5s sembrano destinate a lasciare strascichi politici, perché irritano profondamente la Lega, che - silente Matteo Salvini - va allo scontro. "Noi siamo gente seria e non sappiamo niente di decreti truccati, stiamo lavorando giorno e notte sulla riduzione delle tasse, sulla legge Fornero e sulla chiusura delle liti tra cittadini ed Equitalia", affermano esponenti leghisti in una durissima nota ufficiale. Le opposizioni intanto irridono: Di Maio, dicono Pd e Fi, "è perseguitato dalla teoria del complotto".

La norma contestata

Nella 'norma incriminata' dell'ultima bozza del decreto fiscale che ha scatenato le ire del Movimento 5 Stelle, a partire dal capo politico Luigi Di Maio, si prevedrebbe la possibilità di sanare attraverso il meccanismo della pace fiscale (pagando il 20% del dovuto, senza sanzioni e interessi) anche due imposte che riguardano proprietà e attività fiscali extra-confine, Ivie e Ivafe, rispettivamente l'imposta sul valore degli immobili situati all'estero e l'imposta sul valore delle attività finanziare detenute all'estero.

Ivie e Ivafe

Si tratta di due imposte che si potevano già regolarizzare negli anni scorsi, sfruttando i benefici della voluntary disclosure (che prevedeva il pagamento di tutto il dovuto con sanzioni e interessi ridotti) che però si rivolgeva a diverse altre tipologie di capitali detenuti illegalmente all'estero. In questo caso si tratta peraltro di integrare una dichiarazione già effettuata e non di far 'emergere' immobili o capitali che fino a questo momento siano 'fantasmi' per il fisco. Anche le norme che prevedono una depenalizzazione di alcuni reati, che pure hanno suscitato l'ira M5S, sono 'fotocopia' di quelle già utilizzate per rendere appetibile la voluntary, così come le misure anti-furbetti, carcere compreso, già previste anche per chi mentiva in sede di 'autodenuncia' per fare rientrare i capitali.

La norma sulla pace fiscale vera e propria prevede, al momento, un tetto a 100mila euro per singola imposta (si può sanare anche l'Iva) e per anno di imposta con il limite comunque del 30% massimo rispetto a quanto già dichiarato entro il 31 ottobre 2017.