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Il Pd, le primarie affollate e l’opposizione debole

Politica

Massimo Leoni

Ogni giorno cresce il numero dei candidati alla segreteria. E il governo si ritrova (quasi) senza avversari in parlamento

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I giornali riportano di un Partito Democratico particolarmente poco combattivo - quasi acquiescente - nei dibattiti che alla Camera e al Senato hanno accompagnato il voto sulla nota d’aggiornamento al Def, che pure nei giorni scorsi ha scatenato un mezzo putiferio: interno, internazionale e, se non bastasse, pure istituzionale. Con tanto di attacchi ad organi costituzionali e autorità indipendenti da parte di esponenti del governo che il Capo dello stato, con i tempi a cui ci ha abituato (il “Mattarella time” arriva sempre qualche giorno dopo i fattacci), ha dovuto stigmatizzare. Il Pd fa parlare Simona Malpezzi e Antonio Misiani. Bene. Scaldare i cuori a chi magari disperatamente ancora si sente un elettore di sinistra, però, è altro. Verrebbe da chiedersi, per esempio, perché non prova a farlo il semplice senatore di Rignano. 

Il bravissimo collega di Repubblica, Goffredo De Marchis, riferisce invece dalla Camera. Lì c’è più spazio, la bouvette è quasi un campo di calcio. I democratici si ritrovano in gruppetti separati, ognuno in fondo perso dietro i capi suoi (Vasco, perdonami..) nella speranza che diventino segretari. E sperare si deve e si può. A pochi giorni da quella Piazza del Popolo che invocava, ancora una volta, unità, i candidati segretari si sono moltiplicati. Chi lamentava la solitudine di Zingaretti può stare tranquillo. Ci sono Boccia, Richetti e Corallo. Minniti è in conclave con se stesso per decidere, i renziani lo vorrebbero tanto. Anche se nessuno capisce cosa abbia a che fare con i renziani uno con la storia di Minniti. Poi, se dal conclave uscisse una fumata bianca, Orfini e i suoi sarebbero pronti a presentare il loro candidato. E a quel punto, perché no, anche Franceschini - finora tiepidamente zingarettiano - vorrebbe il suo. 

Il punto è che un candidato segretario dovrebbe rappresentare una linea politica, una visione del mondo. Allora, o il partito democratico è una fucina senza eguali di linee politiche e di visioni del mondo (e sì che ce ne sarebbe bisogno), o le primarie serviranno a contarsi e contare. Poco più.

Ps. Picchiare a morte un inerme è al limite dell’appartenenza all’umanità. Se si indossa un’uniforme italiana, è il tradimento dello stato di diritto, la sua unilaterale e criminale sospensione. Ha colpito Stefano Cucchi, ma nessuno si senta escluso. Magari gli somigliamo. Oppure ci scambiano per un altro. Abbiamo un disperato bisogno di sapere chi sono i buoni. 

Consigli per l’ascolto: “Arrivano i buoni”, Edoardo Bennato