Diciotti, Salvini: andrò in fondo. Di Maio: rispettare decisione Colle

Politica

Dopo lo sbarco a Trapani dei migranti, autorizzato da Mattarella, il ministro dell’Interno: “Proseguo finché qualcuno non verrà assicurato alla giustizia”. Per il vicepremier del M5s “l' importante è sblocco situazione”. Equipaggio Vos Thalassa: sentiti minacciati

Sale lo scontro politico sul caso dello sbarco della nave Diciotti. "Andrò fino in fondo, fino a quando qualcuno non verrà assicurato alla giustizia”, ha minacciato il ministro dell'Interno Matteo Salvini sottolineando "farò di tutto per difendere la sicurezza degli italiani, quello che sto facendo è bloccare partenze, sbarchi e morti”. L’altro vicepremier Luigi Di Maio, invece, ha detto che "se il Presidente è intervenuto bisogna rispettare le sue decisioni”. Il riferimento è al Capo dello Stato Sergio Mattarella che ieri con una telefonata con Palazzo Chigi ha di fatto sbloccato lo stallo che si era venuto a creare dopo che il Viminale per ore non aveva dato l’autorizzazione allo sbarco dei migranti a bordo, due dei quali risultano indagati in stato di libertà per violenza privata aggravata. Sono accusati di aver minacciato l'equipaggio del rimorchiatore Vos Thalassa, che ha quindi virato verso l’Italia e ha trasbordato le 67 persone salvate in mare sulla nave della Guardia costiera. Oggi si svolgono i primi interrogatori dei migranti che raccontano: "Avevamo paura ma non abbiamo aggredito nessuno". Intanto l'Anm ha chiesto che "il lavoro dei magistrati della Procura di Trapani venga lasciato proseguire senza interferenze". A proposito del caso della nave Diciotti, l'Associazione nazionale magistrati ritiene ogni richiesta di intervento "ingiustificata e non in linea con i principi di autonomia e indipendenza fissati dalla Costituzione, cui tutti devono attenersi" (LO SPECIALE MIGRANTI). Parole per cui il ministro della Giustizia Bonafede ha voluto chiarire che "i magistrati lavorano in piena indipendenza ed autonomia rispetto al potere politico”.

Salvini: Mattarella non si è intromesso

Salvini ha precisato che il Presidente della Repubblica "non si è mai intromesso in quello che io ho fatto come ministro dell'Interno. Non ho niente da chiarire, se comunque Mattarella vuole capire cosa ho fatto, sono a disposizione, ma la lotta ai clandestini è una delle priorità del Paese. L'unica cosa che mi farebbe arrabbiare è che tutti gli sbarcati della Diciotti finissero a piede libero, qualcuno deve pagare, ci deve esser certezza della pena. Mi auguro la procura faccia in fretta, non può finire a tarallucci e vino".

Di Maio: importante si sia sbloccata situazione

Se Salvini "abbia esagerato o meno non me ne frega niente, la cosa importante è che con l'intervento del presidente si sia sbloccata la situazione", ha invece dichiarato il vicepremier Luigi Di Maio. "Io penso che abbia competenza la magistratura, ma deve esserci un messaggio chiaro: i cittadini si aspettano che la giustizia trionfi sempre e in questi casi bisogna accertare che (se ci sono stati degli illeciti ndr) le persone siano individuate e perseguite".

La vicenda

Poco prima di mezzanotte è stato completato a Trapani lo sbarco dei migranti a bordo della nave Diciotti, grazie all’asse Quirinale-Palazzo Chigi. Dopo le procedure di identificazione, le operazione di sbarco sono durate 40 minuti e sono state direttamente autorizzate dal Presidente della Repubblica Mattarella preoccupato per la sorte dei naufraghi a bordo, tra cui donne e bambini. L’intervento del Colle ha suscitato "stupore" al Viminale. I primi a scendere dalla Diciotti sono stati i due indagati (in stato di libertà) per concorso in violenza privata continuata ed aggravata in danno del comandante e dell'equipaggio del rimorchiatore Vos Thalassa, che li aveva soccorsi in mare. La sera del 9 luglio, l’equipaggio sarebbe stato minacciato e circondato dai profughi per evitare che li riportassero in Libia. Ma per la Procura di Trapani non c'è stata alcuna aggressione né impossessamento della nave, come era stato ipotizzato in un primo momento.

Equipaggio Vos Thalassa: ci siamo sentiti minacciati

La Procura di Trapani vuole fare chiarezza sull'esatta dinamica di quanto è accaduto sulla Vos Thalassa dopo il soccorso dei migranti. L'equipaggio avrebbe detto di essersi sentito minacciato gravemente quando i naufraghi hanno scoperto che la nave li stava riportando indietro. Secondo il racconto del comandante gridavano "no Libia, sì Italia". E avrebbero circondato l'equipaggio, spintonando il primo ufficiale. Così sono scattati i contatti con la sala operativa della Capitaneria di porto di Roma, che ha inviato sul posto la Diciotti sulla quale è stato poi effettuato il trasbordo. Oggi si tengono i primi interrogatori dei 67 migranti, tra loro anche i due indagati.

Migranti: avevamo paura, non abbiamo aggredito nessuno

Anche i migranti hanno raccontato la loro versione: “Non abbiamo aggredito nessuno, ci sono stati 5-10 minuti di grande confusione e paura, ma non volevamo fare del male ad alcuno. Eravamo terrorizzati, non volevano tornare in Libia: eravamo pronti a tuffarci in mare e a rischiare la vita piuttosto che ritornare a terra”, hanno spiegato ad una operatrice di Unicef/InterSos a bordo dalla Diciotti, secondo cui i migranti hanno “raccontato che non c'è stata alcuna violenza a bordo del mercantile che li ha soccorsi”.

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