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Di Maio, appello al Pd su punti comuni. Orfini: "Letterina non basta"

Politica
foto d'archivio Ansa

Il leader pentastellato elenca i possibili tratti di convergenza tra il suo schieramento e i dem e si dice "fiducioso". Replica il presidente dem: "M5s con noi e nostra agenda non c'entra nulla"

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Appello di Luigi Di Maio al Pd. Il leader del Movimento 5 stelle esamina i punti in comune tra il suo schieramento e i dem, dal lavoro alle tasse. In una lunga lettera al Corriere della Sera il capo politico dei pentastellati si dice "fiducioso" e spiega che "sulla carta dei programmi ci sono tanti punti di convergenza". L'analisi del leader del Movimento arriva a pochi giorni dall'esito positivo del mandato esplorativo conferito al presidente della Camera Roberto Fico, che sembra aver trovato una convergenza per un esecutivo Pd-M5s. (LO SPECIALE ELEZIONI). Alle parole di Di Maio replica però Matteo Orfini, presidente del Pd: "Il M5s con noi e con questa agenda non c'entra nulla. E non basta una letterina di Natale a cambiarne la natura e nascondere la realtà". Ad ogni modo, l'ipotetica intesa M5s-Pd non piace a Matteo Salvini che, su Twitter, commenta: "Noi i programmi non li cambiamo in corsa: abolire l'infame legge Fornero sarà la nostra priorità. Voglio andare al governo con chi ci darà una mano per fare, per realizzare il programma premiato dagli elettori. Gli italiani meritano rispetto, altro che governi col Pd!". Intanto da Silvio Berlusconi arriva l'ipotesi di un esecutivo di minoranza del Centrodestra.

Orfini: M5s con noi non c'entra nulla

"Quando abbiamo cominciato a creare lavoro abbiamo avuto Di Maio contro. Sui titoli sono sempre tutti d'accordo. In fondo chi non direbbe di essere contro la povertà? Lo dice pure Casapound. Ma quando si è trattato di agire siamo stati insultati e ostacolati in tutti i modi". Questa la replica a Di Maio del presidente del Pd Matteo Orfini che su Facebook scrive: "Il M5s con noi e con questa agenda non c'entra nulla. E non basta una letterina di Natale a cambiarne la natura e nascondere la realtà".

L'appello di Luigi Di Maio al Pd

Dalle colonne del Corriere della Sera Luigi Di Maio precisa che "non si tratta di alleanze" e rivendica la "massima coerenza" tra quanto detto prima del voto e quanto fatto dopo. Il capo politico del M5s scrive: "L'eventuale contratto a cui perverremo verrà sottoposto alla votazione dei nostri iscritti online sulla piattaforma Rousseau". "Agli 11 milioni di italiani che ci hanno votato abbiamo garantito la continuità dell'Italia nell'Unione europea e monetaria", spiega, "una profonda modifica dei vincoli di austerità, oltre che dell'impianto della governance economica e istituzionale europea". "Dovremo superare il fiscal compact e avviare il percorso di definizione di un'unione fiscale per smantellare il sistema di elusione ed evasione. Questa impostazione è oggi condivisa anche dal Pd", precisa.

Migranti e lotta alla povertà

Parlando dei punti in comune, cioè di "obiettivi concreti che si possono tradurre in fatti, con tempi e procedure concordate", sull'immigrazione "c'è la revisione del Regolamento di Dublino e l'equa ripartizione dei migranti tra tutti i Paesi dell'Ue", spiega Di Maio. Sulla sicurezza, invece, "c'è la comune volontà di aumentare le risorse per la cyber security e l'assunzione immediata di 10 mila nuovi agenti nelle forze dell'ordine". Nella lotta alla povertà, "i fondi del Rei non sono sufficienti e le politiche attive del lavoro non funzionano. Il reddito di cittadinanza risolverebbe entrambi i problemi".

Lavoro: reintroduzione dell'articolo 18

Per il lavoro "si può partire dal salario minimo orario", e creare nuovi posti "ad esempio con la banca pubblica di investimento per finanziare a tassi agevolati le Pmi". Per il leader del Movimento è "necessaria la reintroduzione dell'articolo 18 come 'misura ponte', in attesa di una piena realizzazione del reddito di cittadinanza e della riforma dei centri per l'impiego: una flexicurity alla danese che, a regime, consentirà di superare le rigidità dei contratti di lavoro". Sul fronte delle tasse, per M5S e Pd "il fine è lo stesso", sostiene Di Maio che vede convergenze anche sui costi della politica e l'efficienza della Pubblica amministrazione. 

Berlusconi e un esecutivo di minoranza del Centrodestra

Sul futuro dell’esecutivo interviene anche Silvio Berlusconi che in un'intervista al Corriere della Sera rilancia l'idea di un governo di minoranza di Centrodestra. "In Europa non sarebbe una novità", spiega, "solo in Italia sembra una cosa strana. Se fallisce il dialogo fra 5 Stelle e Pd non ci sarebbe nulla di anomalo in un governo di Centrodestra che va in Parlamento a chiedere il consenso o almeno l'astensione delle altre forze politiche o dei singoli parlamentari". Il leader di Fi ribadisce: "Chi pensa di dividerci si fa delle grandi illusioni. I mercati finanziari scommettono sulla nostra alleanza". Per l'ex Cav l'accordo tra M5s e Dem sarebbe "un grande problema per il Paese e la fine del Pd".