Vaccini: ancora scontro tra Raggi e ministra Lorenzin
PoliticaLa prima cittadina di Roma su Facebook dice: “I bambini rischiano di essere cacciati da scuola". La replica della responsabile della Salute: “Il percorso interpretativo proposto è in violazione con legislazione vigente”
Raggi: “Decreto Lorenzin pasticciato”
Dice ancora la sindaca grillina: "I genitori e i loro figli non possono pagare così duramente le lungaggini burocratiche di un decreto scritto male e le inesattezze di circolari confuse. Mi riferisco alle lunghissime attese, alle liste interminabili nelle Asl e negli ospedali che tutti conosciamo ad eccezione - a quanto pare - del ministro alla Salute". E poi: "Lo stesso decreto Lorenzin è talmente pasticciato che discrimina i bambini in base alla scuola alla quale sono iscritti: i genitori dei bambini iscritti alla scuola dell'obbligo potranno pagare una multa e continuare a mandare i loro figli a scuola anche se questi non sono vaccinati; quelli dei bambini iscritti alle scuole dell'infanzia, pur pagando la multa, dovranno ritirare i propri figli. Quindi, secondo la Lorenzin, il pagamento di una multa scongiurerebbe il rischio di contagio e i virus riuscirebbero a distinguere e contagiare i bambini in base alla loro scuola di appartenenza. In questa posizione non c'è scientificità ma soltanto sciatteria", aggiunge la prima cittadina.
La replica della Lorenzin
Alla Raggi e alla decisione dell'Assemblea Capitolina ha risposto la Lorenzin, secondo cui "il percorso interpretativo proposto si pone in palese violazione della legislazione vigente", ha detto il ministro in una lettera indirizzata alla prima cittadina della Capitale, al governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, al ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, e al presidente dell'Anci, Antonio Decaro, destinatari, a loro volta, di una missiva della sindaca il primo febbraio scorso. Nella lettera la Lorenzin richiama la recente sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 18 gennaio. La sentenza "nel dichiarare non fondate le numerose questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla regione Veneto con riferimento a diverse disposizioni del cosiddetto 'decreto vaccini', ha inequivocabilmente affermato - sottolinea - che la scelta effettuata dal legislatore statale, ovvero quella di escludere dai servizi educativi per l'infanzia e dalle scuole dell'infanzia i bambini, compresi nella fascia di età da 0 a 6 anni, non in regola con gli adempimenti vaccinali, 'non può essere censurata sul piano della ragionevolezza o per avere indebitamente e sproporzionatamente sacrificato la libera autodeterminazione individuale in vista della tutela degli altri beni costituzionali coinvolti'". Dunque, afferma Lorenzin, "confermando, pertanto, la piena legittimità costituzionale del bilanciamento, tra il diritto alla salute e il diritto alla continuità didattica, operato dal legislatore statale che, sulla base di esigenze di carattere epidemiologico, riconosciute dall'Organizzazione mondiale della Sanità, ha ritenuto prevalente il diritto del minore non vaccinabile a frequentare, in condizioni di sicurezza, la scuola dell'infanzia", ha scritto.