Renzi al Pd: "Veti per nessuno, possiamo fare il 40%"

Politica
Foto d'archivio (Ansa)

Il segretario del Partito democratico dall'e-news ricorda: "Da mesi vogliono farmi fuori, non ce la faranno". E sulla sconfitta in Sicilia spiega: "Ha vinto la destra come da decenni". Mentre per il confronto tv annullato da Di Maio accusa: "Ha avuto paura"

Dopo i risultati delle elezioni regionali in Sicilia, che hanno visto la vittoria di Nello Musumeci del centrodestra, Matteo Renzi torna a parlare del prossimo appuntamento elettorale, quello delle elezioni politiche del 2018. "Già oggi siamo in coalizione. E siamo pronti ad allargare ancora al centro e alla nostra sinistra. Non abbiamo veti verso nessuno, noi", ha detto il segretario del Pd nell'e-news. Per l’ex premier "alle elezioni, se il Pd fa il Pd e smette di litigare al proprio interno, possiamo raggiungere, insieme ai nostri compagni di viaggio, la percentuale che abbiamo preso nelle due volte in cui io ho guidato la campagna elettorale: il 40%, raggiunto sia alle Europee che al Referendum".

"Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno"

"Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno nemmeno stavolta", ha sottolineato Renzi. Sull'ipotesi di un suo allontanamento, l'ex premier ha commentato: "Questa non è una novità, visto che hanno studiato vari modi per dirmelo: le prove false di Consip, la polemiche sulle banche, le accuse sulla mancata crescita". E ora anche le elezioni in Sicilia che, dopo il risultato del candidato del Pd, Fabrizio Micari (fermo al 18,6%), sembravano aver messo in discussione la leadership dello stesso Renzi. "Ha vinto la destra. Come accade sempre, da decenni, in Sicilia", ha però sottolineato su questo punto il segretario del Pd, "e come molti immaginavano da mesi".

Rosato: "Anche Gentiloni spendibile"

Proprio nella giornata di oggi, in un Pd che si interroga sulla questione della leadership nazionale, il capogruppo alla Camera Ettore Rosato ha detto che quello di Gentiloni "è un nome spendibile" e che serve un'alleanza più ampia possibile, ma ha ricordato anche che "il candidato del Pd resta Renzi, legittimato dalle primarie". Mentre il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, ha chiesto: "Ora l'alleanza, come ha fatto Berlusconi". E su questa proposta, lo stesso Renzi si è detto d'accordo.

Dal 13 novembre inizia la campagna elettorale

"Quello che deve essere chiaro è che io non posso essere il segretario dei caminetti tra correnti, degli equilibri e dei bilancini: io sono perché tutti nel Pd si sentano a casa, rispettando il pluralismo e mettendo i migliori in lista", ha precisato Renzi. "Basta chiacchierarsi addosso - ha continuato - con la Direzione Nazionale del 13 novembre si inizia la campagna elettorale, altrimenti facciamo il gioco degli avversari". Per il segretario, se qualcuno nei prossimo mesi vorrà litigare, farà solo un "grande regalo a Silvio Berlusconi e a Beppe Grillo". 

Renzi su confronto con Di Maio: "Ha avuto paura, è scappato"

Sempre in occasione delle elezioni regionali Siciliane, si era riacceso anche il confronto tra M5s e Pd con il candidato premier dei pentastellati, Luigi Di Maio, che aveva invitato Renzi a un confronto televisivo. Poi però Di Maio aveva cancellato l’appuntamento: "Avevo chiesto il confronto qualche giorno fa, quando lui era il candidato premier di quella parte politica. Il terremoto del voto in Sicilia ha completamente cambiato questa prospettiva", aveva spiegato. Ora, il segretario del Pd è tornato sull’argomento: "Ha avuto paura. Prima ha chiesto il confronto, poi è scappato". E ha ribadito: "Mi dispiace che un uomo che si candida a governare il Paese abbia paura di uno studio televisivo".

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