Italicum e riforma del Senato, prove di dialogo nel Pd

Politica

Marco Di Fonzo

Dopo la spaccatura nel partito sulla legge elettorale, Renzi apre alla possibilità di un Senato elettivo, purché si abbandoni il bicameralismo paritario. Dubbi sulla fattibilità tecnica. Cuperlo apre, ma D'Attore: "Mossa estemporanea"

Tre lettere appena, una preposizione che cambia. E sembra aprirsi uno spiraglio per ricompattare il Pd. Vedremo se sarà davvero praticabile e abbastanza grande da farci passare tutto il partito, uscito spaccato dall'assemblea del gruppo alla Camera dell'altroieri.
La novità, l'offerta di Matteo Renzi è cambiare la riforma costituzionale, tornando al Senato elettivo, purché – chiarisce il premier - si abbandoni il bicameralismo paritario. Insomma, l'Italicum non si tocca, per Palazzo Chigi, ma si può rimettere mano a un punto chiave delle nuove istituzioni. Niente scambi, sulle riforme non si torna indietro, ha poi precisato la presidenza del consiglio, si va avanti con un confronto nel merito ma parlare di offerta ai ribelli è fuori dalla realtà.

Cambiare si può? - Un cambio, quello dell'articolo 2 del Ddl Boschi, che finora sembrava tecnicamente impossibile, visto che in prima lettura è stato approvato da entrambe le Camere con lo stesso testo. A veder bene però, si scopre che a Montecitorio è stata cambiata una preposizione, un "nei" è diventata "dai" e questo dovrebbe consentire di riaprire i giochi a palazzo Madama. In realtà si tratta di una strada controversa. Il vicecapogruppo Pd alla Camera Rosato spiega: la composizione del Senato è ormai immodificabile. Sulla stessa linea costituzionalisti come Stefano Ceccanti. Insomma la questione è politica e insieme regolamentare.

La minoranza Pd: Renzi scopra le carte
- Un'ipotesi, quella di Renzi, che va incontro alla richiesta di molti esponenti della minoranza: se non si tocca l'Italicum - per equilibrare il sistema - cambiamo almeno la riforma costituzionale. E non a caso oggi in molti - con toni diversi - riconoscono che l'apertura di Renzi c'è. "Se il premier fa sul serio cambia molto - dice Gianni Cuperlo - così si bilanciano gli effetti dell'Italicum". Più diffidente D'Attorre: “Si tratta di una mossa estemporanea, Renzi vuole l'Italicum e lasciare la riforma costituzionale al suo destino perché pensa non ci siano le condizioni per portarla avanti”. Pippo Civati poi rilancia: “A questo punto cambiamo tutto, se si modifica la Costituzione come merce di scambio; io comunque l'Italicum non lo voto”. Renzi in ogni caso è convinto che la minoranza la guidi Bersani e l'ex segretario - dice il premier - ha aperto alla trattativa. Ma i bersaniani vogliono chiarezza dal Presidente del Consiglio, lo invitano a scoprire le carte, a spiegare bene come vuol cambiare il Ddl Boschi, sempre che ci siano davvero margini tecnici significativi per incidere sullo scontro politico.

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