Lavoro, resta licenziamento collettivo. Renzi: via co.co.co.

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Matteo Renzi (Credits: Fotogramma)

Dal Cdm ok ai provvedimenti attuativi sul Jobs Act e al ddl concorrenza. Il premier: "In 200mila passeranno da contratti di collaborazione a rapporti stabili". Critiche da sindacati e minoranza dem, plaude Confindustria

"Oggi è un giorno atteso da molti anni per una parte degli italiani, ma soprattutto atteso da un'intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari ma non al precariato. Noi rottamiamo un certo modello di diritto del lavoro e l'art. 18, i cococo ed i cocopro". E' quanto annuncia il premier Renzi (VIDEO), al termine del Consiglio dei ministri che ha visto come tema centrale i decreti attuativi del Jobs Act (l'intervento integrale: video).
Il Cdm ha approvato definitivamente il decreto attuativo del Jobs act sul contratto a tutele crescenti. Nel provvedimento che modifica l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sono compresi anche i licenziamenti collettivi (non sono state quindi ascoltate le richieste delle Commissioni lavoro di Camera e Senato).

"200mila persone passeranno da contratti di collaborazione a rapporti stabili" - "Per la prima volta  - dice il premier - c'è una generazione che vede riconosciuto il proprio diritto ad avere delle tutele maggiori, che per la prima volta vede una battaglia al precariato e non ai precari. Parole come mutuo, diritti e garanzie entrano nel vocabolario di una generazione che ne era stata esclusa".
"Circa 200.000 persone - continua - passeranno presto da contratti di collaborazione a un contratto di lavoro stabile" "Con il via libera definitivo ai primi due decreti del Jobs Act - aggiunge - su tutele crescenti e sul Naspi, quello che accadrà da ora che nessuno resta più solo quando perde il lavoro o viene licenziato".



Estensione dei permessi parentali da 3 a 6 anni - Tra le misure previste, spiega il ministro Poletti, l'estensione del periodo di tempo per fruire dei permessi parentali da 3 a 6 anni. Il congedo parentale facoltativo pagato il 30% dello stipendio potrà essere fruito fino a sei anni di vita del bambino (ora lo è fino a tre). Il congedo parentale non pagato potrà essere utilizzato dai sei anni fino a 12 anni di vita del bambino. "Abbiamo equiparato maternità e paternità con le adozioni o gli affidi perché riteniamo che quella famiglia ha gli stessi diritti". "In caso di gravi patologie - spiega poi - in aggiunta a quelle oncologiche già previste, si potrà trasformare il lavoro a tempo pieno in lavoro a tempo parziale".

Critiche Cgil, Uil e la minoranza dem. Plaude Confindustria - Non mancano le reeazioni di chi si oppone al provvedimento: "Il Jobs Act è il mantenimento delle differenze e non la lotta alla precarietà", commenta la Cgil.
"Jobs Act? La montagna ha partorito un topolino", dice Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil. "Il governo - ha aggiunto Barbagallo - aveva promesso che avrebbe tolto tutti i contratti di precarietà. Sono bugiardi, non è vero". Fassina, della minoranza dem, parla invece di una "straordinaria operazione propagandistica del governo sul lavoro".



Registro diverso da Confindustria, che apprezza il lavoro del Governo sul Jobs act e sottolinea che il dlgs sul contratto a tutele crescenti "sotto alcuni aspetti tecnici, e' stato migliorato".

Ddl concorrenza, "Sforbiciate a rendite" - Il premier, durante la conferenza stampa, parla poi del ddl concorrenza. "Più che liberalizzazioni - dice - parlerei di Italia semplice, di tutela dei consumatori". "Questo provvedimento che è un disegno di legge - chiarisce il premier - serve ad "attaccare alcune rendite di posizione che hanno caratterizzato la storia del nostro paese. Stiamo dando una sforbiciata perché riduciamo il gap tra chi gode di una rendita e chi non ce l'ha ma anche perché tentiamo di eliminare norme di troppo", aggiunge. Il premier cita le norme sulle assicurazioni, sulle multe, sui telefonini. "Andremo un po' meno dal notaio. Si semplifica il sistema", dice il premier.



Il Ddl concorrenza, spiega poi il ministro Guidi, punta a "far calare le tariffe o diminuire i prezzi e aprire pezzi di mercato oggi non tanto accessibili per nuove iniziative imprenditoriali". Guidi ha quindi spiegato che "come ha detto l'Ocse "potrebbe portare ad un aumento del Pil fino a 2,6 punti in 5 anni".

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