Renzi: "Senza riforme non ha senso che io sia al governo"

Politica

In vista del Cdm il premier replica alle critiche di Grasso: "Se Pera o Schifani avessero fatto così, avremmo i girotondi della sinistra". Giannini: "Inconsueto che il governo legiferi su questo tema". Berlusconi: "Renzi sia coerente"

"O facciamo le riforme o non ha senso che gente come me sia al governo". Così il premier Renzi, intervistato da Rtl 102.5,  commenta il disegno di legge sul sistema del Senato, oggetto di polemica con il presidente del Senato Pietro Grasso e che arriva oggi all'approvazione del Cdm insieme alla riforma del titolo V.
"Non ci sto a fare le riforme a metà, non sto a Roma perché mi sono innamorato dei palazzi - continua Renzi - se la classe politica dice che non bisogna cambiare, faranno a meno di me e magari saranno anche più contenti". "Sono trent'anni che ci sono commissioni, superprofessoroni che discutono" aggiunge il premier.

Renzi: "Voglio vedere se davvero qualcuno del Pd non voterà riforma" - Da Renzi anche una sferzata nei confronti del suo partito. "Provo curiosità: voglio vedere se davvero non votano". I parlamentari del mio partito che non vogliono votare" il ddl costituzionale sul Senato, aggiunge, "dovrebbero ricordare che" quella proposta "l'ho portato alle primarie" ed è stata "votata dai nostri elettori". E che è stata vagliata "due volte dalla direzione" del Pd.

Renzi: "Sorpreso da Grasso" - Al presidente di Palazzo Madama, che parla di rischi per la democrazia derivanti da monocameralismo ed Italicum, poi Renzi replica anche dalle colonne del Corriere della Sera. "Sono molto colpito da questo atteggiamento del presidente Grasso. Io su questa riforma ho messo tutta la mia credibilità; se non va in porto, non posso che trarne le conseguenze. Mi colpisce che la seconda carica dello Stato, cui la Costituzione assegna un ruolo di terzietà, intervenga su un dibattito non con una riflessione politica e culturale, ma con una sorta di avvertimento: 'Occhio che non ci sono i numeri". "Se Pera o Schifani avessero fatto così, - continua il premier - oggi avremmo i girotondi della sinistra contro il ruolo non più imparziale del Senato".

Berlusconi: "Ho aperto una strada, Renzi sia coerente" - - Forza Italia da parte sua si inserisce nella polemica per sollecitare il governo sulla riforma della legge elettorale. "Abbiamo aperto la strada delle riforme e l'Italia sarebbe già una democrazia piu' moderna se nel 2006 la stessa sinistra che oggi si rivolta contro Renzi non fosse riuscita con un referendum a bloccare la rivoluzione istituzionale", dice Silvio Berlusconi, ricordando  che "meno parlamentari, fine del bicameralismo paritario, piu' poteri al premier e meno burocrazia erano e sono ancora oggi le nostre tavole per la modernizzazione dell'Italia". "L'accordo che abbiamo sottoscritto - torna a sottolineare il leader FI riferendosi al 'patto del Nazareno' - è il patto fra due leader interessati a rinnovare in profondità il Paese, a rendere piu' sicura e forte la nostra democrazia e meno precarie le libertà civili e repubblicane".
"Abbiamo dimostrato la nostra serietà approvando alla Camera la legge elettorale, che ora vorremmo vedere in aula al Senato quanto prima", ha poi detto l'ex premier al riguardo all'Italicum.

Giannini: "Inconsueto che il governo legiferi su questo tema" - Ma una stoccata al premier Renzi, arriva da uno dei suoi ministri, il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini. "E' un po' inconsueto che sia il governo a presentare un ddl su questo tema. Serve che il Parlamento ne discuta per ritoccare e migliorare alcuni aspetti" afferma Giannini, che suggerisce a Renzi "qualche momento di riflessione e maturazione in piu'".

Ddl lavoro arriva alle Camere
- Alle Camere intanto arriva oggi 31 marzo il ddl delega sul lavoro messo a punto dal ministro del welfare Giuliano Poletti, che va dalla riforma degli ammortizzatori sociali alla semplificazione del codice del lavoro. E va a completare le misure contenute nel decreto lavoro che semplifica contratti a termine e apprendistato e che ha iniziato giovedì  l'iter a Montecitorio.

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