Letta: riforme entro 18 mesi, o questo governo finirà

Politica

Il presidente del Consiglio si dice ottimista sulla tenuta dell'esecutivo: può durare 5 anni. Ma, avverte, "se non ci sarà il risultato definitivo, ne trarrò le conseguenze". Oggi il Cdm che dovrebbe varare il ddl costituzionale

Con il Consiglio dei ministri, che darà il via libera al ddl sull'iter delle riforme costituzionali, e l'incontro tra Giorgio Napolitano e i 35 saggi nominati da Enrico Letta, inizia giovedì 6 giugno il tanto auspicato cammino delle riforme. Il presidente del Consiglio, che ha invitato a Roma per il 14 giugno i ministri di Spagna, Germania e Francia per spingere l'Europa ad un piano per l'occupazione giovanile, mostra ottimismo sulla tenuta del governo. Potrebbe andare avanti 5 anni, ha dichiarato a Otto e mezzo. Ma, ha avvertito, se entro 18 mesi governo e Parlamento non porteranno a termine il cammino delle riforme l'esecutivo potrà dirsi finito.
E sul tema riforme sono intervenuti anche il sindaco di Firenze, Matteo Renzi ("La prima cosa dovrebbe essere la legge elettorale. Invece vedo che la si vuol mettere per ultima" dice al Corrire della Sera) e il segretario del Pd Guglielmo Epifani (bisogna evitare di "trasformare il presidenzialismo in una bandiera, altrimenti non si va lontano" dichiara a La Stampa). LA RASSEGNA STAMPA

Il governo può durare fino al 2018 -
"Il Governo può durare tutta la legislatura: quattro anni e dieci mesi. Perché no?" ha dichiarato Enrico Letta nel corso dell'intervista rilasciata mercoledì 5 giugno. Poi, ha messo dei paletti: "18 mesi è il limite rispetto al quale io ho preso un impegno con il Parlamento sulle riforme. Se non c'è il risultato definitivo ne trarrò le conseguenze" (governo Letta: FOTO e VIDEO).
"La nostra Costituzione -  ha aggiunto -  è la migliore del mondo ma va aggiornata. Ad esempio non possiamo avere più parlamentari degli Stati Uniti e non possiamo mantenere l'attuale bicameralismo perfetto, con due Camere elette con sistemi elettorali differenti".

Imu, Iva, lavoro - Le due priorità restano la lotta alla disoccupazione giovanile (al 41,9%, dati Istat) che "è la vera vergogna" e misure come Imu e Iva, considerato che "dipendono dalle coperture visto che non stampiamo noi i soldi e non ci sono soldi in più". Sui due temi, su cui il Pdl minaccia la rottura, il premier assicura che "troveremo la soluzione migliore", aprendo ad un intervento per evitare del tutto o solo su alcuni prodotti l'aumento dell'Iva. Così come annuncia "per i prossimi mesi" un intervento su Equitalia per coniugare "fedeltà fiscale e interventi ex post con modalità eque".
Il presidente del Consiglio ha poi giudicato "un po' forte" l'analisi di Silvio Berlusconi sul fatto che il governo di larghe intese è la fine della guerra civile. E tiene ferme "le differenze forti e marcate" tra Pd e Pdl. Ma sostiene che quest'esperienza "è molto importante per ricostituire la praticabilità del campo e se faremo un buon lavoro la democrazia italiana tornerà ad essere una democrazia matura". Una rivoluzione per il paese dopo 20 anni di guerre frontali così come si è rivoluzionata anche la sua vita: "E' finita l'era del motorino ma l'onore di servire il paese vale il sacrificio, spero non troppi per i miei figli che un po' si lamentano".

D'accordo con Squinzi: meno polemiche e più fatti - Infine, Letta concorda con la strigliata del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: servono poche polemiche e più fatti. Per questo il premier punta a separare la vita e l'azione del governo da "eventi esterni" come le vicende interne dei partiti o quelle giudiziarie del Cav. "Io non ho paura degli effetti sul governo, tutti stanno lavorando di lena, c'è armonia e un buon lavoro di squadra tra i ministri e questo è un buon segnale dopo anni di governi
litigiosi".

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