Elezioni 2013, Ingroia e Di Pietro fuori dal Parlamento

Politica

Rivoluzione civile non ce la fa a conquistarsi un posto alla Camera o al Senato. La maggior parte dei partiti alleati non erano rappresentati neppure nella scorsa legislatura, ma l’Italia dei valori passa da 25 a zero parlamentari

Rivoluzione civile non ce la fa e resta fuori dal Parlamento (i risultati al Senato e alla Camera). È il verdetto delle urne. Per la maggior parte dei partiti che si sono riuniti sotto la guida dell'ex pm Antonio Ingroia questo è un bis: la sinistra, dal Prc di Paolo Ferrero ai Comunisti italiani di Diliberto e ai Verdi di Angelo Bonelli, non è stata rappresentata alle Camere nell'ultima legislatura. Il grande sconfitto, però, è Antonio Di Pietro, con l'Italia dei valori che passa da 25 a zero parlamentari. Una debacle alla quale ha contribuito, secondo alcuni esponenti di Rc, il Movimento di Beppe Grillo, che avrebbe cannibalizzato l'elettorato al quale si rivolgevano i partiti a sinistra della coalizione Pd-Sel.

Le reazioni. “Non posso dire – è il commento di Ingroia – di essere contento. Il risultato è al di sotto delle mie aspettative, anche se ringrazio gli elettori che ci hanno votato in condizioni proibitive. Oscurati dalle televisioni di Stato e dai principali organi di informazione, non siamo riusciti a raggiungerli al meglio".
Il gruppo dirigente di Rivoluzione civile, poi, non ha dubbi: “Siamo rimasti schiacciati tra il voto utile invocato da Pier Luigi Bersani e il risultato del Movimento 5 Stelle. Al Pd avevamo proposto dialogo, ma ci è stata chiusa la porta in faccia". E Sandro Ruotolo, leggendo una nota in sala stampa, attacca i Democratici: si tratta di una "sconfitta per il centrosinistra, che ha consegnato il Paese o alla destra o all'ingovernabilità. Il Pd, queste elezioni, le ha perse due volte: la prima con la scelta di non andare alle elezioni subito e la seconda facendo l'accordo con Monti".
Quello con il Professore, attacca ancora Ingroia, "è stato un abbraccio mortale", il cui esito nefasto "non può certo essere addebitato a Rivoluzione civile". Parole che arrivano dopo un intero pomeriggio passato ad aspettare e a leggere le proiezioni, nella speranza che l'asticella potesse salire, superando le soglie di sbarramento del 4 per cento alla Camera e del 3 per cento al Senato, e permettere di mettere almeno un piede in un'Aula parlamentare. La realtà dei dati, però, alla fine non lascia scampo: le percentuali sono troppo basse per poter credere ancora in un esito diverso e così prima arriva la scelta del freddo comunicato da leggere ad alta voce e poi il candidato premier Ingroia rompe gli indugi e affronta le telecamere per suggellare la fine dell'avventura.

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