Camere Aperte: la legislatura ai raggi X

Politica
La copertina del rapporto Camere Aperte 2013 di OpenPolis.
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L'attività del Parlamento in via di scioglimento finisce sotto la lente di un rapporto. Dalla produttività dei parlamentari al supporto dei partiti al governo Monti, dalla trasparenza sui patrimoni di onorevoli e senatori alla prevalenza dei decreti Legge

di Raffaele Mastrolonardo

Il parlamentare più produttivo e quello più pigro. I gruppi più trasparenti e quelli più fedeli al governo Monti. E, ancora, le probabilità che ha una proposta avanzata da un parlamentare di diventare legge (pochissime) e quante una che viene dall'esecutivo (un po' di più). E poi, i temi di cui Camera e Senato si occupano con più frequenza (vince, a mani basse, l'economia) e il numero di ore lavorate dai nostri rappresentanti nel 2012 (2.717 nel ramo alto, 1.995 in quello basso del Parlamento). Ci sono molti modi di guardare alla politica italiana: quello fondato sui numeri è molto interessante e offre diversi spunti di riflessione. Lo dimostra, per esempio, il rapporto Camere Aperte 2013 presentato il 5 febbraio al Senato. Realizzato dall'associazione OpenPolis ed elaborato sulla base dei dati raccolti dal portale OpenParlamento.it offre una fotografia della legislatura che va a concludersi attraverso una lente particolare: quella delle cifre, delle statistiche e delle percentuali sugli ambiti più svariati dell'attività parlamentare.

Le fatiche dei “peones” – Per esempio, la produttività. Calcolata sulla base di un indice costituito da 19 parametri molti dei quali con più variabili, questa misura cerca di restituire l'idea di quanto si affaccendino al servizio del popolo onorevoli e senatori. Ogni tappa raggiunta nell'iter di un disegno di legge proposto da un parlamentare, per dire, fa aumentare l'indice. Così come il numero di firme che si riesce a raccogliere ad una proposta di cui si è primi firmatari, un intervento in aula e, ovviamente la partecipazione al voto. E così tra mozioni, interrogazioni, interpellanze ed emendamenti, alla fine della legislatura è possibile eleggere gli stacanovisti di Montecitorio e Palazzo Madama: rispettivamente il deputato Bruno Donato (Pdl) con un punteggio di 1.248,4 e il senatore Carlo Vizzini (Udc-Svp) dall'alto dei suoi 1574,8 punti. E se le performance individuali possono essere fuorvianti, visto che dietro l'inattività potrebbero esserci valide giustificazioni, più oggettivi sono i dati sui gruppi nel loro complesso. In questa speciale classifica svetta, sia al Senato che alla Camera, l'Idv seguito in un caso dalla Lega, nell'altro da UcC-Svp.

Economia che passione
– Ma su che cosa si impegnano per lo più gli abitanti di Palazzo Madama e Montecitorio? Visti i tempi di crisi gli italiani saranno probabilmente contenti che la prima preoccupazione del Parlamento in questa legislatura è stata l'economia. Il verdetto risulta ovviamente dai numeri e, in particolare, da un altro indice messo a punto da OpenParlamento.it confluito in Camere aperte, quello della rilevanza degli atti. Sulla base di questa metrica, che tiene conto dell'avanzamento di ogni singola proposta e della sua importanza complessiva, risulta infatti che gli argomenti economici (indice 42.091) hanno impegnato i nostri rappresentanti più di tutti gli altri. Subito dopo arrivano gli atti che riguardano lo Stato (31.331) e quelli sul diritto (29.926).

Rappresentanti trasparenti
– Il rapporto Camere Aperte consente anche di farsi un'idea su quanto trasparenti vogliono essere i nostri parlamentari. I patrimoni di onorevoli e senatori sono pubblici ma poco accessibili. La legge obbliga infatti gli eletti a depositare ogni anno la dichiarazione dei redditi e degli investimenti. Solo che queste comunicazioni sono consultabili esclusivamente presso la Camera e il Senato limitando così lo scrutinio dei cittadini. Alcuni parlamentari, tuttavia, autorizzano la messa online della documentazione aumentando così il tasso di trasparenza verso gli elettori. L'Idv si aggiudica la palma del gruppo più “aperto” con l'85% dei suoi senatori e onorevoli che ha accettato la divulgazione digitale delle proprie sostanze. Al secondo posto il Pd con il 59%. Più distanti gli altri: l'Udc si ferma al 36%, i Responsabili al 28%, la Lega al 27% mentre il Pdl chiude la lista con il 20% dei suoi rappresentanti che hanno accettato di portare online i dati su redditi e patrimoni.

Italia, una repubblica fondata sul decreto – Ma le statistiche di Camere aperte permettono anche valutazioni più generali sul rapporto tra parlamento e governo che, come noto, ha la facoltà di legiferare attraverso il decreto legge ma, come dice la Costituzione, solo in casi “necessità e urgenza”. Tuttavia il ricorso a questo strumento è diventato molto frequente. Nel corso della legislatura i governi Berlusconi e Monti hanno presentato in totale 115 decreti legge di cui 97 sono stati approvati, una percentuale dell'84 %. La statistica diventa tanto più significativa se messa a confronto con i disegni di legge (che possono essere di iniziativa parlamentare e governativa): ne sono stati presentati 9.572 e solo 387 di essi (il 4,4%) sono arrivati a fine percorso. Più in generale, l'indagine rivela quanto l'attività legislativa sia sbilanciata verso l'esecutivo. Il 77% delle leggi approvate nella legislatura ha infatti ricevuto l'impulso iniziale dal governo. Uno sbilanciamento che si riflette anche sulle possibilità di approvazione: 3 leggi su 10 proposte dall'esecutivo (il 34 %) arrivano al sì delle camere. Questo onore spetta solo all'1 % delle proposte dei parlamentari: il placet è giunto solo in 90 casi su 8.590. Infine, va notato come la prevalenza del decreto legge sia legata a doppio filo con il ricorso al voto di fiducia a cui i governi si affidano sempre più spesso per “blindare” l'approvazione di un provvedimento. Questa via – la cui frequenza in passato ha suscitato la preoccupazione del presidente della Repubblica - è stata adottata 44 volte dal governo Berlusconi (su un totale di 277 leggi approvate) e 49 dal governo Monti (su 110 leggi approvate).

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