Il ddl stabilità slitta ancora. Scontro Pd-Pdl sui tempi

Politica

Il testo approderà al Senato il 19 dicembre per poi tornare alla Camera per la terza lettura. Cicchitto annuncia: “Ci prenderemo tutto il tempo necessario per esaminarlo bene”. Il Partito democratico accusa: “Vogliono far ritardare la legislatura”

La legge di stabilità approderà nell'aula del Senato soltanto il 19 dicembre, mentre alla Camera il Pdl annuncia che si prenderà "tutto il tempo necessario" per esaminare il provvedimento, con il rischio di far posticipare la fine della legislatura attesa per questo fine settimana. Il relatore del Pd, Giovanni Legnini, ha detto che l'esame in commissione Bilancio del Senato si protrarrà per quasi tutta la giornata del 18 dicembre, facendo slittare l'esame dell'aula al 19 dicembre. Dopo il via libera del Senato la manovra tornerà alla Camera in terza lettura. E non è detto che il voto finale di Montecitorio sia confermato per il 21 dicembre.

"Sulla legge di Stabilità abbiamo intenzione di prenderci tutto il tempo necessario per esaminarla bene", ha detto il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. "Ovviamente voteremo a favore, ma non c'è un impegno preciso su un giorno particolare", ha aggiunto il capogruppo, ricordando che la stessa "attenzione" il suo partito riserverà anche al decreto legislativo sull'incandidabilità, che aspetta ancora il parere della commissione Giustizia di Montecitorio.

Il Pd risponde accusando il centrodestra di esercitare una tecnica dilatoria, contraria agli impegni presi con il premier Mario Monti e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per concludere l'esame parlamentare dei maggiori provvedimenti pendenti entro Natale. "Tutto questo ha lo scopo di far ritardare la data delle elezioni", ha commentato il capogruppo del Pd Dario Franceschini. "Non possono usare il Parlamento, la legge di stabilità per i loro problemi" osserva il segretario del Pd Pier Luigi Bersani attacca sulle possibili dilazioni del Pdl rispetto alla fine della legislatura. Finora la data ritenuta più probabile per le elezioni è il 17 febbraio, ma alla condizione che Monti dia le dimissioni da presidente del Consiglio già alla fine di questa settimana.

Durante i lavori al Senato, nella giornata del 18 dicembre, è stata raggiunta intanto l'intesa sulle risorse per gli enti locali, che avranno a disposizione 1,4 miliardi in più nel 2013, 1,2 miliardi i comuni e 200 milioni le province.
L'intesa tra partiti e governo prevede che i tagli ai Comuni delle ultime manovre si riducano di 250 milioni. La revisione del Patto di stabilità garantirà altri 800 milioni, di cui 20 ai Comuni che hanno adottato il bilancio consolidato e 180 milioni alle amministrazioni sotto i 5.000 abitanti. A queste risorse si aggiungeranno 150 milioni per aumentare la dote del Fondo di solidarietà, che serve a garantire i servizi essenziali nei comuni di minori dimensioni.  In più, i minori vincoli di bilancio assicurano alle Province 200 milioni.  Sono sempre confermati, invece, gli 1,5 miliardi di minori trasferimenti alle Regioni.

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