Ddl stabilità, restano i tagli alle detrazioni fiscali

Politica

Nonostante le polemiche, rimane la retroattività delle decurtazioni agli sgravi. Salta la stretta sui permessi dei dipendenti pubblici per assistere familiari disabili. Fornero: "Pronti a modifiche in Parlamento". Ma i saldi devono restare invariati

Nonostante le critiche piovute sulla retroattività, il governo non rinvia i tagli sulle detrazioni fiscali contenuti nella legge di Stabilità e oggi 16 ottobre il testo arriverà al Quirinale. Il governo dice dunque no all'ipotesi di un rinvio dei tagli sugli sgravi: la modifica, studiata dai tecnici ministeriali, avrebbe comportato la cancellazione del calo della seconda aliquota Irpef, quella che dal 27% scenderà al 26%, stravolgendo l'impianto generale della Legge di Stabilità. Per il governo, poi, la misura realizza poi una "falsa retroattività", perché ha effetti di cassa solo nel 2013.
"La retroattività dei tagli agli sconti fiscali rimane" conferma anche il ministro del Lavoro Elsa Fornero, in un'intervista al Giornale Radio Rai. "La retroattività resta ma - aggiunge Fornero - non ci sarà la penalizzazione per i redditi medio-bassi che inizialmente si paventava".

Alcune modifiche, invece, sono state già decise dall'esecutivo su altri punti: non ci sarà la stretta sui permessi dei dipendenti pubblici per assistere i familiari disabili e nemmeno la tassazione delle pensioni di invalidità (confermata invece l'applicazione dell'Irpef su quelle di guerra). Altre novità potranno arrivare dalle Camere, ma si dovranno trovare coperture per oltre un miliardo di euro.

"Siamo aperti a modifiche in Parlamento alla legge di stabilità, questo sta nell'ordine delle regole istituzionali e democratiche" ha detto Elsa Fornero. "Io anzi - ha proseguito il ministro - mi auguro che le Camere modifichino eventualmente accentuando ancora il carattere di equità della manovra, ovviamente senza allentare il carattere di rigore finanziario che non possiamo permetterci di ridurre".

Nella giornata di ieri 15 ottobre era arrivata dai partiti una nuova raffica di richieste di modifica, ma il ministro Vittorio Grilli, tuttavia, ha difeso la sua legge. "A regime - ha spiegato - con la nostra manovra sull'Irpef, rimettiamo 6 miliardi nelle tasche degli italiani e ne riprendiamo 1,2 attraverso la riduzione delle detrazioni e delle deduzioni". In effetti la Relazione tecnica della Ragioneria generale che accompagna il testo conferma queste cifre. Ma il punto è che il taglio delle detrazioni colpisce per intero le famiglie e le fasce deboli mentre dell'alleggerimento dell'Irpef beneficiano soprattutto i redditi più alti. In continuità con le redistribuzione del reddito nazionale verso i ceti più alti perseguita dalle politiche economiche dell'ultimo decennio, e spesso evidenziata dalla Banca d'Italia. Un motivo che ha spinto il responsabile Economia del Pd, Stefano Fassina, a dire che Grilli "difende l'indifendibile".

Le nuove modifiche riguarderebbero sia il tetto di 3.000 euro per le detrazioni, sia la franchigia di 250 euro per detrazioni e deduzioni (che comunque non avrebbe toccato le spese sanitarie, le spese per le ristrutturazioni e quelle per gli interventi per il contenimento dei consumi energetici). Questo significa però trovare altre coperture perché, come ha spiegato Grilli - e in serata ribadito anche Palazzo Chigi - l'unica cosa che non si può modificare sono i saldi, in modo da raggiungere il pareggio di bilancio strutturale nel 2013.

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