Sconfitta pesantissima per Pdl e Lega. Terzo polo archiviato. E il Pd, unico partito a vincere, incapace di resistere a candidati anti-sistema come Orlando e Pizzarotti. Bilancio di guerra, alle Comunali. Con Grillo che incalza le forze politiche
Partiti da ricostruire, coalizioni da reinventare, consensi da recuperare. E’ un domani privo di certezze, quello che le forze politiche si trovano ad affrontare il giorno dopo le amministrative. C’è chi deve fare i conti con una vera e propria debacle, come Pdl e Lega. C’è chi è costretto a ripensare il percorso che prima aveva avviato, come l’Udc e il Terzo polo. C’è chi, come il Pd, può a buon diritto celebrare l'affermazione come primo partito del Paese, ma non è immune dai colpi del voto anti-sistema e sulla risposta che saprà dare può giocarsi la futura vittoria alle politiche 2013.
“Massacrato il centrodestra, abortito il Terzo polo, azzoppato il Pd”, riassume dal Pdl Guido Crosetto. Ed è proprio in questa sensazione di precarietà dei partiti, la vittoria di Beppe Grillo. Il comico trasforma infatti il ‘Vaffanculo’ pronunciato in piazza nel 2007 in un bottino elettorale di tutto rispetto. E da Parma, dove trionfa il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, consegna alle forze politiche il suo avviso di sfratto.
Da Stalingrado a Berlino – Nel chiamare a raccolta tutti i potenziali elettori del M5S, Grillo aveva definito Parma “la nostra piccola Stalingrado”. Perciò, dopo aver espugnato il capoluogo emiliano con quasi 20 mila voti di vantaggio sul centrosinistra, restando nella metafora della guerra contro la Germania nazista, il comico proclama: “Ora ci aspetta Berlino!”. E cioè, Roma. Il Parlamento. Le elezioni politiche 2013. Con i partiti, è sottinteso, a recitare la parte dei nazisti sconfitti.
“Riprendiamoci questo disgraziato Paese”, si infervora Grillo. E certo, il vento soffia a suo favore. Lo dimostra l’elezione dei primi quattro sindaci “5 Stelle” (a Parma, Comacchio, Mira e Sarego) e percentuali di voto a due cifre in diverse città. La valanga ‘anti-sistema’, insomma, ha iniziato la sua corsa. Fin dove si spingerà, dipenderà dalla capacità o meno dei partiti di elaborare in fretta una risposta credibile. Ma anche dall’abilità delle 5 Stelle nell’intercettare il voto di quel 50% di italiani che ai ballottaggi si sono rifugiati nell’astensione e soprattutto di fare breccia al Sud, dove i risultati del M5S si sono tenuti finora al di sotto delle attese.
Quel che resta del Pdl – Da tempo Silvio Berlusconi accarezzava l’idea di archiviare il Pdl, donandogli un nome più accattivante. Ma neanche il restyling immaginato dal Cavaliere potrebbe più bastare, dopo il disastro elettorale di queste comunali. Con la conquista al ballottaggio di 3 soli capoluoghi di provincia su 19 e la scomparsa persino dal Consiglio comunale di Parma (dove il Pdl ha ufficiosamente sostenuto il grillino Pizzarotti in chiave anti-Pd, ma nessun pidiellino è stato eletto).
“Gli elettori chiedono una nuova offerta politica”, afferma Angelino Alfano (che perde pure nella sua Agrigento). Ed è per questo che a via dell’Umiltà si starebbe accelerando quella “grande novità politica” annunciata prima del voto. Di certo più d’uno, come il deputato Osvaldo Napoli, avverte: “Il Pdl deve iniziare da oggi la sua traversata nel deserto. Cambiare il nome e simili iniziative sembrano tempo perso, davanti alla ghigliottina elettorale”.
La speranza dei vertici del partito (e dello stesso Berlusconi) sarebbe ancora quella di attirare a sé Pier Ferdinando Casini e Luca Cordero di Montezemolo, in una coalizione di moderati. Ma entrambi al momento sembrano tenersi le mani libere.
Le macerie del centro – All’indomani del primo turno, Casini ha “smontato il Terzo polo”, spazzato via dalle “macerie” che hanno travolto i moderati. Ora “il nostro progetto è molto chiaro – afferma dall’Udc Lorenzo Cesa - non dobbiamo scegliere né a destra né a sinistra, ma ricostruire un centro moderato”. Da Fli, però, Italo Bocchino la mette così: “E’ il momento di rilanciare con forza e in maniera organizzata il Terzo polo come alternativa al bipolarismo muscolare”. Cosa davvero accadrà, è tutto da vedere.
Ripartire da zero – Sette sconfitte su sette ballottaggi. Dopo gli scandali, la Lega riparte letteralmente da zero, anche sul piano elettorale. E Maroni punta il dito contro “la notizia dell’avviso di garanzia a Bossi e ai suoi figli” e le storie di “paghette e lauree”, che “hanno determinato un ulteriore allontanamento dalla Lega”. L’ex ministro dell’Interno ostenta comunque ottimismo sul futuro: “Si conclude la nostra traversata nel deserto. Con i congressi si apre una fase nuova che ci vedrà nuovamente protagonisti”. Ma l’ala ‘anti-maroniana’ e lo stesso Umberto Bossi non sembrano disposti a lasciare campo libero nel partito a Maroni. “Non è assolutamente vero che ho intenzione di abbandonare”, ha detto il Senatur. Mentre i ‘cerchisti’ in queste ore accusano Maroni di aver contribuito alla sconfitta elettorale, imponendo al partito la scelta di presentarsi solo, senza alleati, alle urne.
Vittoria senza se e senza ma – “Abbiamo vinto senza se e senza ma”, proclama Pier Luigi Bersani dopo i ballottaggi. E anche la sconfitta a Parma ad opera di Grillo è in realtà, sostiene, una “non vittoria”, perché prima quel Comune era governato dal centrodestra. Innegabile che il Pd sia non solo il primo partito del Paese, ma anche l’unico grande partito che regge alla forza d'urto di queste comunali 2012. Ma tra gli stessi democrat c’è chi, come il rottamatore Matteo Renzi, afferma che “vivono nell’iperuranio o su Marte” quelli che festeggiano una stra-vittoria. In particolare, il Pd non sembra riuscire a prevalere contro candidati ‘anti-sistema’ come Pizzarotti a Parma e Leoluca Orlando a Palermo.
Anche Bersani e suoi sono dunque chiamati a dare una risposta sul fronte da cui attacca Grillo. E intanto sarà per essi inevitabile tornare a parlare di alleanze. Con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro che continuano a battere sul tasto della ‘foto di Vasto’, e cioè la coalizione di centrosinistra (Pd-Idv-Sel) che ha fatto vincere in numerosi Comuni, ma fa storcere il naso ai moderati del Pd.
“Massacrato il centrodestra, abortito il Terzo polo, azzoppato il Pd”, riassume dal Pdl Guido Crosetto. Ed è proprio in questa sensazione di precarietà dei partiti, la vittoria di Beppe Grillo. Il comico trasforma infatti il ‘Vaffanculo’ pronunciato in piazza nel 2007 in un bottino elettorale di tutto rispetto. E da Parma, dove trionfa il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, consegna alle forze politiche il suo avviso di sfratto.
Da Stalingrado a Berlino – Nel chiamare a raccolta tutti i potenziali elettori del M5S, Grillo aveva definito Parma “la nostra piccola Stalingrado”. Perciò, dopo aver espugnato il capoluogo emiliano con quasi 20 mila voti di vantaggio sul centrosinistra, restando nella metafora della guerra contro la Germania nazista, il comico proclama: “Ora ci aspetta Berlino!”. E cioè, Roma. Il Parlamento. Le elezioni politiche 2013. Con i partiti, è sottinteso, a recitare la parte dei nazisti sconfitti.
“Riprendiamoci questo disgraziato Paese”, si infervora Grillo. E certo, il vento soffia a suo favore. Lo dimostra l’elezione dei primi quattro sindaci “5 Stelle” (a Parma, Comacchio, Mira e Sarego) e percentuali di voto a due cifre in diverse città. La valanga ‘anti-sistema’, insomma, ha iniziato la sua corsa. Fin dove si spingerà, dipenderà dalla capacità o meno dei partiti di elaborare in fretta una risposta credibile. Ma anche dall’abilità delle 5 Stelle nell’intercettare il voto di quel 50% di italiani che ai ballottaggi si sono rifugiati nell’astensione e soprattutto di fare breccia al Sud, dove i risultati del M5S si sono tenuti finora al di sotto delle attese.
Quel che resta del Pdl – Da tempo Silvio Berlusconi accarezzava l’idea di archiviare il Pdl, donandogli un nome più accattivante. Ma neanche il restyling immaginato dal Cavaliere potrebbe più bastare, dopo il disastro elettorale di queste comunali. Con la conquista al ballottaggio di 3 soli capoluoghi di provincia su 19 e la scomparsa persino dal Consiglio comunale di Parma (dove il Pdl ha ufficiosamente sostenuto il grillino Pizzarotti in chiave anti-Pd, ma nessun pidiellino è stato eletto).
“Gli elettori chiedono una nuova offerta politica”, afferma Angelino Alfano (che perde pure nella sua Agrigento). Ed è per questo che a via dell’Umiltà si starebbe accelerando quella “grande novità politica” annunciata prima del voto. Di certo più d’uno, come il deputato Osvaldo Napoli, avverte: “Il Pdl deve iniziare da oggi la sua traversata nel deserto. Cambiare il nome e simili iniziative sembrano tempo perso, davanti alla ghigliottina elettorale”.
La speranza dei vertici del partito (e dello stesso Berlusconi) sarebbe ancora quella di attirare a sé Pier Ferdinando Casini e Luca Cordero di Montezemolo, in una coalizione di moderati. Ma entrambi al momento sembrano tenersi le mani libere.
Le macerie del centro – All’indomani del primo turno, Casini ha “smontato il Terzo polo”, spazzato via dalle “macerie” che hanno travolto i moderati. Ora “il nostro progetto è molto chiaro – afferma dall’Udc Lorenzo Cesa - non dobbiamo scegliere né a destra né a sinistra, ma ricostruire un centro moderato”. Da Fli, però, Italo Bocchino la mette così: “E’ il momento di rilanciare con forza e in maniera organizzata il Terzo polo come alternativa al bipolarismo muscolare”. Cosa davvero accadrà, è tutto da vedere.
Ripartire da zero – Sette sconfitte su sette ballottaggi. Dopo gli scandali, la Lega riparte letteralmente da zero, anche sul piano elettorale. E Maroni punta il dito contro “la notizia dell’avviso di garanzia a Bossi e ai suoi figli” e le storie di “paghette e lauree”, che “hanno determinato un ulteriore allontanamento dalla Lega”. L’ex ministro dell’Interno ostenta comunque ottimismo sul futuro: “Si conclude la nostra traversata nel deserto. Con i congressi si apre una fase nuova che ci vedrà nuovamente protagonisti”. Ma l’ala ‘anti-maroniana’ e lo stesso Umberto Bossi non sembrano disposti a lasciare campo libero nel partito a Maroni. “Non è assolutamente vero che ho intenzione di abbandonare”, ha detto il Senatur. Mentre i ‘cerchisti’ in queste ore accusano Maroni di aver contribuito alla sconfitta elettorale, imponendo al partito la scelta di presentarsi solo, senza alleati, alle urne.
Vittoria senza se e senza ma – “Abbiamo vinto senza se e senza ma”, proclama Pier Luigi Bersani dopo i ballottaggi. E anche la sconfitta a Parma ad opera di Grillo è in realtà, sostiene, una “non vittoria”, perché prima quel Comune era governato dal centrodestra. Innegabile che il Pd sia non solo il primo partito del Paese, ma anche l’unico grande partito che regge alla forza d'urto di queste comunali 2012. Ma tra gli stessi democrat c’è chi, come il rottamatore Matteo Renzi, afferma che “vivono nell’iperuranio o su Marte” quelli che festeggiano una stra-vittoria. In particolare, il Pd non sembra riuscire a prevalere contro candidati ‘anti-sistema’ come Pizzarotti a Parma e Leoluca Orlando a Palermo.
Anche Bersani e suoi sono dunque chiamati a dare una risposta sul fronte da cui attacca Grillo. E intanto sarà per essi inevitabile tornare a parlare di alleanze. Con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro che continuano a battere sul tasto della ‘foto di Vasto’, e cioè la coalizione di centrosinistra (Pd-Idv-Sel) che ha fatto vincere in numerosi Comuni, ma fa storcere il naso ai moderati del Pd.