Da Genova a Parma, valzer delle alleanze verso i ballottaggi

Politica
I due sfidanti al ballottaggio di Parma: Vincenzo Bernazzoli (Pd) e Federico Pizzarotti (M5S)
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Il 20 e 21 maggio si torna alle urne per eleggere il sindaco in diversi comuni. Pochi apparentamenti ufficiali. Endorsement dell’Udc per Orlando, Lega e Pdl divisi ovunque. E in Emilia, per fare uno sgambetto al Pd, c’è chi potrebbe votare il “grillino”

di Daniele Troilo

Un voto al centro, un altro a sinistra, l’ultimo un po’ più a destra. E con i grillini come si fa? È il dilemma che sembra turbare i principali partiti alle prese con i ballottaggi. Il secondo turno delle amministrative si terrà il 20 e 21 maggio, ma domenica 13 è scaduto il termine per gli apparentamenti. Quelli ufficiali, si intende. Perché sotto sotto è ancora tutto un ribollire di iniziative, proclami e veti incrociati.
Tre le città più grandi in cui si vota: Parma, Genova, Palermo. Poi, certo, ci sono anche L’Aquila, Monza, Como e così via.

La situazione più incandescente è in Emilia. A Parma al primo turno si è verificato l’impensabile: il candidato del Movimento 5 Stelle, Federico Pizzarotti, ha superato l’ex sindaco Elvio Ubaldi ed è volato al ballottaggio dove dovrà sfidare il Pd Vincenzo Bernazzoli. Qui non ci sarà nessun apparentamento ufficiale, ma il Pdl locale è in fermento. Il coordinatore regionale del partito azzurro, Filippo Berselli, nei giorni scorsi ha sibilato: “Non è escluso che i nostri elettori preferiscano il candidato grillino”. Una frase che non è piaciuta ad alcuni dirigenti (Maurizio Lupi in primis), ma non deve essere dispiaciuta a Pizzarotti che però chiarisce: “I voti sono degli elettori, non dei partiti”.
Situazione decisamente più ortodossa a Genova, dove Marco Doria (Sel) sfiderà il centrista Enrico Musso. Le percentuali del primo turno sono schiaccianti: 48,4% contro 14,9% in favore del candidato di centrosinistra. Ma non è detta l’ultima parola. Tutti si chiedono che fine faranno i voti del grillino Paolo Putti (13,9%) mentre è certo il sostegno del Pdl al candidato del Terzo polo.
Si arriva così a Palermo, la città in cui Leoluca Orlando ha sbaragliato tutti. Forte del 47,4% del primo turno, l’ex sindaco potrà godere anche dell’appoggio dell’Udc, dopo l’endorsement del segretario regionale Gianpiero D’Alia. Dall’altra parte c’è il vincitore delle primarie di centrosinistra, Fabrizio Ferrandelli, a cui è rimasto il sostegno ufficiale del Pd, ma che difficilmente potrà contare su i voti di tutti gli iscritti. Una parte della base, infatti, ha già votato al primo turno per Orlando e potrebbe farlo anche al ballottaggio. Così come molti elettori del Pdl, orfani del loro candidato, Massimo Costa, rimasto fermo al primo turno all’11,2% (GUARDA LA MAPPA ELETTORALE DI PALERMO).

Resta da capire cosa succederà nelle altre città. A L’Aquila il sindaco uscente, Massimo Cialente, sfiderà il centrista, Giorgio De Mattesis, il quale potrà contare al ballottaggio su gran parte dei voti del Pdl. Il 20 e 21 maggio si voterà anche in altre città più piccole, ma non meno importanti. Tra queste ci sono sicuramente Como e Monza, dove il Pd potrebbe trarre beneficio dalla rottura dell’asse Pdl-Lega. A nulla sono valsi i tentativi di riavvicinamento in vista dei ballottaggi: Bobo Maroni ha risposto picche agli inviti del governatore lombardo Roberto Formigoni.
Un rifiuto che rischia di togliere qualsiasi speranza di tentare un recupero a Sesto San Giovanni, tornata al ballottaggio dopo 18 anni sull’onda delle inchieste che hanno coinvolto l’ex Pd Filippo Penati e la giunta guidata dal sindaco Giorgio Oldrini. Il candidato sindaco del centrosinistra Monica Chittò parte da un incoraggiante 46,2% del primo turno. La sfidante Franca Landucci (Pdl–La Destra) si era invece fermata 16,9%

Ad essersi fermate per un attimo sono state anche le elezioni a Catanzaro. Dopo giorni di stallo, a causa di accuse di brogli e interventi della Procura, lo spoglio definitivo si è concluso con la vittoria al primo turno di Sergio Abramo (Pdl). Tutto finito? Non si direbbe. I pm hanno disposto il sequestro delle schede elettorali. La parola fine non è stata ancora pronunciata.

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