Semplificazioni, il governo incassa la fiducia alla Camera

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Con 479 sì, 75 no e 7 astenuti la maggioranza conferma il suo appoggio all'esecutivo. Contro votano la Lega e l'idv, che accusa Monti di aver "ridotto il Parlamento a figurina". Martedì 13 il voto definitivo sul testo della legge

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La Camera ha votato la fiducia sul decreto semplificazioni. I sì sono stati 479, i no 75, gli astenuti sette. Presenti alla votazione 561 deputati, i votanti sono stati 554. Il provvedimento semplifica, tra l'altro, le procedure per cambi di residenza, rinnovo documenti e domanda di partecipazione a concorsi pubblici, pone le basi per unificare i controlli amministrativi sulle imprese e riduce gli adempimenti in materia ambientale.
Negli ultimi giorni il testo, per quanto riguardava la stabilizzazione dei precari della scuola, aveva creato una certa tensione tra il governo e il Pd. Tensione scioltasi con il raggiungimento di un compromesso che stabilisce che gli organici della scuola saranno decisi non solamente sulla base della popolazione scolastica, ma "nei limiti di risparmi di spesa accertati".

Le dichiarazioni di voto
- Contro ha votato la Lega Nord, che ha parlato di due pesi e due misure. "Tutto quello che non era ammesso per il governo precedente lo è per quello attuale. Voteremo convintamente contro la fiducia a questo governo" ha dichiarato il leghista Giovanni Fava. Contro la fiducia sul maxiemendamento ha votato anche l'Italia dei Valori, che ha accusato il governo Monti "di aver ridotto il Parlamento a figurina".
Fiducia convinta invece dalle forze che compongono la maggioranza. Dal Pd arriva un "sì alla fiducia con grande soddisfazione", come dice il capogruppo dei Democratici in commissione Attività produttive alla Camera Andrea Lulli che, intervenendo in Aula, rivendica  il lavoro fatto durante l'esame parlamentare, a partire dalle misure sulla scuola: "E' stata una battaglia importante. La scuola - dice - è una priorità per rilanciare lo sviluppo". Certo, ci sono ancora "nodi irrisolti" come quello dei rapporti "fra Stato e cittadini", sottolinea l'esponente del Pd. "Bisogna fare sì che lo Stato diventi un amico", altrimenti a essere "penalizzata sarà sempre - conclude - la brava gente". Sì convinto anche dall'Udc che, per bocca della deputata Anna Teresa Formisano, chiede però al governo "più coraggio", in particolare nell'affrontare la questione del lavoro dei giovani e nelle liberalizzazioni, per le quali "l'esame in Senato del decreto ha mostrato esistere molte resistenze". Dal Pdl, che vota la fiducia, arriva solo il distinguo del deputato Rocco Ghirlanda che dice no in polemica per l'introduzione dell'Imu per i beni della Chiesa. Più insofferente il sì dell'Api, la forza centrista guidata da Francesco Rutelli, che "richiama l'esecutivo a non approfittare della decretazione d'urgenza per approvare provvedimenti omnibus che avviliscono i rapporti tra governo e Parlamento".

Le ultime modifiche - Stop al recupero di coloro che hanno superato il concorso per dirigente scolastico ma non sono rientrati nel contingente del corso di formazione. Il 7 marzo è saltato l'emendamento al dl semplificazioni approvato dalle commissioni competenti che prevedeva che i dirigenti scolastici risultati idonei al concorso, esclusi dal corso di formazione, fossero immessi in ruolo, previo corso di formazione e superamento di un colloquio. Era inoltre previsto che fosse affidato il posto di preside per un anno a chi ha pendente un contenzioso sulla partecipazione a concorsi di dirigente scolastico: anche questa norma è stata abrogata. Altre modifiche sono state apportate in extremis prima dell'approdo del provvedimento in aula, oltre a quella sulla stabilizzazione dei precari della scuola che ha creato forti tensioni tra Parlamento e governo: salta la promozione della telemedicina, in quanto sarebbe impossibile attuarla senza maggiori oneri per la finanza pubblica come invece prevedeva l'emendamento approvato; passa da 4 a 3 anni il periodo di sperimentazione per la Scuola di dottorato del Gran Sasso e la spesa prevista passa da 13 a 12 milioni.

Le prossime tappe - Alle 15 di martedi 13 marzo si inizieranno a votare gli ordini del giorno, dalle 18 le dichiarazioni di voto. Alle 19,30 il voto finale sul provvedimento.

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