Dopo la manovra, per il premier, ospite di Che tempo che fa, è il momento di ridurre i privilegi e modernizzare il mercato del lavoro. E sulla Rai dice: "Qualche settimana e vedrete". Mentre la riforma della legge elettorale "spetta alle forze politiche"
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Monti: le mani in tasca agli italiani le mettono gli evasori
“Dal punto di vista dei conti non occorrono altre manovre, quello che occorre sono operazioni meno indigeste, volte a far crescere l’economia", misure, che creeranno "più spazi per la concorrenza e il merito in diversi settori". Così il premier Mario Monti, ospite di 'Che tempo che fa' parla delle prossime mosse dell'esecutivo.
E' un governo "strano", dice il premier, "quello che ho l’onore di presiedere, che può permettersi di chiamare un po’ tutti a disarmare privilegi". "Sì tratta - spiega il premier - di ridurre quelle protezioni, quei diversi modi in cui ogni categoria in Italia più che in altri Paesi cerca di avvantaggiare chi è incluso nella roccaforte rispetto a chi è fuori. Dobbiamo agire su diversi fronti".
Liberalizzazioni dunque ("entro l'Eurogruppo del 23 gennaio presenteremo un primo pacchetto di decisioni") e modernizzazione del mercato del lavoro tra le priorità del governo, che promette "sferzate" anche ai grandi gruppi, nel campo di energia e trasporti, per garantire maggiore concorrenza al mercato.
Sul tema del lavoro, a proposito di una possibile riforma dell'articolo 18, Monti spiega: "Niente dev'essere considerato un tabù, i simboli sono importanti, ma in questo momento abbiamo un disperato bisogno di lavoro, non precario, per i giovani, non di simboli".
E circa il rischio del crollo dell’euro: "L’euro - dice Monti - non è in crisi come moneta, ha mantenuto il potere d’acquisto in Europa e ha retto nel rapporto col dollaro. Il problema sono gli squilibri nelle finanze pubbliche di vari paesi dell’Eurozona". "L’Italia - continua - si trova in una situazione difficile perché il debito è molto elevato rispetto al Pil, ma incoraggiante perché, negli anni recenti e in particolare negli ultimi due mesi, il comportamento del settore pubblico è molto più virtuoso".
A proposito della lotta all'evasione, poi, secondo Monti: "Bisogna fare due cose che possono sembrare contraddittorie: rispettare la ricchezza" e al tempo stesso condurre "una lotta senza quartiere all'evasione", che "rovina l'immagine dell'Italia all'estero".
A proposito, invece, di un accordo con la Svizzera sui capitali italiani espatriati, il premier chiarisce: "Stiamo guardando a questo argomento", ma "Germania e Gran Bretagna hanno fatto qualcosa che l'Ue non ha gradito: accordi bilaterali".
Monti, su domanda di Fazio, ha parlato anche della Rai: "La Rai è una forza del panorama culturale e civile che ha bisogno di ulteriori passi avanti: mi dia qualche settimana e vedrà". Il premier garantisce invece che il suo governo non si occuperà della riforma della legge elettorale: "spetta alle forze politiche", che devono ritrovare il clima di dialogo.
"Io provo pena per i politici che sono così trattati male dalla opinione pubblica", continua, il mio compito è "anche favorire una riconciliazione tra la classe politica e l'opinione pubblica".
Le reazioni politiche - "Sulle liberalizzazioni, Monti cerca di dire e non dire, aspetteremo pazientemente il 23 gennaio" commenta polemico il leader dell'Idv Di Pietro dopo l'intervento del premier a 'Che tempo che fa', mentre Quagliarello (Pdl) avverte: "Terremo il governo sulla corda". Il capogruppo del Popolo della libertà alla Camera Cicchitto invece polemizza sul tema della Rai: "E' noto a tutti che sul piano istituzionale il rapporto è fra il Parlamento e la Rai e non, come era in un lontano passato, quello della dipendenza della Rai da un governo, ragion per cui è auspicabile che l'Esecutivo abbia rispetto alla Rai lo stesso comportamento che Monti ha affermato di voler osservare rispetto sulla legge elettorale". Tifa invece per la privatizzazione della Rai il leghista Garavaglia.
Ascolta le reazioni alle parole di Monti
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E' un governo "strano", dice il premier, "quello che ho l’onore di presiedere, che può permettersi di chiamare un po’ tutti a disarmare privilegi". "Sì tratta - spiega il premier - di ridurre quelle protezioni, quei diversi modi in cui ogni categoria in Italia più che in altri Paesi cerca di avvantaggiare chi è incluso nella roccaforte rispetto a chi è fuori. Dobbiamo agire su diversi fronti".
Liberalizzazioni dunque ("entro l'Eurogruppo del 23 gennaio presenteremo un primo pacchetto di decisioni") e modernizzazione del mercato del lavoro tra le priorità del governo, che promette "sferzate" anche ai grandi gruppi, nel campo di energia e trasporti, per garantire maggiore concorrenza al mercato.
Sul tema del lavoro, a proposito di una possibile riforma dell'articolo 18, Monti spiega: "Niente dev'essere considerato un tabù, i simboli sono importanti, ma in questo momento abbiamo un disperato bisogno di lavoro, non precario, per i giovani, non di simboli".
E circa il rischio del crollo dell’euro: "L’euro - dice Monti - non è in crisi come moneta, ha mantenuto il potere d’acquisto in Europa e ha retto nel rapporto col dollaro. Il problema sono gli squilibri nelle finanze pubbliche di vari paesi dell’Eurozona". "L’Italia - continua - si trova in una situazione difficile perché il debito è molto elevato rispetto al Pil, ma incoraggiante perché, negli anni recenti e in particolare negli ultimi due mesi, il comportamento del settore pubblico è molto più virtuoso".
A proposito della lotta all'evasione, poi, secondo Monti: "Bisogna fare due cose che possono sembrare contraddittorie: rispettare la ricchezza" e al tempo stesso condurre "una lotta senza quartiere all'evasione", che "rovina l'immagine dell'Italia all'estero".
A proposito, invece, di un accordo con la Svizzera sui capitali italiani espatriati, il premier chiarisce: "Stiamo guardando a questo argomento", ma "Germania e Gran Bretagna hanno fatto qualcosa che l'Ue non ha gradito: accordi bilaterali".
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"Io provo pena per i politici che sono così trattati male dalla opinione pubblica", continua, il mio compito è "anche favorire una riconciliazione tra la classe politica e l'opinione pubblica".
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