Napolitano: conciliare competizione e giustizia sociale

Politica

Richiamo del presidente della Repubblica, che in una lettera al direttore della rivista Reset, avverte: "Un nuovo stato sociale deve fare i conti col mercato". Vanno colpite, aggiunge, le "degenerazioni parassitarie del Welfare all'italiana"

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Crisi, sviluppo, giustizia sociale. Temi caldi della politica italiana e temi cari al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che in una lettera al direttore della rivista Reset pubblicata su La Repubblica lancia un nuovo monito: "Nella crisi leader europei in affanno. Ora serve più coraggio". Questo il titolo della riflessione del capo dello Stato, che analizza la lezione di Luigi Einaudi a 50 anni dalla morte e riflette sulla domanda dello storico inglese Tony Judt sui giganti di un tempo e i pigmei di oggi nella politica europea.

Di seguito alcuni passaggi del lungo messaggio del presidente della Repubblica.

"Leader europei in affanno" - Nella "crisi incalzante dell'euro", scrive Napolitano, le leadership europee oggi "appaiono palesemente inadeguate anche a causa di un generale arretramento culturale e di un impoverimento della vita politica democratica, che hanno congiurato nel provocare fatali ripiegamenti su meschini e anacronistici orizzonti e pregiudizi nazionali". (...)
E aggiunge: "Per reagire ai rischi che ciò comporta, è importante recuperare apporti di cultura politica che costituiscono preziosi giacimenti ancora insufficientemente esplorati: e farlo innanzitutto paese per paese, a cominciare da noi in Italia. Di qui anche la riflessione di Reset, che vivamente apprezzo, sull'eredità, sugli insegnamenti di Luigi Einaudi (vedi Reset 127-ndr)". (...)

Un nuovo Stato sociale per fare i conti col mercato - "Particolarmente acuta - aggiunge - è oggi per le forze riformiste l'esigenza di perseguire nuovi equilibri, sul piano delle politiche economiche e sociali, tra i condizionamenti ineludibili della competizione in un mondo radicalmente cambiato e valori di giustizia e di benessere popolare, divenuti concrete conquiste in termini di diritti e garanzie attraverso la costruzione di sistemi di Welfare State in Italia e in Europa".
"Con i Trattati di Roma del 1957 e la nascita del Mercato Comune - prosegue -, furono riconosciuti e assunti dall'Italia i fondamenti dell'economia di mercato, i principi della libera circolazione, le regole della concorrenza; quelle che ancor oggi vengono denunciate come omissioni o come chiusure schematiche proprie della trattazione dei 'Rapporti economici' nella Costituzione repubblicana, vennero superate nel crogiuolo della costruzione comunitaria e del diritto comunitario".

Parassitismi -
"Ora che a minare la sostenibilità di quella grande e irrinunciabile conquista che è stata la creazione dell'euro, l'odissea concorre fortemente la crisi dei debiti sovrani di diversi Stati trai quali l'Italia, è diventata ineludibile una profonda, accurata operazione di riduzione e selezione della spesa pubblica, anche in funzione di un processo di sburocratizzazione e risanamento degli apparati istituzionali e del loro modus operandi. Tale discorso non può non investire le degenerazioni parassitarie del «Welfare all'italiana», rifondando motivazioni, obiettivi e limiti delle politiche sociali, ovvero rimodellandole in coerenza con l'epoca della competizione globale e con le sfide che essa pone all'Italia". (...)

Recupero della moralità nella politica italiana  - "Il «recupero» di cui parlo dovrebbe essere parte di quel rinnovato sforzo di qualificazione culturale e morale della politica italiana ed europea, la cui necessità ho richiamato - caro Direttore - come punto di partenza di questa mia lettera. Non possiamo ormai che riflettere sull'Italia guardando all'Europa: anche così tornando a incontrare Einaudi, come grande anticipatore e assertore di quella prospettiva di unione federale dell'Europa che oggi siamo chiamati a rilanciare mirando con coraggio einaudiano al più coerente superamento del dogma e del limite delle sovranità nazionali".

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