Governo Monti, se il cambio di passo arriva anche sul Web

Politica
Il primo tweet del ministro Fabrizio Barca, da poco sbarcato sul servizio di microblogging. Insieme al ministro Giulio Terzi è molto attivo su Twitter.
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Mentre i primi membri dell’esecutivo sbarcano sul sito di microblogging, sulle pagine web di Palazzo Chigi iniziano i traslochi di tutte le risorse relative al governo Berlusconi. Che ora sono finite nella sezione “siti archeologici”

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di Nicola Bruno

Tre settimane forse sono davvero poche per capire se anche nella comunicazione online il Governo Monti intende dare un segnale di cambiamento. Certo è che all’occhio della rete non sfugge mai nulla. E così, quando un utente ha consultato la sezione “Dossier” di Governo.it (che solitamente ospita approfondimenti su tutte le attività dell’esecutivo) e non ha trovato i documenti relativi al governo Berlusconi ha subito scritto su Twitter: “Su Governo.it sono stati cancellati tutti i Dossier di approfondimento pubblicati prima dell'arrivo di Monti #idiozia”, aggiungendo poi: “E’ come se un nuovo governo chiudesse le strade o gli aeroporti fatti dal precedente”.

SITI ARCHEOLOGICI - In realtà, come da prassi, i documenti in questione sono ricomparsi qualche giorno dopo nella sezione “Siti Archeologici” di Palazzochigi.it. Che non ha niente a che vedere con i beni culturali e gli scavi di Pompei, ma è appunto un enorme archivio in cui vengono trasferiti tutti i siti dei precedenti governi e ministeri dal 1997 in poi. E così, cliccando sul “sito archeologico” dell’ultimo esecutivo Berlusconi si possono ora trovare tutti i dossier, i comunicati stampa e gli altri documenti pubblicati nel periodo maggio 2008 - dicembre 2011. Una soluzione che forse non aiuta i cittadini alla ricerca di informazioni online (il motore di ricerca del nuovo Governo.it non restituisce i risultati dei precedenti governi, bisogna andare su ciascun sito archeologico per recuperarli), ma che rappresenta una sorta di “spoil system 2.0”: a ciascun governo la sua comunicazione online.  
Una linea, questa, adottata anche da Barack Obama negli Stati Uniti, con un tempismo ancora maggiore. Quando infatti si è insediato alla Casa Bianca, dal sito Change.gov sono scomparse molte informazioni relative all’ex presidente Bush, la cui biografia ufficiale è stata anche pesantemente ritoccata. Anche qui, però, l’occhio vigile della rete ha subito notato i cambiamenti, grazie al software “Change Tracker” realizzato dal sito web ProPublica proprio per monitorare tutti i cambiamenti sulle pagine ufficiali di Obama. Anche in questo caso, tra gli utenti statunitensi ci furono molte proteste, non tanto per le modifiche, quando perché il tutto venne fatto senza nessuna trasparenza.

TWITTER AL MINISTERO - Se si escludono i trasferimenti sui siti archeologici, la maggior parte dei contenuti (come ad esempio le biografie dei nuovi ministri e sottosegretari sul sito Governo.it o i contatti dell’ufficio stampa) sono ancora in via di aggiornamento. Dalle pagine del premier a quelle dei singoli Ministeri, l’impostazione grafica e l’organizzazione delle informazioni è all’insegna della continuità con quella del governo Berlusconi 4 (che aveva invece introdotto una nuova grafica rispetto a quella di Prodi 2). L’unica novità riguarda l’adozione di strumenti di interazione diretta con i cittadini. Se all’indomani della nomina del governo Monti nessun ministro risultava attivo sui social network, nelle ultime settimane ben due membri dell’esecutivo hanno aperto un profilo ufficiale su Twitter: si tratta del ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi e di quello per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca.

Entrambi adesso segnalano l’account sulle rispettive pagine ufficiali del Governo (Franco Frattini aveva un profilo Twitter ma non lo segnalava) e, seppur ammettendo di muovere i primi passi in questo ambiente, sono entrambi attivi con aggiornamenti, foto, hashtag e risposte agli utenti. Una scelta accolta con favore da molti cittadini che usano il servizio di microblogging per aggiornarsi in tempo reale sulla politica, ma che è stata anche criticata da alcuni osservatori, secondo cui “esiste la politica prima dei principi dell’ingenuità digitale. Il ministro faccia il ministro. E parli con le conferenze stampa (...) La digitalizzazione democratica non è il salto populista del dialogo diretto, come la trasparenza non è uno strip tease”. Se proprio si vuole essere 2.0 senza cedere ai ritmi frenetici dei messaggi da 140 battute, si può sempre seguire l’esempio del sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, che non ha un account Twitter ma promette di continuare a usare il suo blog per restare in contatto cittadini: “La situazione è veramente difficile, il tempo è poco (...) Proverò a raccontare, di questo e anche di alcune cose divertenti che accadono a uno come me”.

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