"Il premier lasci", ma la lettera del Pdl diventa un giallo

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Un gruppo di deputati avrebbe scritto a Silvio Berlusconi per chiedere un suo passo indietro e favorire l'allargamento della maggioranza ai moderati. Sospetti sugli uomini di Pisanu e Scajola. Ma tutti smentiscono. LA RASSEGNA STAMPA

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"Non commento documenti fantomatici, senza firme". E' questa la linea scelta dai fedelissimi del presidente del Consiglio, come testimoniano le parole pronunciate dal segretario del Pdl Angelino Alfano, che nega e minimizza la voci che circolano su una presunta lettera scritta al premier da un gruppo di deputati interni al partito per chiederne le dimissioni.
Ma nel Pdl sarebbe già in corso la caccia ai possibili firmatari, per bloccare l'iniziativa sul nascere. E sui quotidiani in edicola venerdì 28 ottobre si ipotizzano anche i nomi degli autori dell'appello ad allargare la maggioranza ai moderati parlamentari.

E' giallo sulla lettera - "Pdl, ultimo affondo degli scontenti pronta una lettera a Berlusconi" titola Repubblica a pagina 2; "Lettera pro dimissioni. Ma nel Pdl tutti smentiscono" scrive il Corriere della Sera a pagina 9.
La missiva, a quanto si apprende, sarebbe stata messa a punto mercoledì 26 ottobre in un ristorante romano. Attorno al tavolo si sarebbero ritrovati una decina di parlamentari. Tra i 'malpancisti' spunterebbero i nomi di Saro, Pisanu, Amato, Santini, Lauro, Del Pennino e a sponsorizzare l'iniziativa politica sarebbero, secondo fonti parlamentari del partito, anche Dini e Urbani. Nella missiva si chiederebbe a Silvio Berlusconi di fare un passo indietro per favorire la costituzione di un esecutivo che sia in grado di affrontare le emergenze e di rispondere agli appelli dell'Europa.

"Alla fine - scrive Paola di Caro sul Corsera - non ne rivendica la paternità nessuno, anzi ne prendono le distanze. Ma la cosiddetta 'lettera degli scontenti del Pdl' (...) ha scombussolato la giornata politica, portando nuovi dubbi sulla tenuta del governo". E aggiunge: "Il primo a smentire ogni vicinanza alla lettera è stato lo stesso Pisanu, seguito via via da Dini, Lauro, e un po' tutti i presunti firmatari. Gli scajolani poi si sono chiamati fuori fin dall'inizio:'noi pensiamo che semmai si possa fare un appello a casini perché si aggiunga a noi, ma chiedere oggi un passo indietro al premier che ha scritto la lettera approvata dall'Europa alla quale vogliamo dar seguito non avrebbe senso' dice Ignazio Abrignani".

Dieci deputati decisi a dire addio a Silvio - Secondo il giornalista di Repubblica Claudio Tito sarebbero dieci i deputati "decisi a dire addio a Silvio". "Una rivolta che taglia trasversalmente i gruppi parlamentari di Camera e Senato. E che annovera tra i ribelli anche figure di spicco del Popolo della libertà come Roberto Antonione, ex coordinatore nazionale di Forza Italia".
Sarebbero, inoltre, tre i punti della missiva. "No a elezioni anticipate, no a ribaltoni, sì a un nuovo governo con la più ampia maggioranza possibile".

Un esecutivo di larghe intese - A chiedere l'allargamento della maggioranza nei
giorni scorsi sono stati i deputati Sardelli, Milo, Gava e Destro. Ma pure tra gli scajoliani c'è chi avverte la necessità di svoltare pagina. "La crisi - dice Roberto Antonione - non ci permette più di perdere tempo. Occorre aprire ad una nuova fase e costruire poi una coalizione per giocarci la partita delle prossime elezioni". Antonione riferisce che molti parlamentari sono contrari all'ipotesi delle urne l'anno prossimo. "Non ci possiamo mica suicidare con le elezioni anticipate, non possiamo - aggiunge - giocare una partita per perdere ma per vincere".
Per questo motivo i 'frondisti' sostengono che sia arrivato il momento di un cambiamento.

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