A turbare l'umore del premier, che non si è recato in Senato per seguire le ultime fasi del voto sul decreto, ci sarebbe la preoccupazione per le nuove intercettazioni che potrebbero arrivare da Bari. Con ricadute a livello internazionale
Guarda anche:
Via libera alla manovra in Senato
Tensione davanti al Senato, scontri e fumogeni: FOTO
Il via libera del Senato alla manovra economica che da giovedì 8 settembre approderà alla Camera per l'ultimo passaggio soddisfa Silvio Berlusconi ma non lo rasserena. A turbare l'umore del Cavaliere, che non si è recato a palazzo Madama per seguire le ultime fasi del voto sul decreto, è di nuovo la preoccupazione delle intercettazioni che arrivano da Bari.
Dopo il caso Ruby, all'esame della giunta di Montecitorio, il Cavaliere si trova a dover fare i conti con le notizie di sue conversazioni telefoniche con Valter Lavitola e Gianpaolo Tarantini, accusato di estorsione ai danni del capo del governo. A tutto ciò si aggiunge il gelo con Giulio Tremonti e alcuni settori del Carroccio dopo il lungo braccio di ferro sull'impostazione del decreto.
Martedì il presidente del Consiglio sarà ascoltato dai pm di Napoli a Palazzo Chigi come persona informata dei fatti ma a innervosire il Cavaliere, si ragiona in ambienti del Pdl, è il rischio che una nuova ondata di intercettazioni possa occupare le prime pagine dei giornali con ricadute anche a livello internazionale. Una situazione non certo semplice, che lo porta a sfogarsi con i suoi fedelissimi: Sono ormai tre anni - avrebbe detto a più di qualche interlocutore - che sono stato preso di mira. Si tratta della solita giustizia ad orologeria.
Questa volta però ad irritare ancora di più il capo del governo è l'irrompere della vicenda mentre l'economia italiana è nel mirino degli speculatori. Che il peggio non sia passato lo mette in chiaro anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta che arriva a parlare di "settimane difficili e amare".
In attesa dei dettagli delle conversazioni con Lavitola e Tarantini, il Cavaliere prova a bloccare l'utilizzo delle intercettazioni sul caso Ruby al momento all'esame della Giunta per le Autorizzazioni della Camera. L'obiettivo, spiegano in ambienti parlamentari, è quello di arrivare ad evidenziare un conflitto tra Camera e tribunale di Milano. Conflitto che, sollevato davanti alla Consulta, potrebbe ritardare non di poco i tempi del giudizio immediato disposto da pm e Gip milanesi nei confronti del Cavaliere.
Le grane giudiziarie però non solo le uniche. Se è vero che ora l'imperativo per tutta la maggioranza è l'approvazione in tempi rapidi della manovra, nel Pdl e nella Lega si affilano le armi.
La richiesta che il ministro dell'Interno Beppe Pisanu fa a Berlusconi di farsi da parte a favore di un governo di "larghe intese" fa discutere. Ai mal di pancia piedellini va aggiunto il malumore di una parte della Lega che fa riferimento a Roberto Maroni, decisamente irritato per come è stata gestita dal governo fino ad ora la partita delle pensioni.
Fino al via libera definitivo della manovra le carte restano coperte in attesa poi di capire quale sarà l'atteggiamento del Carroccio sul caso Milanese ma, anche sulla questione delle intercettazioni.
A chiudere il cerchio c'è poi il capitolo Giulio Tremonti. Nonostante le modifiche alla manovra, a detta dei più maligni, abbiano indebolito il titolare del Tesoro, la paura è che dopo il sì di Montecitorio al decreto, la tensione tra il premier e il professore possa riaccendersi andando oltre il gelo latente di queste ore.
Via libera alla manovra in Senato
Tensione davanti al Senato, scontri e fumogeni: FOTO
Il via libera del Senato alla manovra economica che da giovedì 8 settembre approderà alla Camera per l'ultimo passaggio soddisfa Silvio Berlusconi ma non lo rasserena. A turbare l'umore del Cavaliere, che non si è recato a palazzo Madama per seguire le ultime fasi del voto sul decreto, è di nuovo la preoccupazione delle intercettazioni che arrivano da Bari.
Dopo il caso Ruby, all'esame della giunta di Montecitorio, il Cavaliere si trova a dover fare i conti con le notizie di sue conversazioni telefoniche con Valter Lavitola e Gianpaolo Tarantini, accusato di estorsione ai danni del capo del governo. A tutto ciò si aggiunge il gelo con Giulio Tremonti e alcuni settori del Carroccio dopo il lungo braccio di ferro sull'impostazione del decreto.
Martedì il presidente del Consiglio sarà ascoltato dai pm di Napoli a Palazzo Chigi come persona informata dei fatti ma a innervosire il Cavaliere, si ragiona in ambienti del Pdl, è il rischio che una nuova ondata di intercettazioni possa occupare le prime pagine dei giornali con ricadute anche a livello internazionale. Una situazione non certo semplice, che lo porta a sfogarsi con i suoi fedelissimi: Sono ormai tre anni - avrebbe detto a più di qualche interlocutore - che sono stato preso di mira. Si tratta della solita giustizia ad orologeria.
Questa volta però ad irritare ancora di più il capo del governo è l'irrompere della vicenda mentre l'economia italiana è nel mirino degli speculatori. Che il peggio non sia passato lo mette in chiaro anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta che arriva a parlare di "settimane difficili e amare".
In attesa dei dettagli delle conversazioni con Lavitola e Tarantini, il Cavaliere prova a bloccare l'utilizzo delle intercettazioni sul caso Ruby al momento all'esame della Giunta per le Autorizzazioni della Camera. L'obiettivo, spiegano in ambienti parlamentari, è quello di arrivare ad evidenziare un conflitto tra Camera e tribunale di Milano. Conflitto che, sollevato davanti alla Consulta, potrebbe ritardare non di poco i tempi del giudizio immediato disposto da pm e Gip milanesi nei confronti del Cavaliere.
Le grane giudiziarie però non solo le uniche. Se è vero che ora l'imperativo per tutta la maggioranza è l'approvazione in tempi rapidi della manovra, nel Pdl e nella Lega si affilano le armi.
La richiesta che il ministro dell'Interno Beppe Pisanu fa a Berlusconi di farsi da parte a favore di un governo di "larghe intese" fa discutere. Ai mal di pancia piedellini va aggiunto il malumore di una parte della Lega che fa riferimento a Roberto Maroni, decisamente irritato per come è stata gestita dal governo fino ad ora la partita delle pensioni.
Fino al via libera definitivo della manovra le carte restano coperte in attesa poi di capire quale sarà l'atteggiamento del Carroccio sul caso Milanese ma, anche sulla questione delle intercettazioni.
A chiudere il cerchio c'è poi il capitolo Giulio Tremonti. Nonostante le modifiche alla manovra, a detta dei più maligni, abbiano indebolito il titolare del Tesoro, la paura è che dopo il sì di Montecitorio al decreto, la tensione tra il premier e il professore possa riaccendersi andando oltre il gelo latente di queste ore.