P4 & Co.: la questione morale agita il Pdl

Politica

La richiesta di arresto dei deputati Papa e Milanese spacca il partito, dopo l'annuncio del segretario Alfano di volere maggiore trasparenza. Il vicecapogruppo alla Camera Corsaro: "Si autosospendano dal partito". Ma Scajola frena: "No a processi sommari"

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"Non tutti sono onesti", aveva detto il giorno della sua elezione a segretario del Pdl Angelino Alfano, rilanciando il tema della cosiddetta questione morale all'interno del suo partito.
Tema che ora - con l'imminente richiesta di arresto per il deputato Papa, coinvolto nell'inchiesta P4 - torna prepotentemente in agenda. Il leader della Lega Bossi ha chiarito la posizione del Carroccio: "Meglio votare sì all'arresto". E nel partito di Berlusconi si aprono diverse crepe.

Il vicecapogruppo Pdl: "Si autosospendano dal partito" - Il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Massimo Corsaro, in un'intervista a Repubblica, non ha dubbi: "Ogni volta che un rappresentante del Pdl viene indagato per ipotesi di reato che attengono il suo ruolo politico, anche per poterli difendere meglio, è necessario che si sospendano dall' iscrizione al partito e dall'adesione al gruppo parlamentare, fino al termine delle indagini".
Corsaro, oltre che al caso di Alfonso Papa, fa riferimento anche a quello dell'altro deputato Marco Milanese, l'ex collaboratore del ministro dell'Economia Tremonti sul cui capo pende una richiesta analoga per un'altra vicenda giudiziaria.
E se il deputato sottolinea il suo 'no' alle manette preventive, si dice favorevole all'autorizzazione ad usare i tabulati e all'accesso alle cassette di sicurezza, anche se resta contrario, invece, alle dimissioni degli indagati dalla Camera, perché questo significherebbe carcerazione preventiva "da evitare nella fase istruttoria".

Scajola: "Astenersi da processi sommari" - Di tutt'altro avviso, l'ex ministro Claudio Scajola: "Se Papa e Milanese mi chiedessero un consiglio direi loro: io mi sono dimesso (dopo la vicenda del controverso acquisto di un appartamento, ndr) e lo rifarei. Ma non so se suggerirei a loro di fare la stessa cosa. Visto come sono stato trattato io".
E, intervistato dal Messaggero, aggiunge: "Ascolterò le parole del relatore, mi farò la mia opinione e voterò di conseguenza - aggiunge Scajola - Ben sapendo che il carcere preventivo è uno strumento eccezionale e che qui in Italia il carcere è una pena e non una rieducazione".
Intanto, secondo l'ex ministro, è necessario "astenersi dai processi sommari o mediatici contro chiunque - aggiunge - Lo so bene io". Sulle sue dimissioni Scajola si dice convinto che era la "cosa giusta" da fare ma "non so se ho fatto bene", precisa.
"Mi sono dimesso per rispetto verso le istituzioni - prosegue - Pensavo e penso tuttora che fosse un atto nobile. Invece è stato considerato come un'ammissione di colpa. Poi, però, dopo tanti attacchi, s'è scoperto che erano vere le cose che dicevo".

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