Il premier ritira il comma della discordia dalla manovra. "Che figuracce" sentenzia il quotidiano Libero. Il Corriere svela i retroscena: "Sospetti e veleni", Tremonti non poteva non sapere. La domanda resta, chi ha scritto la norma? LA RASSEGNA STAMPA
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Il contenuto della manovra economica
(in fondo all'articolo tutti i video sulla manovra economica)
Dietrofront; retromarcia; resa; ritiro. Al di là della scelta del sostantivo, le aperture dei quotidiani in edicola mercoledì 6 luglio sono tutte dedicate a Silvio Berlusconi e alla nota di Palazzo Chigi con la quale nel tardo pomeriggio del 5 luglio ha annunciato il ritiro del comma della discordia: il provvedimento sulla cosiddetta norma pro Fininvest sul Lodo Mondadori ai danni della Cir.
La Lega stacca la spina - “Giusta e doverosa, ma la ritiro” dopo la crociata delle opposizioni. Con queste parole Berlusconi ha annunciato la retromarcia. Ma non è solo il centrosinistra ad essersi ribellato. Prima il ministro Tremonti ha annullato la conferenza stampa di presentazione del provvedimento, poi Napolitano ha annunciato di aspettare altri chiarimenti sulla manovra, ed infine la Lega, ha opposto il primo altolà. Il Carroccio si è smarcato subito, dichiarando di non saperne nulla e, come racconta il Corriere della Sera, Maroni sarebbe furioso: “E’ una vicenda che ci imbarazza”.
La Lega proprio non ci sta. E dalle colonne de la Repubblica, il sindaco di Verona Flavio Tosi ribadisce che la norma era impresentabile: “Rospo troppo grosso da ingoiare, vedremo se si può andare avanti” gettando così ombre sulla tenuta di governo. E aggiunge: “Le vicende personali di chi copre incarichi pubblici non possono avere a che fare con provvedimenti di carattere generale”. E a fugare ogni dubbio sulla posizione del Carroccio ci pensa il quotidiano la Padania che titola: “Giallo Mondadori”.
La storia segreta del «comma 23» - Il Corriere della Sera, intanto, con un articolo di Francesco Verderami, ricostruisce i retroscena della “segreta norma”. “La verità sulla norma «salva Fininvest» non esiste, è un intrigo che si basa su alcuni indizi e moltissimi sospetti, rivela la durezza dello scontro tra il premier e il ministro dell'Economia. La storia segreta del «comma 23» è l'ennesima sconfitta «ad personam» di Berlusconi, offre la plastica rappresentazione di come i nodi politici, giudiziari e ora anche finanziari si sono intrecciati, trasformandosi in un cappio che rischia di asfissiare il Cavaliere”.
La manina che ha falsificato la norma – Chi ha scritto il testo della norma? Questo, infatti, il dubbio che resta all’indomani del ritiro del comma. “È Berlusconi al centro della vicenda – continua Verderami .- ma in pochi nel governo possono realmente dire di non averne mai saputo nulla. Molti hanno solo girato la testa. È Berlusconi al centro della vicenda, ma in pochi nel governo possono realmente dire di non averne mai saputo nulla. Molti hanno solo girato la testa”.
Che figuracce – “C’ho provato” titola il Manifesto, riprendendo le dichiarazioni di Pier Luigi Bersani, che ha invitato l’opposizione a tenere gli occhi aperti. Insomma, “che figuracce” sentenzia a tutta pagina il quotidiano Libero di Maurizio Belpietro. Forse la norma era giusta, scrive il direttore nel suo editoriale, ma il modo e i tempi in cui è stata presentata sono sbagliati. “Il risultato è una figuraccia che non serve a nessuno o, peggio, serve a chi ha interesse a mandare a gambe all’aria questa maggioranza”.
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Dietrofront; retromarcia; resa; ritiro. Al di là della scelta del sostantivo, le aperture dei quotidiani in edicola mercoledì 6 luglio sono tutte dedicate a Silvio Berlusconi e alla nota di Palazzo Chigi con la quale nel tardo pomeriggio del 5 luglio ha annunciato il ritiro del comma della discordia: il provvedimento sulla cosiddetta norma pro Fininvest sul Lodo Mondadori ai danni della Cir.
La Lega stacca la spina - “Giusta e doverosa, ma la ritiro” dopo la crociata delle opposizioni. Con queste parole Berlusconi ha annunciato la retromarcia. Ma non è solo il centrosinistra ad essersi ribellato. Prima il ministro Tremonti ha annullato la conferenza stampa di presentazione del provvedimento, poi Napolitano ha annunciato di aspettare altri chiarimenti sulla manovra, ed infine la Lega, ha opposto il primo altolà. Il Carroccio si è smarcato subito, dichiarando di non saperne nulla e, come racconta il Corriere della Sera, Maroni sarebbe furioso: “E’ una vicenda che ci imbarazza”.
La Lega proprio non ci sta. E dalle colonne de la Repubblica, il sindaco di Verona Flavio Tosi ribadisce che la norma era impresentabile: “Rospo troppo grosso da ingoiare, vedremo se si può andare avanti” gettando così ombre sulla tenuta di governo. E aggiunge: “Le vicende personali di chi copre incarichi pubblici non possono avere a che fare con provvedimenti di carattere generale”. E a fugare ogni dubbio sulla posizione del Carroccio ci pensa il quotidiano la Padania che titola: “Giallo Mondadori”.
La storia segreta del «comma 23» - Il Corriere della Sera, intanto, con un articolo di Francesco Verderami, ricostruisce i retroscena della “segreta norma”. “La verità sulla norma «salva Fininvest» non esiste, è un intrigo che si basa su alcuni indizi e moltissimi sospetti, rivela la durezza dello scontro tra il premier e il ministro dell'Economia. La storia segreta del «comma 23» è l'ennesima sconfitta «ad personam» di Berlusconi, offre la plastica rappresentazione di come i nodi politici, giudiziari e ora anche finanziari si sono intrecciati, trasformandosi in un cappio che rischia di asfissiare il Cavaliere”.
La manina che ha falsificato la norma – Chi ha scritto il testo della norma? Questo, infatti, il dubbio che resta all’indomani del ritiro del comma. “È Berlusconi al centro della vicenda – continua Verderami .- ma in pochi nel governo possono realmente dire di non averne mai saputo nulla. Molti hanno solo girato la testa. È Berlusconi al centro della vicenda, ma in pochi nel governo possono realmente dire di non averne mai saputo nulla. Molti hanno solo girato la testa”.
Che figuracce – “C’ho provato” titola il Manifesto, riprendendo le dichiarazioni di Pier Luigi Bersani, che ha invitato l’opposizione a tenere gli occhi aperti. Insomma, “che figuracce” sentenzia a tutta pagina il quotidiano Libero di Maurizio Belpietro. Forse la norma era giusta, scrive il direttore nel suo editoriale, ma il modo e i tempi in cui è stata presentata sono sbagliati. “Il risultato è una figuraccia che non serve a nessuno o, peggio, serve a chi ha interesse a mandare a gambe all’aria questa maggioranza”.