Manifesti "Br": l'inchiesta tocca i vertici del Pdl lombardo

Politica
MILANO 15 Apr 2011 - CARTELLONE ELETTORALE CON SCRITTO ' VIA LE BR DALLE PROCURE ' IN PIAZZA 8 NOVEMBRE p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

La maggioranza chiede un passo indietro a Lassini, candidato a Milano. Ma lui, che si è assunto la responsabilità dell'iniziativa, replica: "Se mi fanno arrabbiare vuoto il sacco". Indagato anche il braccio destro del coordinatore regionale del partito

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Il Pdl chiede a Roberto Lassini, candidato tra le fila del partito a Milano, di fare un passo indietro ma lui non molla. E in un'intervista su Repubblica rilancia: "Se mi fanno arrabbiare vuoto il sacco. Mi sono assunto la responsabilità di quanto fatto dall'Associazione dalla parte della democrazia. Quello slogan è forte, è vero, ma riprende quanto detto da Silvio Berlusconi sul 'brigatismo giudiziario' di certi magistrati" (guarda nel video in alto la rassegna stampa).

Lassini fa riferimento ai manifesti comparsi venerdì scorso a Milano con su scritto "Via le br dalle procure". Gli stessi giudicati "ignobili" da Giorgio Napolitano. E gli stessi per cui i magistrati hanno aperto un'inchiesta per vilipendio dell'ordine giudiziario. Al momento gli indagati sono tre, compreso lo stesso Lassini. Ma secondo quanto scrive il Corriere della Sera l'inchiesta starebbe toccando i vertici del Pdl lombardo. Un altro indagato sarebbe infatti Giacomo Di Capua, 30 anni, che secondo il sito del governo è il capo della segreteria di Mario Mantovani, coordinatore del partito a livello regionale.

Per il quotidiano di via Solferino non si tratterebbe di "una malaccorta iniziativa personale, ma al contrario di una operazione tutta made in Pdl: al punto da essere stata preordinata al braccio destro del coordinatore regionale del partito in un incontro proprio nella sede milanese del Pdl, in viale Monza".

Sempre sul Corriere interviene martedì 19 anche Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio, avvocato ucciso dalla mafia a Milano nel 1979. Ambrosoli invita il sindaco di Milano Letizia Moratti a una presa di posizione ancora più netta di quella già espressa: "Può pronunciare parole semplici e chiare del tipo: caro Pdl, fai fare un passo indietro all'autore, o agli autori, di quei pensieri deliranti che io non condivido affatto, altrimenti il passo indietro devo farlo io e lasciamo ad altri la città".


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