Tendopoli di Manduria, si dimette Alfredo Mantovano

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Oltre al sottosegretario all'Interno lascia anche il sindaco della città dopo la notizia che il numero di migranti da ospitare salirà da 1500 a quasi 3mila. Intanto Governo e Regioni trovano l'accordo: i profughi saranno smistati in tutta Italia

Le dimissioni - Era andato in Puglia, a Manduria, lunedì scorso per rassicurare cittadini e istituzioni locali, su indicazione del ministro dell'Interno Maroni, che la tendopoli in allestimento non avrebbe ospitato più di 1500 immigrati clandestini. Mercoledì 30 marzo, dopo la notizia data dal presidente del Consiglio Berlusconi che la prima nave passeggeri utilizzata per sfollare Lampedusa avrebbe portato altri 1400 tunisini a Taranto e poi a Manduria (portando da 1500 a quasi 3000 la presenza di profughi), Alfredo Mantovano sottosegretario all'Interno ha dato le dimissioni. Anche il sindaco del centro in provincia di Taranto, Paolo Tommasino (Pdl), a Roma per incontrare il ministro Maroni, si è dimesso: "Non posso accettare una cosa del genere, volevo difendere la mia popolazione ma non mi è stato possibile".

Nuovi Cie per gestire l'emergenza sbarchi - E così, mentre il premier Berlusconi era a Lampedusa per annunciare che "in 48-60 ore l'isola sarà abitata solo dai lampedusani", al Viminale si lavorava febbrilmente ad una soluzione per gestire l'emergenza sbarchi.
Quella più a portata di mano si è dunque rivelata l'allestimento di nuove tendopoli, con il raddoppio di quella di Manduria (da 1.500 a 3.000 posti) e l'accelerazione della realizzazione di quelle di Trapani (800 posti), Caltanissetta (500), Potenza (500) e Pisa (500). Nel giro di 48 ore dovrebbero essere pronte. Per questo motivo sono state chieste alla Protezione civile altre mille tende, per complessivi 6-8mila posti. Nella serata di mercoledì 30 marzo, inoltre, sono iniziate le operazioni di imbarco sulle prime tre delle sei navi (se ne sta cercando una settima) che dovranno portare i migranti verso i campi. In 1.450 sono saliti sulla nave Excelsior della Grimaldi diretta a Taranto; da li' verranno poi portati a  Manduria. Seguiranno poi le altre navi che faranno rotta verso le altre strutture in allestimento.

L'accordo con le regioni - La strada dei nuovi Cie non è però piaciuta a regioni ed enti locali che hanno protestato con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nel corso della Conferenza unificata straordinaria convocata nella serata di mercoledì 30 marzo a Palazzo Chigi. Motivo del contendere le tendopoli che il Viminale sta allestendo in tutta fretta contro il parere delle autonomie locali e - hanno protestato diversi governatori - individuate tutte al Sud, con la sola eccezione di quella di Pisa.
Alla fine è stato trovato un accordo, ha spiegato il presidente della Conferenze delle Regioni Vasco Errani, "con cui il Governo si impegna a collocare i Cie equamente su tutto il territorio nazionale, tenendo conto anche del fatto che alcune Regioni ospitano già queste strutture". A chi chiedeva un coinvolgimento di regioni ed enti locali nella scelte dei siti per la tendopoli, Maroni ha risposto che la gestione dei migranti clandestini è di competenza del Viminale, mentre per i profughi è giusto che siano le Regioni ad individuare i siti. Ma, ha obiettato il vicepresidente dell'Anci, Flavio Zanonato, "il Governo ha fato solo chiacchiere e propaganda parlando di un'emergenza che non c'è, quella dei profughi, mentre ha taciuto su quella reale, i migranti arrivati a Lampedusa".

La Tunisia ha promesso che non ci saranno più partenze, ha annunciato il premier, ma se dovessero arrivare altri migranti a Lampedusa, la strategia è quella di imbarcarli subito dalle banchine del porto su navi con destinazione i centri in via di allestimento. Più complicato sembra invece strappare un accordo con Tunisi sui rimpatri. Negoziati sono in corso, ma finora non ci sono stati impegni concreti da parte delle autorità del Paese nordafricano, poco propense a riprendersi le migliaia di connazionali fuoriusciti. E Berlusconi ha spiegato che l'Italia ha addirittura comprato pescherecci tunisini per evitare che venissero usati per le traversate verso Lampedusa.

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