Dal "ghe pensi mi" al "pensiamoci": la svolta di Silvio

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La lettera al Corriere di Berlusconi che invita Bersani e il Pd al dialogo sulle riforme economiche rappresenta un cambio di rotta radicale rispetto agli ultimi videomessaggi, tutti incentrati sul conflitto e la contrapposizione

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di Filippo Maria Battaglia


Prima persona singolare - prima persona plurale: il passo sembrerebbe breve, ma non lo è affatto.
Così, prima del merito (la riforma economica), a colpire nella lettera di Berlusconi pubblicata lunedì 31 gennaio sul Corriere della Sera è innanzitutto il metodo. O meglio, l’invito rivolto dal premier a Bersani di “agire insieme in Parlamento, in forme da concordare, per discutere senza pregiudizi ed esclusivismi”.
Un appello rispedito subito al mittente dal Pd ("Il tempo del suo governo è scaduto"), ma che registra sicuramente una nuova scossa nel sismografo della legislatura.

Per la prima volta dopo diversi mesi, lo spartito diventa infatti corale e unitario, diverso, anzi diversissimo da quello recitato dal presidente del Consiglio negli ultimi videomessaggi, tutti incentrati sulla contrapposizione tra "chi ha la forza del popolo" e chi invece usa la politica "per frapporsi al rinnovamento".
E non è un caso che proprio due delle parole più utilizzate nei recenti discorsi inviati ai Promotori della libertà sia stato appunto “Silvio Berlusconi” (guarda la gallery per scoprire le parole più utilizzate).
Due parole che nella lettera del Corriere si trovano invece solo alla fine, come firma. Nessun utilizzo della prima persona, nessun riferimento al “tradimento”, ai “teatrini della vecchia politica” e sopratutto a quell’avverbio, “contro”, che nel video-messaggio del 28 gennaio 2011 compare invece diverse volte.

La virata netta, per ora, è solo nelle parole. Ma stupisce comunque. Anche perché arriva 24 ore dopo la proposta di Massimo D’Alema di un’“alleanza costituente” tra tutte le forze di opposizione per mandare a casa Berlusconi , dando vita a un “governo di responsabilità”.
E sopratutto a qualche giorno di distanza da un altro invito più esplicito, quello di Umberto Bossi che, dopo l’esplosione del caso Ruby e l'indagine a carico del premier con l'accusa di prostituzione minorile e concussione, aveva detto senza troppi giri di parole: “Berlusconi si riposi, ci pensiamo noi”.
Un altro cambio radicale di rotta, incassato a denti stretti dal premier prima della svolta di oggi che per molti è solo la reazione di un campanello di allarme dopo i continui rumours che vorrebbero un nuovo governo di centrodestra, a trazione Lega e soprattutto senza Berlusconi.

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