Cossiga a Schifani: "Le esequie siano private"

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Scrivendo al presidente del Senato l'ex Capo dello Stato ricorda che fu un grande onore servire la Repubblica e chiede che ai funerali non ci siano autorità

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(in fondo al pezzo i video per ricordare il senatore a vita Francesco Cossiga)

"Onorevole Presidente del Senato della Repubblica, nel momento in cui il giudizio sulla mia vita è misurato da Dio Onnipotente sulle verità in cui ho creduto e che ho testimoniato e sulla giustizia e carità che ho praticato, professo la mia Fede Religiosa nella Santa Chiesa Cattolica e confermo la mia fede civile nella Repubblica, comunità di liberi ed uguali e nella Nazione italiana che in essa ha realizzato la sua libertà e la sua unità". Inizia così la lettera che il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, ha stabilito venisse inviata al presidente del Senato dopo la sua morte.

"Fu per me un onore grande servire la Repubblica - si legge ancora nella lettera - a cui sempre sono stato fedele; e sempre tenni per fermo onorare la Nazione ed amare la Patria. Fu per me un privilegio altissimo: rappresentare il Popolo Sovrano nella Camera dei Deputati prima, del Senato della Repubblica quale Senatore elettivo, Senatore di diritto e vita e Presidente di esso; e privilegio altissimo fu altresì servire lo Stato nel Governo della Repubblica quale membro di esso e poi Presidente del Consiglio dei Ministri ed infine nell'ufficio di Presidente della Repubblica.


"Nel mio testamento, ho disposto che le mie esequie abbiano carattere del tutto privato - continua la lettera di Cossiga a Schifani - con esclusione di ogni pubblica onoranza e senza la partecipazione di alcuna autorità. Per quanto attiene le onoranze che i costumi e gli usi riservano di solito ai membri ed ex-Presidenti del Senato, agli ex-Presidenti del Consiglio dei Ministri ed agli ex-Presidenti della Repubblica, qualora Ella ed il Governo della Repubblica decidessero di darne luogo, è mia preghiera che ciò avvenga dopo le mie esequie, con le modalità, nei luoghi e nei tempi ritenuti opportuni". "Voglia porgere ai valorosi ed illustri Senatori il mio ultimo saluto - conclude il presidente emerito della Repubblica - ed il mio augurio più fervido di ben servire la Nazione e di ben governare la Repubblica al servizio del Popolo, unico sovrano del nostro Stato democratico. Che Iddio protegga l'Italia!".


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