Fini-Berlusconi: guerra per la casa a Montecarlo

Politica
Il presidente della Camera Gianfranco Fini con Italo Bocchino
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Come in un vero matrimonio, c'è un appartamento a far litigare gli ex: il Giornale e il Pdl chiedono le dimissioni del presidente della Camera. Futuro e Libertà chiude le porte al dialogo. Intanto la procura avvia le rogatorie nel Principato

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E Berlusconi invoca la mobilitazione porta a porta


Il Giornale annuncia una raccolta di firme per far dimettere Gianfranco Fini da presidente della Camera e il Pdl lo segue a ruota sull'onda delle notizie legate alla casa nel principato di Monaco, ereditata da An e ora in uso a Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini. Sale così nuovamente ai massimi livelli la tensione tra l'ex leader di An e Silvio Berlusconi. FareFuturo risponde con ironia, ma i vertici di Futuro e Libertà, a partire da Italo Bocchino, chiedono una immediata smentita del Cavaliere. E avvertono: o il Pdl rettifica subito la sua posizione o la "trattativa" finisce qui, salta tutto.

Dimissioni e polemiche
La richiesta reiterata di dimissioni avanzata dal Pdl al presidente della Camera in seguito alla vicenda della casa di Montecarlo fa scattare la reazione rabbiosa dei parlamentari finiani che si chiedono anche se dietro tutto questo non ci sia anche lo zampino dei servizi segreti deviati. Mentre Fini, si apprende in ambienti di Futuro e libertà, non sembra minimamente intenzionato a lasciare lo scranno di Montecitorio confermando quanto già detto ieri: non ho nulla da nascondere, vado avanti.

A pretendere un chiarimento agli alleati del Pdl è soprattutto Italo Bocchino che si rivolge direttamente al Silvio Berlusconi: "Il premier smentisca una richiesta inaccettabile" altrimenti, avverte il capogruppo di Fli sarebbe "altamente improbabile portare avanti il dialogo". Un avvertimento che vede d'accordo anche il vicecapogruppo Benedetto della Vedova: "Bisogna capire cosa vuole Berlusconi se vogliono azzerare tutto e creare un terremoto proseguiranno così e dopo il terremoto nessuno può sapere cosa accadra"'. Fabio Granata attacca Daniele Capezzone affermando che le sue parole sulle dimissioni di Fini sono "gravissime" e quelle di alcuni ex colonnelli di An "indegne". A chiedere che il presidente della Camera faccia un passo indietro è stato infatti stamane Daniele Capezzone, portavoce del Popolo della libertà, invitando l'ex leader di An ad "un atto di dignità politica". Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ci tiene invece a sottolineare che "per questioni che presentavano anomalie simili a quelle che emergono in questa vicenda il centrosinistra e alcuni finiani hanno sistematicamente richiesto le dimissioni, in alcuni casi ottenendole".

Guarda invece già a settembre Osvaldo Napoli convinto che sulla verifica che il premier ha intenzione di chiedere su 4 punti del programma "peseranno molto le decisioni che da qui ad allora prenderà Fini".
Già perché è proprio alla ripresa che si capirà quale sarà il destino dell'esecutivo e soprattutto le intenzioni dei parlamentari di Futuro e Libertà.

Il porta a porta del premier
Da Arcore il premier chiama intanto il popolo del Pdl ad una "mobilitazione permanente per contrastare i disfattismi e i personalismi di chi antepone i propri particolari interessi al bene di tutti ed al bene del Paese". Parole contenute in una lettera inviata ai club della libertà in cui il presidente della Camera non è citato, anche se sembra chiaro il riferimento a lui.
"In questi ultimi dieci giorni - ci tiene a sottolineare Berlusconi- mentre altri producevano le solite chiacchiere, noi abbiamo approvato quattro importanti provvedimenti". Una serie di misure, che a detta del Cavaliere, devono essere messe a conoscenza dei cittadini. Ecco dunque la "mobilitazione permanente" che il premier chiede ai suoi militanti: "Vi chiedo - dice il Cavaliere nella lettera ai club della libertà - di essere il megafono dell'azione di Governo sul territorio. E' necessario far conoscere questi provvedimenti a tutti gli italiani". Un piano che il presidente del Consiglio ha già in mente di sviluppare attraverso la collocazione di almeno un gazebo "negli 8100 comuni dell'Italia".
"Sarà il più grande porta a porta mai realizzato in Italia - annuncia Berlusconi - ed è per questo che chiedo il contributo di tutti coloro che credono negli ideali di liberta"'. Una riorganizzazione del partito, quella voluta dal presidente del Consiglio, da utilizzare anche nel caso di elezioni anticipate.

L'inchiesta della procura
Intanto, la procura di Roma ha inoltrato per via diplomatica al Principato di Monaco la rogatoria internazionale volta a a fare luce sul passaggio di proprietà dell'immobile ereditato da Alleanza Nazionale da una simpatizzante, la contessa Anna Maria Colleoni. La richiesta, firmata dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani, è stata inviata al ministero della Giustizia, e da qui sarà "girata" alle autorità monegasche per accertare se l'immobile sia stato ceduto dal partito ad un prezzo in linea con il suo valore di mercato. Intanto in procura, dove si procede contro ignoti per truffa aggravata in seguito all'esposto di due esponenti de La Destra, si precisa che, al momento, non sono in programma audizioni di testimoni del fatto, tanto meno del presidente della Camera, Gianfranco Fini. è Su quello che rimane un caso politico-giudiziario tende ancora l'ipotesi di un'impugnazione del testamento da parte di un lontano nipote ed erede della nobildonna, il quale potrebbe decidere di sollecitare un accertamento dell'adempimento testamentario. Il testamento fu redatto nel 1997 dalla contessa Colleoni la quale, senza figli nè marito, decise di lasciare tutti i suoi beni ad Alleanza Nazionale. Nello stesso atto nominò legatari di un singolo bene ciascuno due lontani nipoti: Paolo e Aurora Fabri, destinatari rispettivamente di una proprietà immobiliare e di alcuni beni mobili custoditi nel caveau di un istituto di credito. Il resto - era il desiderio della donna - doveva andare ad Alleanza Nazionale affinchè continuasse la "buona battaglia".


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