Dal caso Englaro alle veline: intervista ad Anna Tonelli, autrice di "Stato spettacolo. Pubblico e privato dagli anni ’80 a oggi". Dal Psi di Bettino Craxi ai partiti di oggi, che si ingeriscono nei temi della vita, dalla nascita alla morte
di Serenella Mattera
“All’inizio degli anni ’80 la società italiana si mette per la prima volta in vetrina, esibendo il privato e trasformando la sfera dell’intimità in qualcosa che non è più nascosto e riservato, ma pubblico. Un nuovo modello esistenziale, che tende a spettacolarizzare tutto, ogni settore della vita quotidiana, per l’uomo comune come per il politico”. Così Anna Tonelli, docente di Storia contemporanea all’Università di Urbino, spiega cos’è lo “Stato spettacolo” (Stato spettacolo. Pubblico e privato dagli anni ’80 a oggi, Bruno Mondadori), quel modello di Paese in cui ci troviamo a vivere e che la professoressa ha iniziato a studiare tre anni fa, prima ancora che esplodesse il caso D’Addario e il privato invadesse prepotentemente ogni spazio del dibattito pubblico.
Lei sostiene che la politica si è appropriata del privato. Che vuol dire?
Vuol dire due cose. La prima è che gli uomini politici fanno propri i temi che riguardano la vita delle persone. Quindi la famiglia, la sessualità, il corpo. Dalla nascita alla morte, dalla procreazione assistita fino al testamento biologico.
Silvio Berlusconi che dice che Eluana Englaro non deve morire rientra in questa tendenza?
Ah, certamente. Non solo l’intervento di Berlusconi, ma l’intero caso Englaro è uno degli esempi più eclatanti di come la politica ingerisca nel tema del bios, della vita, da ogni punto di vista.
Il secondo segnale dell’ingresso del privato in politica?
E’ che da tempo i leader politici utilizzano il loro privato come forma di comunicazione politica. Dagli anni ’80 in avanti. Da Craxi a Berlusconi, per intenderci.
Bettino Craxi è stato il primo?
Sono stati più in generale i socialisti ad avere un approccio molto moderno alla comunicazione politica. I primi grandi congressi politici spettacolarizzati sono quelli del garofano rosso, con le coreografie magniloquenti studiate dall’architetto Filippo Panseca, che rende un vero e proprio tempio pagano il palco su cui Craxi parla, con impatto visivo molto forte. E poi c’è la vita privata, che diventa momento fondamentale del racconto politico. Sia Craxi, sia l’allora vicepresidente del Consiglio Gianni De Michelis, si presentano al pubblico, non solo dei loro elettori, esibendo le loro passioni: le feste, i balli, le vacanze al mare. E qui c’è un’intuizione importante: farsi immortalare anche al di fuori della vita istituzionale, serve ad abbattere le differenze tra uomo politico e uomo comune. Quando si rompe questo confine, cambia anche il modo di fare politica.
I mass media aiutano?
Ovviamente sono fondamentali. Soprattutto la televisione.
Nel suo libro cita una frase di Silvio Berlusconi imprenditore, in un’intervista a L’Espresso del 1985. “Per gli italiani la tv è la mamma, Dio, la patria, la famiglia e la politica, cioè il voto. Gli puoi ordinare tutto, di comprare il dentifricio oppure di votare per Craxi o De Mita, e loro obbediscono. Per questo i politici mi vogliono tanto bene e votano quasi compatti i decreti per Canale 5”.
Berlusconi è un anticipatore assoluto: non solo ha capito l’importanza della tv a fini commerciali, ma anche la sua capacità di diventare lo specchio dello stile di vita dei cittadini e di influenzarlo.
E la sinistra?
All’inizio la sinistra ha fatto più difficoltà a portare il privato in politica, per una sorta di integralismo che era tipico della cultura comunista, ma anche per non dare adito ad attacchi degli avversari, basati su uno stereotipo diffuso nel dopoguerra che li vedeva come i distruttori della famiglia, i fautori dell’amore libero. Il primo momento di cambiamento forte è una foto che sulla prima pagina del Venerdì di Repubblica ritrae Achille Occhetto che bacia la moglie. Ma anche se il processo è stato più lungo, oggi non vedo differenze tra destra e sinistra.
Nell’ultimo anno, da Noemi Letizia al caso Marrazzo, passando per il velinismo e le massaggiatrici del Salaria Sport Village, pare che il privato abbia occupato tutta la scena politica.
Di certo la tendenza dagli anni ’80 non ha fatto che amplificarsi: il privato è diventato più importante dei contenuti politici, delle culture politiche, fino a sostituirsi ad essi. E’ fondamentale esibire le proprie passioni, più che addentrarsi su temi politici veri. Ormai il cosiddetto “coming out” è all’ordine del giorno. Dalla bisessualità rivelata da Alfonso Pecoraro Scanio, al divorzio annunciato sui giornali da Veronica Lario o reso noto da Gianfranco Fini attraverso l’avvocato di fiducia, fino al fidanzamento svelato da Franco Frattini attraverso un’agenzia di comunicazione. E’ il segno che il privato viene considerato un aspetto assolutamente prioritario su tutto il resto, anche su temi molto più complessi e seri.
“All’inizio degli anni ’80 la società italiana si mette per la prima volta in vetrina, esibendo il privato e trasformando la sfera dell’intimità in qualcosa che non è più nascosto e riservato, ma pubblico. Un nuovo modello esistenziale, che tende a spettacolarizzare tutto, ogni settore della vita quotidiana, per l’uomo comune come per il politico”. Così Anna Tonelli, docente di Storia contemporanea all’Università di Urbino, spiega cos’è lo “Stato spettacolo” (Stato spettacolo. Pubblico e privato dagli anni ’80 a oggi, Bruno Mondadori), quel modello di Paese in cui ci troviamo a vivere e che la professoressa ha iniziato a studiare tre anni fa, prima ancora che esplodesse il caso D’Addario e il privato invadesse prepotentemente ogni spazio del dibattito pubblico.
Lei sostiene che la politica si è appropriata del privato. Che vuol dire?
Vuol dire due cose. La prima è che gli uomini politici fanno propri i temi che riguardano la vita delle persone. Quindi la famiglia, la sessualità, il corpo. Dalla nascita alla morte, dalla procreazione assistita fino al testamento biologico.
Silvio Berlusconi che dice che Eluana Englaro non deve morire rientra in questa tendenza?
Ah, certamente. Non solo l’intervento di Berlusconi, ma l’intero caso Englaro è uno degli esempi più eclatanti di come la politica ingerisca nel tema del bios, della vita, da ogni punto di vista.
Il secondo segnale dell’ingresso del privato in politica?
E’ che da tempo i leader politici utilizzano il loro privato come forma di comunicazione politica. Dagli anni ’80 in avanti. Da Craxi a Berlusconi, per intenderci.
Bettino Craxi è stato il primo?
Sono stati più in generale i socialisti ad avere un approccio molto moderno alla comunicazione politica. I primi grandi congressi politici spettacolarizzati sono quelli del garofano rosso, con le coreografie magniloquenti studiate dall’architetto Filippo Panseca, che rende un vero e proprio tempio pagano il palco su cui Craxi parla, con impatto visivo molto forte. E poi c’è la vita privata, che diventa momento fondamentale del racconto politico. Sia Craxi, sia l’allora vicepresidente del Consiglio Gianni De Michelis, si presentano al pubblico, non solo dei loro elettori, esibendo le loro passioni: le feste, i balli, le vacanze al mare. E qui c’è un’intuizione importante: farsi immortalare anche al di fuori della vita istituzionale, serve ad abbattere le differenze tra uomo politico e uomo comune. Quando si rompe questo confine, cambia anche il modo di fare politica.
I mass media aiutano?
Ovviamente sono fondamentali. Soprattutto la televisione.
Nel suo libro cita una frase di Silvio Berlusconi imprenditore, in un’intervista a L’Espresso del 1985. “Per gli italiani la tv è la mamma, Dio, la patria, la famiglia e la politica, cioè il voto. Gli puoi ordinare tutto, di comprare il dentifricio oppure di votare per Craxi o De Mita, e loro obbediscono. Per questo i politici mi vogliono tanto bene e votano quasi compatti i decreti per Canale 5”.
Berlusconi è un anticipatore assoluto: non solo ha capito l’importanza della tv a fini commerciali, ma anche la sua capacità di diventare lo specchio dello stile di vita dei cittadini e di influenzarlo.
E la sinistra?
All’inizio la sinistra ha fatto più difficoltà a portare il privato in politica, per una sorta di integralismo che era tipico della cultura comunista, ma anche per non dare adito ad attacchi degli avversari, basati su uno stereotipo diffuso nel dopoguerra che li vedeva come i distruttori della famiglia, i fautori dell’amore libero. Il primo momento di cambiamento forte è una foto che sulla prima pagina del Venerdì di Repubblica ritrae Achille Occhetto che bacia la moglie. Ma anche se il processo è stato più lungo, oggi non vedo differenze tra destra e sinistra.
Nell’ultimo anno, da Noemi Letizia al caso Marrazzo, passando per il velinismo e le massaggiatrici del Salaria Sport Village, pare che il privato abbia occupato tutta la scena politica.
Di certo la tendenza dagli anni ’80 non ha fatto che amplificarsi: il privato è diventato più importante dei contenuti politici, delle culture politiche, fino a sostituirsi ad essi. E’ fondamentale esibire le proprie passioni, più che addentrarsi su temi politici veri. Ormai il cosiddetto “coming out” è all’ordine del giorno. Dalla bisessualità rivelata da Alfonso Pecoraro Scanio, al divorzio annunciato sui giornali da Veronica Lario o reso noto da Gianfranco Fini attraverso l’avvocato di fiducia, fino al fidanzamento svelato da Franco Frattini attraverso un’agenzia di comunicazione. E’ il segno che il privato viene considerato un aspetto assolutamente prioritario su tutto il resto, anche su temi molto più complessi e seri.