Ricorso bocciato, Il Tar dice no alla lista del Pdl a Roma

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Per i giudici amministrativi del Lazio il decreto legge salva liste non è applicabile. Il giudizio definitivo nel merito della riammissione a maggio, quando le elezioni ci saranno già state. Pd e Idv in piazza sabato prossimo

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Il Tar del Lazio ha confermato l'esclusione della lista presentata dal Pdl per la provincia di Roma. La seconda sezione bis del Tribunale amministrativo ha infatti respinto il ricorso contro l'esclusione decisa in sede di sospensiva, spiegando in un'ordinanza che la documentazione sulla lista non era stata presentata nei tempi utili.

La decisione arriva dopo il decreto interpretativo firmato venerdì sera, rimandando il giudizio definitivo nel merito della riammissione al 6 maggio, cioè quando le elezioni ci saranno già state.

Secondo i giudici del Tribunale amministrativo regionale non sarebbe possibile applicare i l decreto legge interpretativo varato dal Consiglio dei ministri il 5 marzo in quanto, ha spiegato il presidente Pugliese, "nella regione Lazio la materia elettorale è disciplinata dalla legge 2 del 2008" e "il sistema di elezione è oggi disciplinato nei limiti dei principi di legge".
Inoltre, per il Tar non può essere considerata sufficiente la circostanza che, prima delle 12 dell'ultimo giorno utile della consegna delle liste elettoriali al tribunale di competenza, i rappresentanti del Pdl fossero all'intero del perimetro dell'Aula giudiziaria, in quanto non è dimostrabile che avessero con sé l'intera documentazione necessaria a depositare le liste.

Nel frattempo, il ricorso al Consiglio di Stato è pronto, visto che, a giudizio di molti nel partito, il Tar nelle motivazioni della sentenza sarebbe entrato nel merito della questione oltre le proprie competenze.

La decisione del Tar del Lazio di non ammettere la lista del Pdl alla corsa laziale non cambia la linea dura del Pd che trova conferma della gravità, e a questo punto anche dell'inutilità, del decreto.
La questione soprannominata "caos liste", dunque, non è ancora chiusa.

Ora il Pdl spera nell'ammissione da parte del Tribunale di Roma di una lista-fotocopia e il Pd, che ha già presentato una diffida, è pronto a ricorrere nel caso in cui la lista fosse accettata. Sarà dunque battaglia a 360 gradi, dall'ostruzionismo in Parlamento fino alla manifestazione di piazza del Popolo di sabato prossimo, confermata in un vertice delle opposizioni nel quale l'Idv si è impegnato ad attaccare il governo ma non il Capo dello Stato.

Roberto Maroni aveva dichiarato, prima della decisione del Tribunale amministrativo regionale: "Se il Tar decide che la lista è fuori, quella lista resta fuori nonostante il nostro decreto"

Sarcastico il commento di Antonio Di Pietro: "Come al solito il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Ancora una volta, il Governo Berlusconi ha fatto una legge raffazzonata, incostituzionale e inutile, giacché non è servita a superare il primo esame di legittimità del primo giudice che se ne è dovuto occupare".

Pungente anche il commento del vicesegretario del Pd Enrico Letta da Varese: "Ora c'è da chiedersi se verrà convocatoda Berlusconi un Consiglio dei ministri urgente per fare un decreto legge che abolisca il Tar del Lazio".

Gianni Alemanno, sindaco di Roma ed esponente del Pdl, si è detto invece "profondamente preoccupato", in particolare per il rischio "che le elezioni a Roma risultino profondamente alterate dall'assenza della lista del partito di maggioranza relativa". Ma il coordinatore del Pdl Denis Verdini, avvertendo che la decisione del Tar è solo "cautelare" - dato che il giudizio di merito sarà a maggio - dice di prevedere che martedì 9 marzo "la nostra lista sarà ammessa alla competizione elettorale" dall'ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale.

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