Il Quirinale interviene con una nota ufficiale per precisare il ruolo svolto nella vicenda del Lodo Alfano, la legge blocca-processi per Silvio Berlusconi che è stata bocciata mercoledì scorso dalla Corte Costituzionale
E' del tutto falsa l'affermazione che al Quirinale si siano "stipulati patti" su leggi la cui iniziativa, com’è noto, spetta al Governo, e tantomeno sul superamento del vaglio di costituzionalità affidato alla Consulta. E' quanto si legge in una nota diramata dalla Presidenza della Repubblica. "Una volta rilevata, da parte del Presidente della Repubblica, la palese incostituzionalità dell'emendamento 'blocca processi' inserito in Senato nella legge di conversione del decreto 23 maggio 2008 - si legge nella nota -, il Consiglio dei Ministri ritenne di adottare il disegno di legge Alfano in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato.
Il Presidente della Repubblica ne autorizzò la presentazione al Parlamento, e successivamente - dopo l'approvazione da parte delle Camere - promulgò la legge". "Tale promulgazione, comunque motivata - prosegue la nota del Quirinale -, non poteva in nessun modo costituire 'garanzia' di giudizio favorevole della Corte in caso di ricorso. Il rispetto dell'indipendenza della Corte Costituzionale e dei suoi giudici - doveroso per tutti – ha rappresentato una costante linea di condotta per qualsiasi Presidente della Repubblica". "La collaborazione tra gli uffici della Presidenza e dei Ministeri competenti - conclude la nota del Quirinale – è parte di una prassi da lungo tempo consolidata di semplice consultazione e leale cooperazione, che lascia intatta la netta distinzione dei ruoli e delle responsabilità".
Il Presidente della Repubblica ne autorizzò la presentazione al Parlamento, e successivamente - dopo l'approvazione da parte delle Camere - promulgò la legge". "Tale promulgazione, comunque motivata - prosegue la nota del Quirinale -, non poteva in nessun modo costituire 'garanzia' di giudizio favorevole della Corte in caso di ricorso. Il rispetto dell'indipendenza della Corte Costituzionale e dei suoi giudici - doveroso per tutti – ha rappresentato una costante linea di condotta per qualsiasi Presidente della Repubblica". "La collaborazione tra gli uffici della Presidenza e dei Ministeri competenti - conclude la nota del Quirinale – è parte di una prassi da lungo tempo consolidata di semplice consultazione e leale cooperazione, che lascia intatta la netta distinzione dei ruoli e delle responsabilità".