Si, no, forse: il referendum visto dalla rete

Politica
Alcuni manifesti del comitato elettorale promotore del referendum elettorale
Manifesti_referendum

Moltissimi i siti che dedicano ampio spazio ai quesiti referendari del 21 e 22 giugno. Dagli indecisi ai supporter, una breve panoramica di cosa si scrive sul web

C'è chi cita Montanelli, invitando a turarsi il naso; chi ritiene che comunque vada non cambierà nulla; chi invita invece a disertare le urne.
Sulla rete, il referendum elettorale del 21 e 22 giugno scatena dibattiti e discussioni. Ampia, la gamma delle posizioni: si va dagli scettici ai sostenitori, fino ai dubbiosi che decideranno solo nelle ultime ore.
Convinto che "in pratica la legge non andrà a modificarsi nella sostanza", anche con un successo delle consultazioni referendarie è Davide, uno degli "amici di Beppe Grillo di Napoli", che comunque "andrà a votare un no e due si".
Più indecisa Fabiana, che si dice "confusa e combattuta su cosa fare", pur condividendo "la tesi del politologo Giovanni Sartori", contrario al referendum.
Il sito del comitato elettorale promotore del referendum presieduto da Giovanni Guzzetta punta invece su schede, banner e video, garantendo la "verità" sui motivi e le conseguenze della consultazione.
Posizione radicalmente opposta da quella tenuta dagli antireferendari. Il sito di Rifondazione Comunista di Buccinasco pubblica un decalogo contro il referendum, che "non corregge nessuno dei difetti del Porcellum ma – al contrario – li aggrava, esaltandone le conseguenze negative".
Qualcuno dei più agguerriti contro la consultazione, paragona poi il referendum alla legge Acerbo, emanata nel 1923 e poi abrogata dopo la caduta del fascismo, che prevedeva che la lista che avesse ottenuto la maggioranza con una percentuale superiore al 25% dei voti avrebbe eletto in blocco tutti i suoi candidati. "E' una legge anticasta", replicano dal web, "per questo molti vogliono oscurarla, preferendo non parlarne".

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