Palermo, continua la protesta dei lavoratori di Almaviva e Covisian

Sicilia

Il presidio a piazza Politeama, organizzato per chiedere l'apertura del tavolo al ministero sulla commessa Ita, prosegue ormai da 10 giorni: "Il Governo e tutta la Politica - dicono i manifestanti - devono farsi garanti di un percorso di legalità, del rispetto delle regole e di salvaguardia di tutti i 543 lavoratori in procedura di licenziamento, scongiurando un dramma sociale irragionevole e gravemente rischioso per l’intero settore"

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Continua la protesta dei lavoratori di Almaviva e Covisian a Palermo, da 10 giorni in presidio permanente a Piazza Politeama, dove intendono manifestare fino alla convocazione del Tavolo da parte del Ministero del Lavoro. L’iniziativa è cominciata la settimana scorsa "per chiedere l'apertura del tavolo al ministero sulla commessa Ita” e si inserisce nell'ambito della vertenza sui call center dopo che la compagnia aerea Ita, a metà aprile, ha disertato il tavolo convocato dal Governo in occasione della scadenza della commessa Ita-Covisian, dando notizia di 150 assunzioni per chiamata diretta finalizzate a internalizzare il servizio.

Manifestanti bruciano schede elettorali

"Il diritto di voto  - dicono i manifestanti - è un dovere civico e il dovere di chi ci rappresenta è fare rispettare le leggi dello Stato. Chiediamo il rispetto della clausola sociale così da garantire il lavoro per tutti i 543 lavoratori e le loro famiglie. Lo Stato non può rinnegare lo Stato! Per dare un segnale al nostro *Stato*, abbiamo deciso di lanciare un messaggio simbolico: bruciare le nostre schede elettorali! per chiedere allo *Stato* di comportarsi da *Stato* e non rinnegare se stesso. Se chi ci rappresenta non fa il proprio dovere noi non faremo il nostro! *#543licenziatidallostato*”, il loro slogan.

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La richiesta

Poi aggiungono: "È indispensabile che tutti i soggetti coinvolti a partire da ITA Airways, passando per Covisian partecipino costruttivamente al Tavolo, ristabilendo sani principi negoziali che superino scelte scellerate, meramente commerciali e di profitto. Il Governo e tutta la Politica - concludono - devono farsi garanti di un percorso di legalità, del rispetto delle regole e di salvaguardia di tutti i 543 lavoratori in procedura di licenziamento, scongiurando un dramma sociale irragionevole e gravemente rischioso per l’intero settore".

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