Rivolta a Poggioreale, l’Osapp: “Siamo a un punto di non ritorno”

Campania

Nel pomeriggio di ieri oltre duecento detenuti hanno messo a soqquadro, per alcune ore, le celle e una sezione del padiglione Salerno, causando ingenti danni 

"Le attuali condizioni di vivibilità lavorativa e alloggiativa delle carceri italiane, e in particolare del carcere di Napoli Poggioreale, sono arrivate a un punto di non ritorno". Così Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), commenta la rivolta scoppiata nel carcere di Poggioreale nel pomeriggio di ieri, domenica 16 giugno, durante la quale oltre duecento detenuti hanno messo a soqquadro le celle e una sezione del padiglione Salerno causando ingenti danni. La protesta, volta a chiedere il ricovero di un detenuto in cattive condizioni di salute, è rientrata dopo qualche ora, a seguito di una trattativa condotta dal comandante del reparto di polizia penitenziaria e dal Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria.

Il sovraffollamento a Poggioreale

"Per il carcere partenopeo nel merito - prosegue Beneduci - si tratta di una carenza di almeno 150 unità di polizia penitenziaria, e di un sovraffollamento che riesce a toccare punte giornaliere nell'ordine di 300/700 detenuti pari ad oltre il 30 per cento. Appare chiaro in tali condizioni che, se l'attuale segnale di insofferenza da parte della popolazione detenuta di Napoli potrà concludersi pacificamente, con l'accentuarsi della calura estiva si ha ragione di temere prossime e ben più gravi conseguenze".

L'appello al ministro della Giustizia Bonafede

"Comprendiamo - sottolinea Beneduci - che i problemi legati alle attuali polemiche sui rapporti tra esponenti della magistratura e della politica possano rivestire per il Guardasigilli Bonafede priorità assoluta, ma deve risultare altrettanto chiaro che rispetto alle attuali condizioni del sistema penitenziario italiano e dalla conseguente situazione lavorativa del personale di polizia penitenziaria ben poco è stato, fino ad oggi, attuato dall'attuale esecutivo, per cui è da temersi una stagione estiva di grave disordine penitenziario qualora ancora non si intervenga con adeguate misure", conclude il segretario dell’Osapp.

Le parole della madre del detenuto malato

"Mio figlio è uno scheletro. Venerdì quando l'ho visto era tutto viola intorno agli occhi. Non so spiegare quello che sta passando". A parlare è Tina De Luca, madre di Luciano, il detenuto di Poggioreale per il quale ieri un intero padiglione ha protestato chiedendo il suo ricovero in ospedale. La donna, in lacrime, è preoccupata per le condizioni di salute del figlio. "Ha sbagliato, deve pagare e lo sta facendo - dice - ma non deve pagare con la vita. Mi hanno riferito che le analisi sono buone e quando stamattina ho chiesto di sapere come sta, le guardie penitenziarie mi hanno detto: 'Pensiamo che sta bene'", riferisce la donna, aggiungendo che nella cella del figlio, nel padiglione Salerno, "erano in 15". "È svenuto più volte - continua la madre - e un altro detenuto nella stessa cella ha urlato per farsi sentire, per chiedere aiuto". "Oggi - continua - sono stati trasferiti per punizione, ma quelle persone hanno solo voluto aiutare mio figlio".

Il legale: “Non ho potuto incontrare Luciano”

"Non ho avuto la possibilità di incontrare il mio assistito, sembra che gli stiano somministrando delle flebo, una volta trasferito al reparto San Paolo", spiega Celestino Gentile, avvocato di Luciano De Luca. Domani, fa sapere il legale, "sarà mia cura tornare in carcere per verificare il suo stato di salute, se gli somministrano le cure necessarie. Magari, se è il caso, anche di far entrare un medico, nominato dalla famiglia per farlo visitare – sottolinea l'avvocato - Il punto è che, secondo l'ordinamento, serve l'autorizzazione della Direzione del carcere. Senza non è possibile far entrare un medico. La cosa strana e preoccupante – dice Gentile - è che, come mi ha spiegato la madre, già venerdì manifestava segni di profondo malessere".

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