Erdogan compie 70 anni, da venditore di ciambelle a Sultano: la sua storia politica. FOTO
Nemmeno Atatürk, il padre della Turchia moderna, è stato al potere più a lungo di lui. Dal 2003 al 2014 è stato premier, poi è diventato tre volte presidente. Nel mentre ha cambiato il Paese, ancora laico ma meno di quello che avrebbe voluto il fondatore, e lo ha fatto diventare una repubblica presidenziale. Dall'infanzia a Istanbul all'arresto per incitamento all'odio religioso, dall'ascesa al potere alla repressione dei diritti e alle questione aperte: oggi Recep Tayyp Erdoğan compie 70 anni
- Neanche Kemal Atatürk, il padre della Turchia moderna e l’uomo che cercò di laicizzarla, è stato al potere più a lungo di Erdoğan. Premier dal 2003 al 2014, presidente da allora a oggi, il "Sultano" ha trasformato l’assetto costituzionale del Paese portandolo a essere una repubblica presidenziale. L’uomo dal pugno di ferro e dal rinomato caratteraccio, quello che da un lato ha fatto crescere la Turchia e dall’altro l’ha riportata indietro nel tempo, compie 70 anni
- Recep Tayyp Erdoğan nasce il 26 febbraio 1954 a Istanbul, nel quartiere popolare di Kasımpaşa, dove oggi c'è lo stadio di calcio a lui dedicato. La sua era una famiglia islamica fortemente religiosa e originaria della Georgia: era arrivata lì spostandosi dalla provincia di Rize, in cerca di condizioni migliori per i cinque figli. Nei primi anni della sua vita fece avanti e indietro tra Rize e Istanbul. Lì studiò per volere dei genitori all’istituto religioso Imam Hatip, dove si formavano gli imam
- La sua non fu un’infanzia particolarmente ricca. Per aiutare i genitori - il padre era un guardacoste - durante l’adolescenza Erdoğan si mise a vendere in strada le tipiche ciambelle al sesamo turche (simit) e limonata. Questi sono gli anni in cui in lui si forma la prima grande passione, quella per il calcio: gli arrivò anche un’offerta dal Fenerbahçe SK, una delle squadre turche più importanti
- Ma l’interesse di Erdoğan si rivolse già da subito alla politica. Militò in formazioni studentesche anticomuniste e si avvicinò al Partito nazionale di salvezza (Msp), affascinato dal suo fondatore Necmettin Erbakan, che diventerà il primo premier islamista della Turchia e suo mentore politico (in foto). Intanto studia Economia aziendale all’Università pubblica di Marmara, a Istanbul. Si laurea nel 1981
- Mentre era ancora uno studente, Erdoğan fu a capo di diverse sezioni giovanili per il Partito Nazionale di Salvezza nella zona di Istanbul. La formazione politica fu poi messa al bando in seguito al colpo di Stato del 1980 ed Erdoğan lavorò quindi per qualche anno in azienda. Nel 1983 entrò nel Partito del Benessere (Refah Partisi), sempre sotto l’ala di Erbakan. Assunse di nuovo la presidenza di sezioni locali e provinciali per poi entrare nel consiglio centrale di amministrazione
- Con il passare degli anni diventa una figura di spicco del partito. Per la consacrazione bisogna però aspettare il 1994, quando viene eletto sindaco di Istanbul. Fu un grande successo. Primo esponente di un partito apertamente religioso a guidare la città, facendo leva sulle sue origini popolari e affrontando di petto problemi decennali – dalla gestione dei rifiuti alla lotta alla corruzione – ottenne l’appoggio degli strati sociali meno fortunati
- Nel 1997 arriva però una battuta d’arresto. Fu l’anno del golpe pacifico delle alte cariche dell’esercito turco, non contente di un governo così religioso come quello di Erbakan (e quindi del partito di Erdoğan). Il premier alla fine si dimise e molte formazioni politiche furono sciolte, tra cui il Partito del Benessere
- Durante le proteste di quel periodo, Erdoğan recitò in pubblico una poesia del poeta Ziya Gökalp: “Le moschee sono le nostre caserme, le cupole i nostri elmetti, i minareti le nostre baionette e i fedeli i nostri soldati”. Fu accusato di incitamento all’odio religioso e venne condannato a 10 mesi di reclusione, di cui ne scontò 4. Sulla sua testa pesava anche il divieto a vita di ricoprire cariche politiche
- Non si fece però scoraggiare ed entrò nel Partito della Virtù, avvicinandosi alla sua anima più liberista. Anche questo partito fu però sciolto dalla Corte Costituzionale ed Erdoğan nel 2001 fondò il partito liberal-conservatore AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo), che l’anno seguente vinse alle elezioni. Per la condanna precedente non gli fu però possibile diventare premier
- Tutto cambia nel 2003, grazie a una nuova vittoria alle elezioni suppletive nella provincia di Siirt e a un emendamento costituzionale che permette la sua candidatura. Rimane al governo fino al 2014, vincendo anche i successivi appuntamenti elettorali. Per la Turchia furono anni di grande cambiamento: l’economia migliorava, si aprì lo spiraglio di entrare nell’Unione europea (poi chiuso), i diritti sembravano allargarsi, seppur limitatamente
- I tentativi di avvicinarsi all’Unione europea durante gli anni dei governi di Erdoğan si sono arenati per alcuni episodi che hanno allontanato l’immagine della Turchia come Paese rispettoso dei diritti fondamentali. Tra questi la dura repressione delle proteste di Piazza Taksim nel 2013: le forze di polizia hanno attaccato i manifestanti che si battevano contro l’apertura di un centro commerciale a Gezi Park, provocando anche alcune morti. Durissima la condanna dell’Ue
- E ancora, politici vicini ad Erdoğan furono al centro di indagini per corruzione e lo stesso premier fu accusato di aver tentato di depurare le forze armate, a cui la Costituzione affida la tutela della laicità di stampo kemalista dello Stato, dagli oppositori del governo. Nel 2008, nell'ambito del Caso Ergenekon, furono moltissime le epurazioni decise da Erdoğan, che fece partire un processo per un presunto colpo di Stato a suo danno da parte dei militari
- Mentre Erdoğan era al capo del governo fu varata una riforma costituzionale che prevedeva l'elezione diretta del capo dello Stato, prima prerogativa del Parlamento. Nell'agosto 2014 divenne così il primo presidente turco a essere eletto dai cittadini. Fu riconfermato nel 2018, quando fu abolita la figura del premier. Poi di nuovo nel 2023. Nei primi 9 anni di mandato è stato ampiamente criticato per un continuo processo di accentramento dei poteri nelle mani del presidente
- Appena eletto, nel 2014, fa costruire il nuovo palazzo presidenziale da 1.125 stanze di Ak Saray, nei pressi di Ankara. Molti i rimandi all'Impero Ottomano: è stato uno dei primi atti che hanno cementificato il culto della sua personalità
- Il 15 luglio 2016 alcuni membri delle forze militari tentano un colpo di Stato ai danni di Erdoğan: Istanbul e Ankara furono bloccate, il Parlamento bombardato e il capo delle forze armate preso in ostaggio. Il presidente si salvò. Tutto finì il giorno dopo, ma da quel giorno il Paese cambiò. Il "Sultano" iniziò a processare e ad allontanare dagli organi statali, militari e giudiziari molti membri delle opposizioni, anche se con il tentato golpe avevano poco a che fare. Tra questi l'ex alleato e leader religioso Fethullah Gülen
- Quando era ancora primo ministro, Erdoğan sembrò inizialmente aprirsi a nuove prospettive di convivenza con la popolazione curda e il PKK (considerato un'organizzazione terroristica). Nel 2015 la tregua era già carta straccia e la repressione dei curdi non si è più fermata, anche in mezzo a guerre civili che hanno portato il presidente a essere accusato di crimini contro l'umanità da molte organizzazioni a tutela dei diritti umani
- Durante la presidenza del "Sultano", la Turchia si è allontanata dall'essere un Paese laico e ha preso sempre più le sembianze, seppur molto più moderatamente rispetto ad altre Nazioni, di uno Stato di religione islamica. I diritti delle persone non eterosessuali sono spesso stati oggetto di repressione, allo stesso modo di manifestazioni come il Pride (l'episodio più buio furono le violenze nel 2016). Nel 2023 si è detto contrario ancora una volta ai diritti Lgbtqia+. In foto: agenti in borghese al Pride di Ankara, 2022
- Nemmeno i diritti delle donne sono stati al centro dell'agenda politica, se non per qualche apertura soprattutto in ambito lavorativo. Per fare solo un esempio: Erdoğan nel 2014 disse che non esiste “uguaglianza” tra uomini e donne. Al massimo si può parlare di “pari opportunità”. Non vede di buon occhio l'aborto e per lui la donna è "soprattutto madre"
- In molti criticano la Turchia di Erdoğan per la scarsissima libertà di stampa, tra la chiusura di molti organi di informazione, il controllo sugli altri e l’arresto di vari giornalisti. Nel 2023, secondo Reporter senza frontiere, la situazione nel Paese era passata da “problematica” a “molto grave”: la Turchia era 165esima nel mondo per libertà di stampa
- Erdoğan ha spesso sfruttato la posizione strategica della Turchia nelle rotte migratorie per fare pressioni su Bruxelles. Sintetizzando, ad Ankara sono arrivati miliardi di euro dall’Unione europea in cambio di un controllo serrato sulle frontiere e il passaggio in Grecia dei rifugiati siriani, come previsto ad esempio dagli accordi del 2016. La Turchia negli anni ha così accolto moltissimi rifugiati, ma nel frattempo è cresciuto il malcontento e il sentimento anti-migranti della popolazione
- Dopo anni di espansione, nel 2018 la Turchia piombò in una crisi economica da cui non si è mai del tutto ripresa, a causa della svalutazione della lira turca, del tentativo di continuare a tenere bassissimi i tassi d’interesse e di un’inflazione alle stelle (non ancora lontanamente rientrata)
- Erdoğan ha sempre negato il genocidio armeno del 1915-1917 causato dall’Impero Ottomano. Ha coinvolto il Paese nella guerra civile siriana, da un lato cercando di appoggiare un processo di pace e dall’altro tentando di evitare l’espansione delle forze curde siriane. Nel conflitto tra Russia e Ucraina, dal 2022 ha sempre cercato di trovare una mediazione, appoggiando Kiev ma non chiudendo la porta in faccia a Mosca. In quello tra Israele e Hamas, che dal 2023 ha riportato la guerra a Gaza, si è schierato da subito contro Israele, come ha sempre fatto
- Nel 1978 il "Sultano" ha sposato Emine Gülbaran, con cui ha avuto due figlie e due figli