Chernobyl, uno studio inglese rivela picchi di radioattività fino ad ora sconosciuti

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La mappatura, condotta grazie all’uso dei droni, ha permesso di verificare i dati a disposizione delle autorità locali e ha rilevato punti con radiazioni ancora molto alte. Gli studiosi si propongono di completare in futuro lo studio di tutta l’area

Sono passati 33 anni dal disastro nucleare più grave della storia eppure i suoi effetti non cessano di esistere. Le radiazioni sprigionate dall’incidente di Chernobyl, nell’attuale Ucraina, sono infatti tuttora presenti nella zona intorno all’ex impianto. (COSA ACCADDE - LE FOTO) In particolare, uno studio condotto dal National Centre for Nuclear Robotics (Ncnr) britannico ha rivelato la presenza nella “foresta rossa”, situata vicino alla centrale, di zone radioattive fino ad ora sconosciute. L’incidente di Chernobyl e le sue conseguenze sono anche al centro dell’omonima serie da record di Sky.

L’utilizzo dei droni

Lo studio, condotto lo scorso aprile da un team di ricercatori dell’Università di Bristol in collaborazione con colleghi ucraini, ha utilizzato per la prima volta alcuni droni capaci di registrare la presenza di gamma e di neutroni sorvolando le aree interessate. In questo modo, gli studiosi hanno potuto ricostruire una mappa quanto più dettagliata possibile delle radiazioni nella zona di Chernobyl, senza doversi avvicinare alle aree contaminate rischiando quindi danni per la propria salute. Lo studio ha compreso la mappatura del villaggio abbandonato di Buriakivka, a 13 km dalla centrale, e dell’insediamento parzialmente demolito di Kopachi.

La “Foresta rossa”

Ma oggetto di grande attenzione è stata soprattutto la “foresta rossa”, considerata uno dei siti più radioattivi della Terra, situata a 500 metri di distanza dal complesso nucleare di Chernobyl. Data la vicinanza, l’esplosione del 1986 investì in pieno l’area, uccidendo la quasi totalità delle piante presenti e facendole diventare di un colore tendente al rosso (da qui deriva il nome della foresta). Molte delle aree al suo interno sono tutt’ora vietate agli umani. Ma grazie ai droni, i ricercatori hanno potuto studiarla.

Livelli di radiazioni “molto alti”

I droni utilizzati (in totale 50 per 10 giorni) sono di due tipologie: quelli ad “ala fissa”, utili per realizzare una mappa generale delle radiazioni volando a circa 65 km/h sopra la cima degli alberi, e quelli ad “ala rotante”, utilizzati in seguito per ottenere immagini ad alta risoluzione e in 3D delle aree esaminate. Oltre a confermare quanto già registrato in passato dalle autorità circa i livelli di radioattività, i droni hanno individuato nuovi punti. Uno di questi, situato pochi chilometri a sud della foresta, si è rivelato essere un luogo utilizzato all’epoca del disastro per separare il terreno durante le operazioni di “pulizia” della zona. “Si cercava di separare le parti contaminate e ridurre così il volume dello scarto”, ha spiegato alla Bbc il professor Tom Scott della Bristol University, co-direttore del Ncnr. “Il livello di radiazioni è molto alto: circa 1.2 millisieverts per ora. Significa che in poche ore lì avrei raggiunto già la dose massima assumibile in un anno”.

I progetti futuri

Il team del Ncnr progetta di tornare in Ucraina in futuro, per continuare il lavoro di mappatura su tutti i 2600km² della “Exclusion Zone” (zona di alienazione) di Chernobyl (ora ne ha realizzati solo 15 km²). Al momento, le persone possono accedere all’area solo per brevi periodi, per motivi lavorativi o anche di turismo. Lo scorso anno, sottolinea la Bbc, circa 70mila turisti hanno visitato la zona.

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