
Jimmy Carter è morto a 100 anni: la storia dell'ex presidente americano. FOTO
Il politico democratico, scomparso il 29 dicembre 2024, è stato il 39esimo inquilino della Casa Bianca, dal 1977 al 1981. Durante il suo mandato ha alternato successi, come gli accordi di Camp David, a momenti bui fra cui la crisi dei 52 ostaggi statunitensi nell’ambasciata di Teheran. Dopo la presidenza ha fondato il Carter Center, un’organizzazione non governativa che si dedica - fra le altre cose - alla difesa dei diritti umani, e grazie alla cui attività nel 2002 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace

Jimmy Carter, 39esimo presidente degli Stat Uniti dal 1977 al 1981, è stata una delle figure più divisive della recente storia americana. Si è spento il 29 dicembre 2024, pochi mesi dopo aver compiuto 100 anni. Ecco la sua storia, dagli esordi in politica, fino alla presidenza e al Nobel per la Pace
Addio a Jimmy Carter: aveva 100 anniA lungo criticato come presidente, in tempi più recenti si è assistito a una complessiva rivalutazione della figura di Jimmy Carter, legata al suo contribuito nel processo di pace in Medio Oriente e alle battaglie ambientaliste e in difesa dei diritti umani, che nel 2002 gli sono valse l'attribuzione del Premio Nobel per la Pace
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Jimmy Carter nasce l’1 ottobre 1924 a Plains, in Georgia. A 19 anni viene ammesso alla United States Naval Academy dove si diploma nel 1946, e si arruola nella Marina. Nel 1953, dopo la morte del padre, lascia la carriera militare e torna in Georgia per occuparsi dell’azienda di arachidi della sua famiglia
Morto a 100 anni l'ex presidente Usa Jimmy Carter. VIDEO
Negli anni Sessanta inizia come attivista nel Partito democratico, e viene eletto senatore della Georgia, Stato di cui diventa governatore nel 1970. Suscita scalpore, soprattutto fra i segregazionisti, il suo discorso al giuramento: "Il tempo della segregazione razziale è finito. Nessuna persona povera, rurale, debole o di colore dovrebbe mai più sopportare il peso di essere privato della possibilità di una formazione, di un lavoro o di semplice giustizia"
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Nel 1972 Carter considera l’idea di partecipare alla corsa presidenziale, ma il candidato democratico scelto è George McGovern che al voto di novembre perde contro l’uscente Richard Nixon. Ci riprova nel 1976, e alle elezioni batte Gerald Ford diventando il 39° presidente degli Stati Uniti
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Fra le sfide da affrontare Carter si trova davanti quella della crisi energetica, che definisce come moralmente equivalente a una guerra e affronta invitando i cittadini a un comportamento volto al risparmio e installando pannelli solari sulla Casa Bianca

Il 1978 è l’anno degli accordi di Camp David, firmati il 17 settembre dal presidente egiziano Anwar al-Sadat e dal Primo Ministro israeliano Menachem Begin alla Casa Bianca, sotto l’auspicio di Carter e dopo 12 giorni di negoziazioni segrete. Accordi che nel 1979 portano al trattato di pace israelo-egiziano

Ma dopo il successo degli accordi di Camp David, a far crollare la popolarità di Carter ci pensano la recessione e la rivoluzione iraniana con la conseguente crisi dei 52 ostaggi statunitensi tenuti nell’ambasciata americana di Teheran dal 4 novembre 1979 al 20 gennaio 1981

Il 4 novembre 1979 centinaia di studenti assaltano l’ambasciata e prendono gli ostaggi chiedendo, fra l’altro, l’estradizione dello Scià che si trova a new York. Fallito ogni tentativo diplomatico, il 24 aprile 1980 gli Stati Uniti cercano di liberare gli ostaggi con la forza: 8 elicotteri militari vengono inviati segretamente in Iran, ma a causa di una serie di eventi imprevisti, tra cui una tempesta di sabbia e lo scontro tra due velivoli, l'operazione fallisce

La mancanza di risultati concreti colpisce duramente l’opinione pubblica americana, che esprime sfiducia nei confronti di Carter la cui popolarità crolla. Gli ostaggi verranno liberati nel 1981, quando alla presidenza ci sarà già Ronald Reagan

Quello iraniano è un duro colpo per Carter, che però riesce a ottenere la ricandidatura alla Casa Bianca per le elezioni del novembre 1980, nelle quali viene sconfitto dal repubblicano Reagan che lo stacca di 8 milioni di voti e ben 440 Grandi Elettori
Due anni dopo la fine della sua presidenza, Carter insieme alla moglie Rosalynn fonda il Carter Center, un’organizzazione non governativa che si dedica alla difesa dei diritti umani, all’aiuto umanitario e medico nelle zone colpite da calamità e all’assistenza elettorale per i Paesi di “democrazia recente”. Alla luce del suo lavoro, nel 2002 Carter riceve il Premio Nobel per la Pace per il suo lavoro "nel trovare soluzioni pacifiche ai conflitti internazionali e nel far progredire la democrazia e i diritti umani nonché promuovere lo sviluppo economico e sociale"

Anche grazie al suo lavoro con il Carter Center in tutto il mondo, l’ex presidente diventa una sorta di “ambasciatore parallelo” per conto degli Stati Uniti. Nel 1994, ad esempio, viene inviato in Corea del Nord su mandato dell'amministrazione Clinton dopo che Kim Il-sung ha espulso dal Paese i membri dell'Agenzia Atomica Internazionale

Nel 2008, in Siria, incontra segretamente l'esponente di Hamas Khaled Maashal, e nel 2010 torna a Pyongyang per riportare in patria il cittadino statunitense Aijalon Mahli Gomes, arrestato e condannato a otto anni di carcere per essere entrato illegalmente in territorio nordcoreano

Nell’agosto 2015, Carter in conferenza stampa racconta di essere stato operato di tumore al fegato ma di avere delle metastasi al cervello: "Sono nelle mani di Dio, preparato a tutto". Un gesto, quello di condividere la notizia apertamente, che ha commosso e stupito: "Probabilmente insolito per la gran parte degli ex presidenti, ma non per Jimmy Carter - dice al New York Times Mark K. Updegrove, autore e biografo di presidenti - Credo che sia stato sempre aperto e franco e ciò lo dimostra ulteriormente"

Il 6 dicembre dello stesso anno viene reso noto che Carter, grazie alla radioterapia e a una sperimentale immunoterapia, è guarito. Quattro anni dopo, viene operato per rimuovere una massa che preme sul cervello, provocata da un’emorragia causata da una caduta in casa. Il 18 febbraio 2023 la sua fondazione aveva riferito che Carter riceveva cure palliative: "Ha deciso di trascorrere il tempo che gli resta a casa con la sua famiglia e di ricevere cure in hospice invece di ulteriori interventi medici"

Dal 22 marzo 2019, Carter è stato il presidente più longevo della storia degli Stati Uniti. È stato sposato dal 1946 con Rosalynn Smith - morta a novembre del 2023 - e ha quattro figli: John William detto Jack, nato nel 1947, James Earl Carter III detto Chip (1950), Jeffrey Donnel (1952) e Amy Lynn (1967)
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