
Il golpe in Brasile nel 1964 e la dittatura militare che durò fino al 1985. FOTO
L'assalto dei sostenitori di Bolsonaro ai palazzi del potere brasiliani ha riportato alla mente le immagini del golpe del 1964, quando l’ordine democratico del Paese venne rovesciato da un colpo di Stato, che installò un regime destinato a governare il Brasile per oltre 20 anni. Ecco le principali tappe, dal colpo di Stato fino al ritorno della democrazia

Un attacco "vandalo e fascista" contro le istituzioni democratiche: così il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva ha definito quanto accaduto nel gennaio 2023 a Brasilia, dove migliaia di sostenitori di Jair Bolsonaro hanno dato l'assalto ai palazzi delle massime istituzioni dello Stato
Brasile, assalto al Parlamento e ai palazzi delle istituzioni: cos’è successo. FOTO
L’attacco alle sedi delle istituzioni ha ricordato quanto accaduto a Washington a seguito dell’elezione a presidente degli Stati Uniti Joe Biden: migliaia di supporter dell’inquilino uscente della Casa Bianca, Donald Trump, assalirono Capitol Hill nel gennaio del 2021 (In foto). Per i brasiliani, però, la paura è stata quella di ripiombare nell’incubo di un golpe
Planalto come Capitol Hill. Quando sono assediati i palazzi del potere
Il Brasile infatti dal 1964 al 1985 è stato governato da una dittatura militare, a seguito del golpe avvenuto tra il 31 marzo e l'1 aprile del 1964. A prendere il potere fu Humberto de Alencar Castelo Branco (in foto), insediato come presidente del Paese dall'esercito
Brasile, danni ingenti e devastazioni dopo l'assalto ai palazzi governativi. FOTO
Il colpo di Stato avvenne in piena Guerra Fredda. All’inizio degli anni ’60 fu eletto presidente del Brasile Jânio Quadros, il cui mandato terminò però dopo pochi mesi a causa delle dimissioni dello stesso Quadros. Il vuoto di potere causò una profonda crisi politica nel Paese, e il nuovo presidente Goulart fu deposto dall’esercito nel 1964. (In foto: un momento del colpo di Stato il 1° aprile 1964)
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La dittatura militare durò oltre venti anni: in quel periodo le libertà civili furono severamente limitate, i partiti d’opposizione vennero sciolti e i sindacati repressi, e una nuova Costituzione rese possibile la persecuzione degli oppositori del regime instaurato dall’esercito. (In foto: soldati pattugliano le strade a Rio de Janeiro nei giorni successivi al golpe)

Humberto de Alencar Castelo Branco fu a capo del regime fino al 1967: dopo di lui si succedettero vari leader militari, in un periodo contrassegnato da un rapido sviluppo economico ma anche da dure persecuzioni contro tutte le forme di opposizione alla dittatura. (In foto: cittadini brasiliani scendono in strada durante il colpo di Stato)

Furono diversi i leader politici, capi delle organizzazioni sindacali e anche studenti a essere incarcerati e in alcuni casi torturati e fatti sparire. Secondo quanto riporta il Post, si stima che un numero compreso tra i 300 e i 400 oppositori del regime vennero uccisi e a migliaia torturati. (In foto: i volti di persone scomparse negli anni della dittatura, esposti durante una manifestazione nel 2022)

La dittatura militare iniziò a perdere la presa sul Paese sul finire degli anni ’70, quando le forze d’opposizione - in particolare di sinistra - iniziarono a riorganizzarsi. Tra i leader che fondarono nuovi partiti, in questo caso quello dei Lavoratori, ci fu anche l’attuale presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva. (In foto: Lula durante una manifestazione nel 1979)

Lula iniziò fin da giovane a ricoprire incarichi in seno ai sindacati, nonostante la repressione del regime militare. Le sue attività lo portarono anche a finire in carcere per un mese, in occasione di grandi scioperi organizzati in Brasile sul finire degli anni ’70. (In foto: Lula nel 1981)

Nel 1979 il nuovo presidente del Brasile, João Figueiredo, iniziò a smantellare le politiche repressive del regime: molti reati politici furono amnistiati e fu concesso il ritorno al multipartitismo. Il suo governo fu anche l’ultimo sostenuto dalla dittatura militare, che cessò di esistere nel 1985. (In foto: João Figueiredo con Pelé)

In quell’anno, infatti, si tornò ad elezioni democratiche e Tancredo Neves (in foto) divenne presidente: il neoeletto leader si ammalò ancor prima di entrare in carica e morì poco dopo, ma il voto segnò la fine della dittatura e il ritorno alle istituzioni democratiche in Brasile. Dal 1989, poi, si tornò all'elezione diretta del presidente della Repubblica

La nuova Costituzione democratica del Brasile fu infatti promulgata nel 1988, e da allora il Paese è rimasto stabilmente una democrazia. L’attuale presidente Lula è al suo terzo mandato, dopo aver servito in precedenza come capo di Stato dal 2003 al 2011. (In foto: manifestanti espongono un cartello con scritto “1964 mai più” durante una protesta nel 2019)
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