Il movimento, nato sui social, ha manifestato per la prima volta il 17 novembre 2018, per poi espandersi in tutto il Paese. Iniziate a causa dei prezzi del carburante, le proteste si sono estese alle questioni sociali e alle critiche contro il governo Macron
Un movimento spontaneo di protesta, nato dal basso e arrivato nelle strade di centinaia di città francesi, fino a richiamare l'attenzione di Emmanuel Macron. È quello dei "gilet gialli", cittadini in rivolta contro l’aumento dei prezzi del carburante che sono scesi in piazza per la prima volta un anno fa, esattamente il 17 novembre 2018, portando nelle strade francesi centinaia di migliaia di persone. Il loro simbolo è il giubbino indossato all’esterno delle auto in caso di incidenti. E il loro messaggio è stato chiaro da subito: rivendicare visibilità e lamentarsi di non essere abbastanza considerati dalle politiche governative. In particolare, si tratta della Francia rurale, delle campagne, che si sente abbandonata dallo Stato, ha scritto Le Monde. Le proteste hanno portato l'Eliseo ad aprire un dialogo sulle questioni sociali, ma il movimento intanto si è spaccato tra la parte più moderata - e favorevole all'intesa - e quella che invece vuole protestare a oltranza.
La nascita della protesta
L’iniziativa è nata sui social network dove una signora fino a poco tempo prima sconosciuta, Jacline Mouraud, ha postato un video che ha totalizzato milioni di visualizzazioni. Nel video Jacline ha chiesto a Emmanuel Macron “quando il governo la smetterà di accanirsi contro gli automobilisti”, facendo riferimento all’aumento delle accise sulla benzina. Mouraud, che vive in un paesino della Bretagna e utilizza la sua auto diesel per spostarsi ogni giorno, ha poi lanciato una provocazione che contrappone i ricchi cittadini ai francesi che abitano nelle campagne: “Voi potenti che siete nelle città la fate facile, tanto siamo sempre noi a pagare”.
Le critiche al governo e l’inizio delle manifestazioni in strada
Al centro delle proteste, il piano per aumentare le tasse sui carburanti in Francia. Ma anche le critiche per la diminuzione della velocità a 80 chilometri orari sulle strade statali, l’incremento dei controlli e dei pedaggi, l’inasprimento dei requisiti per i collaudi. La protesta, nel giro di un mese, si è poi allargata a una più generale critica al governo per il costo della vita e il calo del potere d’acquisto. Dai social la manifestazione è passata alla strada il 17 novembre 2018, quando il movimento si è dato appuntamento per le manifestazioni in circa 600 città francesi. A sostenere l'iniziativa, anche alcuni leader politici di destra e sinistra: da Marine Le Pen (Rassemblement national) a Jean-Luc Mélenchon (France Insoumise). La mobilitazione è però iniziata con un evento tragico: una donna è stata uccisa da un’auto che ha forzato un blocco stradale in Savoia, nel Sud del Paese.
L'intervento di Macron
Dopo le prime giornate di scontro, Emmanuel Macron ha deciso di mediare. A inizio dicembre il presidente ha annullato l'aumento della tassa sul carburante per tutto l’anno 2019. Una mossa in extremis, la sua, per cercare di calmare le proteste, ma che non ha interrotto le manifestazioni. Il 10 dicembre Macron allora si è rivolto alla nazione, con un discorso televisivo. Il presidente francese ha definito la collera dei gilet gialli in un certo senso “giusta”, e ha promesso di aumentare “il salario minimo nel 2019”. Le promesse dell'Eliseo non hanno però accontentato tutti.
Le proteste e le tensioni dei gilet gialli
Le proteste sono andate ancora in scena in diverse giornate e in tutte le regioni, dalla Normandia alla Costa Azzurra, passando per Parigi, che è stata la città più colpita dagli scontri, con blocchi e mobilitazioni per molte settimane consecutive (FOTO). Proprio i blocchi autostradali creati dai manifestanti hanno anche causato diverse vittime fra automobilisti e motociclisti, coinvolti in incidenti. I gilet gialli, intanto, si sono divisi in due: da una parte la frangia più moderata, aperta al dialogo con il governo, dall'altra quella oltranzista che vuole continuare a scendere in piazza e a cui appartiene uno dei portavoce più popolari del movimento, Eric Drouet.
Eric Drouet, il camionista di banlieu portavoce del movimento
Drouet, camionista di banlieu, tra i più attivi sui social network, è uno degli esponenti di spicco del gruppo di chi non è intenzionato a mollare. Definisce quella dei gilet gialli come un'iniziativa "popolare" e totalmente apolitica". Arrestato dalla polizia francese nella serata di mercoledì 2 gennaio, con l'accusa di aver organizzato una protesta non autorizzata nel centro di Parigi, vicino all’Arco di Trionfo, è stato poi rilasciato. Era già stato fermato il 22 dicembre, questa volta con l'accusa di detenzione di arma impropria (un bastone). In entrambi i casi i suoi arresti hanno suscitato polemiche e critiche al governo francese.
Le concessioni del governo francese
Dopo un inverno di proteste, che dal 17 novembre 2018 si sono protratte per 23 settimane, il 26 aprile è stato lo stesso presidente Emmanuel Macron ad annunciare il "nuovo atto della Repubblica", introducendo diverse novità fiscali e istituzionali. Nello specifico, il governo francese si è impegnato, per il 2020, al taglio delle tasse, sgravi fiscali a favore delle classi medie, aiuti alle pensioni più basse, aggiunta di una quota proporzionale alle politiche, soppressione della scuola di amministrazione ENA. Tuttavia, seppur in una manovra da 17 miliardi di euro, che per la Francia significa sacrificare gli impegni sui conti pubblici assunti con Bruxelles, Macron non ha ceduto alle principali richieste dei manifestanti: la patrimoniale e un referendum di iniziativa cittadina. Il presidente, infatti, non ha accettato né il ripristino della patrimoniale - che all'inizio del suo mandato ha limitato alle proprietà immobiliari - né il cosiddetto RIC, limitandosi a "semplificare le regole" dell'attuale istituto referendario. Nello specifico, ha abbassato a un milione di firme la soglia necessaria per sottoporre al Parlamento una legge di iniziativa mista (attualmente sono necessari il 20% dei parlamentari e il 10% del corpo elettorale, circa 4,5 milioni di cittadini).
I gilet gialli un anno dopo
A un anno dall'inizio delle proteste, con il cosiddetto "Atto primo" del 17 novembre, i gilet gialli appaiono molto ridotti rispetto all'inizio, anche per effetto delle concessioni fatte da Macron. Tuttavia cercano un rilancio e proprio l'anniversario dalla prima grande protesta che portò in piazza oltre 280mila francesi è l'occasione per far sapere che i gilet gialli "non sono morti". Sono stati mesi spesso segnati dalle violenze, con 2.400 manifestanti e 1.800 agenti feriti. Con 24 persone che hanno perso un occhio a causa dei lanciatori Lbd, l'arma non letale data in dotazione alle forze dell'ordine francesi divenuta il simbolo delle "violenze della polizia" denunciate dai manifestanti. Inoltre sono state 11 le persone morte per incidenti a margine dei cortei. Un anno dopo, secondo un sondaggio Elabe per Bfm-Tv, oltre metà dei francesi, il 55%, dice di approvare la mobilitazione, ma il 63% si oppone all'eventualità che possa riprendere. Rispetto all'inverno scorso, il movimento si è fortemente ridimensionato ed è privo di un vero leader. Per questa ragione, il movimento francese potrebbe ora passare dalle piazze alle urne, con la creazione di diverse liste di gilet gialli in vista del voto municipale di marzo 2020. Ma non solo: Jacline Mouraud, ex portavoce della frangia moderata, punta addirittura alla corsa all'Eliseo del 2022.
Il presidente Macron, infatti, non ha accettato né il ripristino della patrimoniale - che all'inizio del suo mandato ha limitato alle proprietà immobiliari - né il cosiddetto RIC, il referendum di iniziativa cittadina, limitandosi a "semplificare le regole" dell'attuale istituto referendario. In particolare, ha abbassato a un milione di firme la soglia necessaria per sottoporre al Parlamento una legge di iniziativa mista (attualmente sono necessari il 20% dei parlamentari e il 10% del corpo elettorale, circa 4,5 milioni di cittadini).
Un movimento spontaneo di protesta, nato dal basso e arrivato nelle strade di centinaia di città francesi, fino a richiamare l'attenzione di Emmanuel Macron. È quello dei “gilet gialli”, cittadini in rivolta contro l’aumento dei prezzi del carburante che hanno scelto come simbolo il giubbino indossato all’esterno delle auto in caso di incidenti. Il messaggio è chiaro: le "giubbe gialle" rivendicano visibilità e lamentano di non essere abbastanza considerati dalle politiche governative. In particolare, si tratta della Francia rurale, delle campagne, che si sente abbandonata dallo Stato, si legge su Le Monde. Le proteste hanno portato l'Eliseo ad aprire un dialogo sulle questioni sociali, ma il movimento intanto si è spaccato tra la parte più moderata - e favorevole all'intesa - e quella che invece vuole le proteste ad oltranza.
La nascita della protesta
L’iniziativa è nata sui social network dove una signora fino a poco tempo fa sconosciuta, Jacline Mouraud, ha postato un video che ha totalizzato sei milioni di visualizzazioni. Nel video Jacline ha chiesto a Emmanuel Macron “quando il governo la smetterà di accanirsi contro gli automobilisti”, facendo riferimento all’aumento delle accise sulla benzina. Mouraud, che vive in un paesino della Bretagna e utilizza la sua auto diesel per spostarsi ogni giorno, ha poi lanciato una provocazione che contrappone i ricchi cittadini ai francesi che abitano nelle campagne: “Voi potenti che siete nelle città la fate facile, tanto siamo sempre noi a pagare”, dice.
Le critiche al governo e l’inizio della protesta in strada
Al centro delle proteste, il piano per aumentare le tasse sul gasolio a partire dall’inizio del 2019. Ma anche le critiche per la diminuzione della velocità a 80 chilometri orari sulle strade statali, l’incremento dei controlli e dei pedaggi, l’inasprimento dei requisiti per i collaudi. La protesta, nel giro di un mese, si è poi allargata a una più generale critica al governo per il costo della vita e il calo del potere d’acquisto. Dai social la manifestazione è passata alla strada il 17 novembre 2018, quando il movimento si è dato appuntamento per le manifestazioni in circa 600 città francesi. A sostenere il movimento, anche alcuni leader politici di destra e sinistra: da Marine Le Pen (Rassemblement national) a Jean-Luc Mélenchon (France Insoumise). La mobilitazione è però iniziata con un evento tragico: una donna è stata uccisa da un’auto che ha forzato un blocco stradale in Savoia, nel Sud del Paese.
L’intervento di Macron
Dopo le prime giornate di scontro, Emmanuel Macron ha deciso di mediare. A inizio dicembre il presidente ha annullato la tassa sul carburante per tutto l’anno 2019. Una mossa in extremis, la sua, per cercare di calmare le proteste, ma che non ha interrotto le proteste. https://tg24.sky.it/mondo/2018/12/05/gilet-gialli-macron-annulla-aumento-tasse-carburante.html. Il 10 dicembre Macron allora si è rivolto alla nazione, con un discorso televisivo. Il presidente francese ha definito la collera dei gilet gialli in un certo senso “giusta”, e ha promesso di aumentare “il salario minimo nel 2019”. https://tg24.sky.it/mondo/2018/12/10/emmanuel-macron-gilet-gialli.html Le promesse dell'Eliseo non hanno però accontentato tutti. E, se la parte moderata dei gilet gialli si è detta aperta al dialogo, quella più oltranzista è tornata in piazza.
Gliet gialli spaccati in due
Le proteste sono andate ancora in scena in diverse giornate e in tutte le regioni, dalla Normandia alla Costa Azzurra, passando per Parigi, che è stata la città più colpita dagli scontri, con blocchi e mobilitazioni. Proprio i blocchi autostradali creati dai manifestanti hanno anche causato diverse vittime fra automobilisti e motociclisti, coinvolti in incidenti. A protestare è soprattutto la frangia oltranzista delle "giubbe gialle", a cui appartiene uno dei portavoce più popolari del movimento, Eric Drouet.
Eric Drouet, il camionista di banlieu portavoce del movimento
Drouet, 33enne camionista di banlieu, tra i più attivi sui social network, è uno degli esponenti di spicco della parte del movimento di chi non è intenzionato a mollare. Definisce quella dei gilet gialli come un'iniziativa "popolare" e totalmente politica" https://www.lemonde.fr/societe/article/2019/01/03/l-arrestation-d-eric-drouet-pres-des-champs-elysees-suscite-l-indignation-de-ses-sympathisants_5404695_3224.html. Arrestato dalla polizia francese nella serata di mercoledì 2 gennaio, con l'accusa di aver organizzato una protesta non autorizzata nel centro di Parigi, vicino all’Arco di Trionfo, è stato poi rilasciato. Era già stato fermato il 22 dicembre, questa volta con l'accusa di detenzione di arma impropria (aveva con sé un bastone). In entrambi i casi i suoi arresti hanno suscitato polemiche e critiche al governo francese. https://tg24.sky.it/mondo/2019/01/03/Gilet-gialli-francia-arrestato-leader-eric-drouet.html
Un movimento spontaneo di protesta, nato dal basso e arrivato nelle strade di centinaia di città francesi, fino a richiamare l'attenzione di Emmanuel Macron. È quello dei “gilet gialli”, cittadini in rivolta contro l’aumento dei prezzi del carburante che hanno scelto come simbolo il giubbino indossato all’esterno delle auto in caso di incidenti. Il messaggio è chiaro: le "giubbe gialle" rivendicano visibilità e lamentano di non essere abbastanza considerati dalle politiche governative. In particolare, si tratta della Francia rurale, delle campagne, che si sente abbandonata dallo Stato, si legge su Le Monde. Le proteste hanno portato l'Eliseo ad aprire un dialogo sulle questioni sociali, ma il movimento intanto si è spaccato tra la parte più moderata - e favorevole all'intesa - e quella che invece vuole le proteste ad oltranza.
La nascita della protesta
L’iniziativa è nata sui social network dove una signora fino a poco tempo fa sconosciuta, Jacline Mouraud, ha postato un video che ha totalizzato sei milioni di visualizzazioni. Nel video Jacline ha chiesto a Emmanuel Macron “quando il governo la smetterà di accanirsi contro gli automobilisti”, facendo riferimento all’aumento delle accise sulla benzina. Mouraud, che vive in un paesino della Bretagna e utilizza la sua auto diesel per spostarsi ogni giorno, ha poi lanciato una provocazione che contrappone i ricchi cittadini ai francesi che abitano nelle campagne: “Voi potenti che siete nelle città la fate facile, tanto siamo sempre noi a pagare”, dice.
Le critiche al governo e l’inizio della protesta in strada
Al centro delle proteste, il piano per aumentare le tasse sul gasolio a partire dall’inizio del 2019. Ma anche le critiche per la diminuzione della velocità a 80 chilometri orari sulle strade statali, l’incremento dei controlli e dei pedaggi, l’inasprimento dei requisiti per i collaudi. La protesta, nel giro di un mese, si è poi allargata a una più generale critica al governo per il costo della vita e il calo del potere d’acquisto. Dai social la manifestazione è passata alla strada il 17 novembre 2018, quando il movimento si è dato appuntamento per le manifestazioni in circa 600 città francesi. A sostenere il movimento, anche alcuni leader politici di destra e sinistra: da Marine Le Pen (Rassemblement national) a Jean-Luc Mélenchon (France Insoumise). La mobilitazione è però iniziata con un evento tragico: una donna è stata uccisa da un’auto che ha forzato un blocco stradale in Savoia, nel Sud del Paese.
L’intervento di Macron
Dopo le prime giornate di scontro, Emmanuel Macron ha deciso di mediare. A inizio dicembre il presidente ha annullato la tassa sul carburante per tutto l’anno 2019. Una mossa in extremis, la sua, per cercare di calmare le proteste, ma che non ha interrotto le proteste. https://tg24.sky.it/mondo/2018/12/05/gilet-gialli-macron-annulla-aumento-tasse-carburante.html. Il 10 dicembre Macron allora si è rivolto alla nazione, con un discorso televisivo. Il presidente francese ha definito la collera dei gilet gialli in un certo senso “giusta”, e ha promesso di aumentare “il salario minimo nel 2019”. https://tg24.sky.it/mondo/2018/12/10/emmanuel-macron-gilet-gialli.html Le promesse dell'Eliseo non hanno però accontentato tutti. E, se la parte moderata dei gilet gialli si è detta aperta al dialogo, quella più oltranzista è tornata in piazza.
Gliet gialli spaccati in due
Le proteste sono andate ancora in scena in diverse giornate e in tutte le regioni, dalla Normandia alla Costa Azzurra, passando per Parigi, che è stata la città più colpita dagli scontri, con blocchi e mobilitazioni. Proprio i blocchi autostradali creati dai manifestanti hanno anche causato diverse vittime fra automobilisti e motociclisti, coinvolti in incidenti. A protestare è soprattutto la frangia oltranzista delle "giubbe gialle", a cui appartiene uno dei portavoce più popolari del movimento, Eric Drouet.
Eric Drouet, il camionista di banlieu portavoce del movimento
Drouet, 33enne camionista di banlieu, tra i più attivi sui social network, è uno degli esponenti di spicco della parte del movimento di chi non è intenzionato a mollare. Definisce quella dei gilet gialli come un'iniziativa "popolare" e totalmente politica" https://www.lemonde.fr/societe/article/2019/01/03/l-arrestation-d-eric-drouet-pres-des-champs-elysees-suscite-l-indignation-de-ses-sympathisants_5404695_3224.html. Arrestato dalla polizia francese nella serata di mercoledì 2 gennaio, con l'accusa di aver organizzato una protesta non autorizzata nel centro di Parigi, vicino all’Arco di Trionfo, è stato poi rilasciato. Era già stato fermato il 22 dicembre, questa volta con l'accusa di detenzione di arma impropria (aveva con sé un bastone). In entrambi i casi i suoi arresti hanno suscitato polemiche e critiche al governo francese. https://tg24.sky.it/mondo/2019/01/03/Gilet-gialli-francia-arrestato-leader-eric-drouet.html