Chi è Manfred Weber, il candidato del Ppe per guidare la prossima Commissione Ue

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Manfred Weber (Getty)
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Classe 1972, il deputato bavarese è membro dell’Europarlamento dal 2004. Ostile alle forze euroscettiche, ha aperto il dialogo con i populisti

L’8 novembre 2018 il Partito popolare europeo ha scelto il tedesco Manfred Weber come proprio candidato per guidare la prossima Commissione Ue dopo le elezioni europee che si terranno a maggio 2019. La candidatura di Weber alla guida della compagine di centrodestra è un monito alle forze euroscettiche, ma allo stesso tempo lascia aperta la porta al dialogo con i populisti, nel nome di una realpolitik che impone di non sottovalutare la crescente onda sovranista su Bruxelles. "Io voglio e posso diventare il presidente della Commissione europea. Per portare in Ue un futuro stabile e sicuro", ha ribadito Weber nel corso del congresso di partito della Cdu, a un mese esatto dalla sua investitura.

L’inizio della sua carriera

Classe 1972, bavarese di origine (è nato nel piccolo comune di Rottenburg an der Laaber), oltre che un politico Weber è anche un ingegnere: si è laureato nel 1996 all’Università di Monaco. Dopo aver completato gli studi, ha fondato due imprese nel campo della gestione ambientale, della qualità e della sicurezza sul lavoro. Sposato e di fede cattolica, la sua avventura politica è iniziata nel 2003 quando è diventato presidente della sezione giovanile della Csu (Unione Cristiano-sociale), il partito gemello della Cdu di Angela Merkel in Baviera. Alle elezioni dello stesso anno per il parlamento bavarese, viene eletto, diventando il più giovane deputato di sempre, all’età di 29 anni.

Parlamentare europeo dal 2004

Con il tempo Weber ha scalato con successo i gradini del suo partito, fino a essere eletto per la prima volta al Parlamento Europeo nel 2004 per poi venire riconfermato a Bruxelles in tutte le successive elezioni. Nel corso della sua permanenza all’Europarlamento, è stato membro della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo dal 2004 al 2012 e della commissione per gli affari costituzionali dal 2012 al 2014. Dopo la sua rielezione nel 2009, Weber è diventato vicepresidente del gruppo del Partito popolare europeo al Palrlamento europeo sotto la guida del presidente Joseph Daul. In tale veste, è stato responsabile della definizione della strategia politica e della politica nel settore della giustizia e degli affari interni.

La decisione di candidarsi

Weber presiede il gruppo Ppe dal 2014. Dopo aver annunciato a inizio settembre 2018 la volontà di presentarsi come possibile candidato del suo eurogruppo alle elezioni europee di maggio, Weber con il 72,9% dei voti ha battuto a novembre il finlandese Alex Stubb, esponente di un'ala liberale che assicurava "Mai con Salvini o il premier polacco Kaczynski”. Weber ha promesso un'Europa che metta al centro i valori di libertà, democrazia e difesa dello stato di diritto, citando come contraltare il vicepremier italiano, Marine Le Pen e i populisti polacchi. Poi, però, ha richiamato alla necessità di ascoltarsi tra i vari leader europei, "perché siamo tutti sulla stessa barca e ogni decisione a livello nazionale ha un impatto su tutti gli altri”. Anche Angela Merkel, sua sostenitrice, si è schierata in difesa della coesione europea, sottolineando che "il nazionalismo porta alla guerra" e che sui valori non si negozia.

Gli scenari post voto

L'endorsement della Cancelliera, tuttavia, non faciliterà il lavoro di Weber. E il giorno dopo le elezioni di maggio, il candidato del Ppe sarà probabilmente chiamato a esplorare scenari alternativi a un'alleanza con la sinistra per continuare a guidare le istituzioni europee. Non a caso, tra i sostenitori di Weber per la guida della Commissione c'è anche "l'impresentabile" Viktor Orban (CHI È), che appena pochi mesi fa l'Ue ha sanzionato per violazioni dello stato di diritto. Lo stesso Weber, pur adeguandosi alla scelta delle sanzioni, non ha mai isolato il premier ungherese. "Dobbiamo lottare con tutti nostri mezzi contro il terrorismo non lasciando spazio agli egoismi nazionali", ha spiegato Weber, proponendo una ricetta che metta al primo posto il lavoro, la sicurezza e lo stop all'immigrazione illegale. L'Europa deve diventare di "tutti i cittadini, per proteggerli e fare in modo che si sentano a casa", soprattutto "ascoltando la gente e sentendo le loro preoccupazioni", ha aggiunto, invocando poi un'Europa dialogante ma che difenda "il suo retaggio cristiano".

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