Indipendente ma affiliato ai Dem, si autodefinisce socialista ed è l’anima dell’ala più a sinistra del partito. Dopo aver perso le primarie nel 2016 contro Hillary Clinton, ci riprova nel 2020 ma abbandona la corsa lasciando via libera alla candidatura di Joe Biden
Il “vecchio” Bernie Sanders, come lo chiamano affettuosamente gli amici e maliziosamente i detrattori, ci ha riprovato. A 78 anni il senatore “socialista”, come lui stesso ama definirsi, ha tentato di nuovo la corsa alla Casa Bianca, per finire quello che ha iniziato nel 2016, quando il suo sogno condiviso da milioni di americani e milioni di giovani si infranse contro Hillary Clinton, appoggiata dall'establishment del partito. Un sogno destinato a rimanere tale, dopo l'annuncio della sospensione della propria campagna per le Presidenziali 2020, che spiana la strada alla candidatura per i Dem dell'ex vicepresidente Joe Biden. Indipendente ma affiliato al partito democratico, Bernie Sanders da anni è l’anima dell’ala più a sinistra dei dem, con il suo credo politico che si basa sulla ridistribuzioni dei redditi, su un convinto pacifismo e ambientalismo oltre al pieno supporto alle campagne in difesa dei diritti civili.
L’infanzia e il trasferimento nel Vermont
Bernard “Bernie” Sanders è nato a Brooklyn da una famiglia ebraica immigrata negli Usa negli anni ’20 dalla Polonia. Nel giro di due anni, tra il 1960 e il 1962, ha perso entrambi i genitori. E' riuscito comunque a terminare gli studi all’Università di Chicago, dove si è laureato in scienze politiche. Dopo la laurea Sanders ha trascorso alcuni mesi nel kibbutz israeliano di Sha'ar HaAmakim per poi fare ritorno a New York dove ha lavorato come collaboratore sanitario in un ospedale psichiatrico, ma ha fatto anche l'assistente sociale ed il falegname. Cambia vita nel 1968 quando decide di abbandonare la città per trasferirsi a Stannard, un villaggio di 90 abitanti nel Vermont, che diventa la sua patria adottiva: qui infatti ha passato la gioventù tra le comunità hippie e si è distinto come attivista nella lotta per i diritti civili, con un forte impegno in particolare contro la guerra in Vietnam.
La carriera politica
La carriera politica vera e propria per Sanders, però, è cominciata nel 1971, quando si è iscritto al Liberty Union Party, una formazione di ispirazione socialista. Ma è solo nel 1980 che ottiene la sua prima vera vittoria politica diventando sindaco di Burlington, il più grande centro del Vermont, nonché la città dove attualmente risiede. Alla prima elezione comunale (vinta con soli dieci voti di scarto) sono poi seguiti altri tre mandati biennali. Terminato il mandato di sindaco nel 1989, due anni dopo Sanders fa il primo ingresso nella Camera dei rappresentanti di cui sarà una presenza ininterrotta dal ’91 fina al 2007 anno in cui diventa senatore per lo Stato del Vermont, carica che detiene ancora oggi.
Le primarie perse contro Hillary Clinton
Nell’aprile 2015, il senatore si candida alle primarie del Partito Democratico per le elezioni presidenziali del 2016. Pur essendo un outsider, Sanders si rivela fin dalle prime fasi della campagna una seria minaccia alla corsa, fino ad allora solitaria o quasi, della favorita Hillary Clinton. Alla fine, viene sconfitto, vincendo però 23 delle 57 elezioni primarie e raccogliendo quasi il 40% delle preferenze. Un risultato impensabile fino a pochi mesi prima.
La “rivoluzione della politica”
Ma dopo la sua entusiasmante campagna e la sconfitta della ex first lady per mano di Donald Trump nulla è più uguale a prima. La “rivoluzione della politica” invocata dal senatore è andata avanti e l'ala più radicale e progressista dello schieramento Dem ha oramai un peso e un seguito difficile da sottovalutare. Come del resto hanno insegnato le elezioni di metà mandato del novembre 2018, con il trionfo di tanti giovani eredi di Sanders a partire dall'astro nascente della sinistra americana Alexandra Ocasio-Cortez, newyorchese come il suo padrino politico. Nel 2018 Sanders annuncia nuovamente la sua candidatura alle primarie.
Il programma di Sanders
Sanders stesso, in un’intervista rilasciata al Washington Post nel 2015, si definisce un “socialista” convinto che “la società potrebbe essere profondamente diversa”. Paladino della working class e fiero critico di Wall Street, la sua agenda politica è considerata da molti democratici e repubblicani populista ed estremista. I suoi cardini sono l'assistenza sanitaria garantita a tutti gli anziani, l'aumento del salario minimo ad almeno 15 dollari l’ora, l'università pubblica gratuita, più tasse sui ricchi e sulle multinazionali, 'prezzo politico' per i farmaci e lotta senza quartiere ai cambiamenti climatici.
La sospensione della campagna per le Primarie
Dopo una campagna il cui slancio iniziale poteva far credere in una sua possibile conquista della candidatura democratica alle Presidenziali 2020, Sanders perde progressivamente terreno nei confronti di Joe Biden, che può contare man mano nel sostegno di diversi altri candidati alle Primarie che si sono ritirati e hanno annunciato il loro endorsement per lui. Il senatore del Vermont conquista Stati importanti come la California ma perde in molti altri, e così l'8 aprile 2020 annuncia la sospensione della propria campagna per le primarie, lasciando quindi campo libero alla candidatura di Joe Biden.