Perché il 2025 è stato l'anno dei dietrofront per l'Europa?

“Stop ragazzi, dietrofront, abbiamo imboccato la strada sbagliata!”. Il 2025 si può dire che è stato l’anno del cambio di direzione per l’Europa. Tutto ciò a cui si era lavorato negli anni scorsi, in particolare tra il 2019 e il 2024 è stato messo in discussione. Gli obiettivi climatici, quelli di sostenibilità, le regole per il rispetto degli standard sociali, quelle per la protezione dei consumatori sulle piattaforme digitali, e molto altro sono state giudicate troppe, troppo onerose, impopolari e, più che altro, dannose per essere competitivi al livello globale. Non si mette in discussione la bontà delle ragioni che le hanno ispirate, quella degli obiettivi che si volevano raggiungere, il fatto che sostanzialmente queste regole erano pensate per difendere i principali valori su cui è fondata l’Europa. Ma si è capito che l’iper-regolamentazione strozzava l’economia, lo sviluppo e la ricerca e si è iniziato a cercare di metterci una pezza. Certo può sorprendere vedere la stessa espressione e la stessa faccia, quelle di Ursula von der Leyen, nel 2019 dichiarare con entusiasmo: “Il green deal è il momento Uomo sulla Luna per l’Europa” e nel 2025 annunciare soddisfatta una serie di nuove regole per la sostenibilità che, in molti dicono, di fatto smantellano o snaturano il patto per un’Europa verde. In questi anni però sono successe molte cose, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, dal disimpegno americano alla continua minaccia russa, dall’esplosione delle tecnologie di intelligenza artificiale alla scelta di rendersi progressivamente indipendenti dal punto di vista energetico. Era inevitabile quindi che qualcosa dovesse cambiare. I critici speso citano il vecchio cancelliere tedesco Helmut Kohl, che preferiva la certezza di una regola non perfetta all’incertezza delle leggi che mutano in continuazione. Ed in effetti, specialmente nel settore privato, in molti lamentano un improvviso cambio di regole che ha reso vano il lavoro di anni per adeguarsi ad una normativa precedente. D’altra parte, se la Commissione europea non avesse cambiato direzione sarebbe probabilmente stata oggetto di critiche molto più feroci. Ma cosa è cambiato sostanzialmente? Possiamo individuare 5 regole generali su cui l’Unione Europea ha deciso di cambiare strada con tre obiettivi principali: ridurre di almeno un quarto gli oneri amministrativi per tutte le aziende, salvare settori industriali in crisi e rilanciare lo sviluppo tecnologico. La prima. Rinvio di due anni di moltissimi obblighi di rendicontazione delle imprese che dovevano riferire in complicatissimi e lunghissimi report i loro standard di sostenibilità ambientale e sociale. Non solo ma è stata alzata la soglia di grandezza delle aziende che devono rispettare questi limiti. Secondo. Sono state allentate e semplificate le norme sulle emissioni industriali, sull’economia circolare e quelle per le valutazioni di impatto ambientale. In terzo luogo, è stata proposta l’eliminazione del divieto assoluto di commercializzare nuovi veicoli a combustibile dal 2035, il 10% di questi potranno continuare ad andare a benzina utilizzando altri carburanti tra cui i bio fuel prima vietati. Quindi sono state semplificate anche le regole per le aziende digitali che ora dovranno spendere meno per essere considerate conformi e rispettose della privacy e della sicurezza dei cittadini. E per finire è stato deciso di esentare dal rispetto di tutta una serie di procedure ammnistrative che rallentavano e complicavano il loro commercio il 90% delle imprese europee che importano dall’estero prodotti ad alto contenuto di carbonio. C’è chi sostiene che ciò non basti. Ad esempio, il cambio sul divieto delle auto a benzina dal 2035 è giudicato insufficiente a salvare il settore automobilistico che fatica a sostenere la concorrenza cinese. Sul fronte opposto c’è chi denuncia un tradimento degli obiettivi principali dell’Unione Europea e un serio pericolo ambientale per le generazioni future. Politicamente è innegabile che le proposte e le scelte di questa nuova Commissione Europea sono state ultimamente sostenute dai partiti di centro e di destra e abbiano lasciato scontente le forze di sinistra che avevano votato il secondo mandato di von der Leyen. Ma da una Bruxelles che giustamente spesso è accusata di procedere distante dalla realtà e dai problemi reali, indifferente alle istanze dei cittadini e delle imprese, almeno quest’anno possiamo dirvi che il messaggio è stato recepito. Quanto l’Europa sarà in grado di cambiare realmente è difficile da prevedere, ma certamente qualcosa si sta muovendo.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Perché il 2025 è stato l'anno dei dietrofront per l'Europa?

Renato Coen